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Ambiente

Arte e sostenibilità, come la bellezza può aiutare la Terra

Da valore estetico a valore etico, sociale ed economico. Ecco il percorso che l’Arte sempre di più può e deve compiere per arricchire la qualità e la sensibilità del nostro vivere. A mano a mano che la cultura assume maggiore responsabilità sociale, settori creativi come l’architettura, la scultura e tutte le altre forme d’arte avvertono vieppiù un compito specifico: sensibilizzare le comunità e plasmare le coscienze. In questo preciso momento storico come mai prima i protagonisti dell’arte vogliono partecipare al più che mai attuale dibattito sulla sostenibilità per contribuire  a disegnare il migliore dei futuri nella consapevolezza che solo tutti insieme possiamo migliorare e salvare l’ambiente, anche con  la forza dell’Arte. E questo a maggior ragione per l’Italia ,vera superpotenza della cultura che ha illuminato per secoli il pianeta con Arte. Occorre  quindi passare da categorie intellettuali cristallizzate su parametri puramente di concretezza e valorizzazione economica ad accezioni ed estensioni mentali con cui si possa veramente elevare il Valore del nostro fare ed essere.  Se è vero che con gli interventi europei (primo fra tutti il PNR) gli obiettivi del Green, dell’Ambiente e della Sostenibilità in generale sono obiettivi primari tenuti in grande considerazione  è pure innegabile che l’elaborazione di progetti di miglioramento prossimi futuri non accoglie, come potrebbe, contributi altri ritenuti tradizionalmente lontani ed “inutili”.  Contributi che invece possono essere fortemente complementari e migliorativi: più estetica, più cultura, più creatività; in una parola, più Arte. Questa la chiave di successo per migliorare il livello qualitativo del nostro lavoro e della nostra vita.  Partendo dalla consapevolezza che a fronte di musei saturi, con opere d’arte esposte al pubblico solo per il 10 per cento del loro portfolio occorra offrire sempre nuovi spazi alla esposizione e presentazione delle opere dell’Arte, spazi anche inediti, nelle case dei privati, negli studi degli artisti, in

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Ambiente

Verso un’Italia ecologista, Cucchiara (EV): a quali modelli di città green pensiamo

Nel Consiglio comunale di Milano c’è anche la formazione politica “Europa Verde” che ha portato avanti diverse proposte per rendere Milano una città capace di affrontare un futuro ecosostenibile. Abbiamo parlato di questi temi con la rappresentante Francesca Cucchiara. Quali politiche verdi sta attuando l’amministrazione Sala a Milano? Partirei dalla mobilità. Sono stati resi disponibili 732 milioni per allungare le linee delle metro, consideriamo che a Milano entrano tra le 600mila e le 800mila auto e quindi quello è un modo per consentire di utilizzare i mezzi pubblici alle persone che vengono da fuori,  e avrebbe sicuramente un impatto significativo sulla città. Un altro aspetto positivo è il fatto che è possibile acquistare 350 nuovi autobus elettrici oppure a idrogeno e anche questo è una misura che incrementa la produttività del servizio pubblico e lo rende più sostenibile. C’è un progetto poi che prevede la realizzazione di 750 chilometri di piste ciclabili a Milano e nell’hinterland, la prima tappa dovrebbe essere operativa per il 2022, che dovrebbe unire Milano allo scalo Segrate. A tal proposito, quali modelli green di città state utilizzando nello specifico? Ci stiamo ispirando alle capitali nordeuropee. Ogni città ha le sue peculiarità, le sue caratteristiche sulla mobilità e si possono trovare anche diverse best practices che sono meno popolari in altri contesti. Sta anche a noi che abbiamo una familiarità maggiore con l’Europa essere bravi anche a creare delle connessioni con altre amministrazioni locali. Dico questo perché, ad esempio, recentemente a Marsiglia c’è stato il Summit of Regions and Cities ed è stata un’ottima occasione per confrontarsi un po’ con altri amministratori locali. Ci sono modelli dai quali si può attingere e sui quali è possibile lavorare in networking. Lavorate quindi in sinergia anche con altri comuni e con altre città per garantire un modello sostenibile?

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Ambiente

Intervista a tutto campo al presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani

Tra i temi affrontati: L’educazione stradale andrebbe resa obbligatoria nelle scuole. Nel decennio 2010-2020 gli incidenti stradali gravi sono diminuiti del 40 per cento. Le sanzioni severe possono avere un effetto deterrente ma la via maestra è una forte educazione e una più matura coscienza di chi guida, nel rispetto della vita delle persone. Il fenomeno dei monopattini sta diventando allarmante, andrebbe regolamentato a cominciare dall’obbligo del casco. Le campagne dell’Aci. La bella tradizione delle auto storiche. Entro 5-10 anni forte aumento delle auto elettriche nei centri urbani.

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Ambiente

Ucraina, tra le vittime c’è anche l’ambiente

La guerra tra Russia e Ucraina, scoppiata improvvisamente e di cui ancora non è possibile prevedere una soluzione pacifica ha riproposto, oltre alle immagini di morte, distruzione, disperazione e file di profughi alla ricerca di una speranza di vita, un problema molto serio, quello dei danni a un eco sistema che saranno molto difficili da riparare in breve tempo. Accanto a questa guerra se ne sta combattendo un’altra che vede nel mirino delle truppe la biodiversità, i fiumi, i terreni coltivati, gli alberi, gli animali. Gli esperti hanno provato a fare delle stime dei danni che gli interventi militari hanno finora provocato all’ambiente e alle persone. Per ora si può parlare soltanto delle emissioni nocive provocate dal movimento delle truppe con camion, carrarmati e velivoli a reazione che, è noto, provocano senza dubbio inquinamento atmosferico. L’Ucraina può contare su oltre 70 mila specie tra animali e vegetali e, tra queste, se ne contano quasi 1500 protette. Ai piedi dei monti Carpazi finora ancora lontani dal centro degli scontri, c’è un continuo flusso di profughi che rischia di far saltare delicati equilibri. La guerra, insomma, mette a rischio una enorme ricchezza dal punto di vista ambientale. Un terzo circa del territorio ucraino è formato da foreste, paludi, steppe che secondo quanto denunciato dal ministro dell’ambiente hanno subito negli ultimi anni sversamento di tonnellate di fosfati nel fiume Dnipro, proveniente da scarti industriali. A causa del conflitto bellico si prevede lo sviluppo di incendi che andranno ad aggiungere danno al danno. L’Ucraina, inoltre, ha numerosi reattori nucleari ed è la prima volta che scoppia una guerra su un terreno con tante centrali. C’è il rischio che durante i combattimenti anche se non intenzionalmente possa essere colpito uno di questi impianti come è già avvenuto con la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Risulta anche

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Ambiente

Qatar, un partner energetico da conoscere meglio, parla l’esperta Andreea Stroe

Le sanzioni alla Russia impongono all’Europa e all’Italia di trovare alternative per quanto riguarda le forniture di energia. Gli occhi sono puntati già da qualche tempo sul Qatar, con il quale esistono già da qualche anno relazioni solide. Abbiamo discusso delle future strategie e della partnership con Andreea Stroe, esperta delle relazioni tra Qatar e Italia.    Perché l’Italia punterà sul Qatar per l’energia? La domanda principale, e per molti versi la più preoccupante, che l’Italia si pone dall’inizio della crisi tra l’Ucraina e la Russia è: e se la Russia chiude i rubinetti del gas da dove prendiamo quel 38,2 %  di gas naturale preveniente dalla Russia?  L’Italia prende gas naturale principalmente dalla Russia, a  seguire dall’Algeria (27,8%), dall’ Azerbaijan (9,5%),  dalla Libia (4,2%) e dal Nord Europa (cioè Norvegia e Olanda, al 2,9%). Ma anche l’Italia produce gas, sia pure meno del passato La produzione interna italiana ricopre solamente il 4,4%.  Nello stesso tempo l’Italia importa il Gas Naturale Liquefatto (GNL) per una percentuale di 13,1%.  È proprio a causa della dipendenza dal gas russo che l’Italia ha iniziato un percorso che punta a ridurre la dipendenza dal gas proveniente dalla Federazione russa, e in questo quadro il Qatar avrà un ruolo cruciale tenendo conto che è uno dei maggiori esportatori di gas naturale liquefatto al mondo. Oltre a detenere il più grande giacimento di gas al mondo, North Stream, il Qatar si è riconfermato negli ultimi anni essere il maggior esportatore di GNL e un affidabile esportatore.   Da Doha arriva il 10% del Gas naturale importato dall’Italia e Draghi vorrebbe aumentare la percentuale per diversificare le fonti di approvvigionamento minacciate dalle tensioni con Mosca. Il Qatar, infatti, è il primo fornitore di gas naturale liquefatto, trasportato via nave per poi essere “rigassificato” a Rovigo, nel terminale di Adriatic

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