È giusto, ovviamente, che il governo dica la sua su chi deve rappresentarlo nell’impresa di Stato, ma è giusto pure che la scelta cada su personalità all’altezza. Insomma: un pizzico di merito confuciano, due terzi di criterio Bernabei, una spruzzatina di Cencelli. Shakerato, non mescolato. Come piaceva a James Bond.La presidente può farsi protagonista di una nuova stagione, capace di valorizzare il merito e la competenza.
La nuova legislatura, la XIX, iniziata nell’ottobre del 2022 è quella che ha fatto registrare, nella serie storica considerata, il numero più alto di laureati nelle assemblee legislative: il 76% alla Camera e il 75% al Senato
Gli ultimi mesi del 2022 ci hanno raccontato di un’irruzione dei riti di commiato nella scena della vita, una irruzione clamorosa, barocca, dalle atmosfere antiche, che ha coinvolto l’opinione pubblica mondiale con la scomparsa di tre “sovrani” globali: la Regina Elisabetta, Pelé, Benedetto XVI.
«Sentinella, a che punto è la notte?». La sentinella risponde: «Viene la mattina, e viene anche la notte» (Isaia 21, 11-12) La citazione è alta, forse troppo per uno scritto sbilenco come questo, ma forse non sta male in questi giorni che spingerebbero verso bilanci e spiritualità. Anzi va proprio bene perché parla di un’incertezza. È di Isaia, uno dei quattro maggiori profeti ebrei, che, a una domanda precisa dichiara la sua inadeguatezza. Ma lascia comunque una verità: non sa quando, ma la notte finirà, così come finisce il giorno. Eduardo avrebbe detto, diversi secoli dopo “ha da passà ‘a nuttata”, nella Napoli Milionaria del 1945. Ma, se volete scivolare ancora di più nel pop, il concetto furoreggiò nelle inconsapevoli ugole degli italiani anni ’60 che ricantavano il ritornello de “il Mondo” di Jimmy Fontana: “la notte segue sempre il giorno ed il giorno verrà”. Di che notte stiamo parlando dovrebbe essere chiaro: la notte della politica che annuncia nell’indistinto dello scuro che trionfa, qualcosa di fantasmatico che minaccia la democrazia. Agli appassionati cultori lasceremmo qualche indizio, cominciando dalla qualità delle classi politiche dirigenti- e non parliamo soltanto del caso Italia, che pure di suo è abbastanza eloquente- nelle liberaldemocrazie: c’è forse qualcuno che pensa davvero che circoli nel mondo occidentale qualcosa di paragonabile ai Kohl e alle Merkel, alle Thatcher o ai Blair, ai Giscard d’Estaing o ai Mitterrand o ai Barack Obama di qualche anno fa? E che dire dell’incremento delle autocrazie- quando non si tratta di dittature schiettamente identificate- conclamate e no che ormai supera il 60% del mondo? E che dire del declino dei Parlamenti, sempre più inginocchiati ai governi, e dei Governi, sempre più prostrati alla finanza internazionale, e della stessa finanza internazionale, sempre più nelle mani degli Over The Top, i padroni dell’economia digitale
La politica italiana contemporanea non ha una tradizione da prima pagina nella narrazione che ne fa la stampa internazionale. In genere le dinamiche della dialettica tra partiti in Italia, così come quelle dell’arco temporale di durata dei governi, quando sono citate vengono relegate nelle pagine interne delle grandi testate estere e spesso con toni che nascondono una leggera sprezzatura di rimprovero per l’attitudine al forsennato turnover governativo o per l’andamento bizantino dei riti di avvio dell’esecutivo. Più recentemente la sprezzatura ha potuto allargarsi anche all’avvento del neopopulismo che ha riempito di sé le ultime due legislature, ma accadde solo per un po’, visto che lo stesso virus stava devastando la politica di mezzo mondo. Insomma: la stampa internazionale riserva alla politica italiana una considerazione persino minore di quella che viene concessa ad una media potenza che svolge la sua influenza in ambito regionale e non planetario. Una vistosa eccezione a questa regola è stata segnata dall’avvento di Mario Draghi alla guida del governo di fine legislatura, con un rilievo assoluto concesso dai media alla personalità preceduta dal prestigio guadagnato nel mondo della finanza, come presidente della BCE. Si trattò di un investimento nella sua personale reputazione che giovò senza dubbio al Paese da lui rappresentato. Dopo la fine della diciottesima legislatura una nuova evidenza mediatica si è accesa con la vittoria della Destra a guida dell’on. Meloni nelle ultime legislative. Nell’immaginario internazionale il partito guidato dalla giovane leader ha rappresentato l’erede dell’ideologia del Movimento Sociale Italiano, da cui avrebbe tratto anche una parte della simbologia con l’inserzione della “fiamma” nel suo stemma, e il MSI era un partito che non nascondeva i suoi collegamenti nostalgici all’esperienza del fascismo e, in modo particolare, all’ideologia della Repubblica di Salò. A questo registro, infatti, si sono informati i commenti e i reportages dei
Balza agli occhi il dato del turnover senatoriale: “solo” il 47% degli eletti è nuovo di zecca, mentre la maggioranza è rappresentata da facce note, provetti navigatori di legislature coltivate all’ombra del Grande Cooptatore (il capo assoluto). Una ricerca fatta da ricercatori della Facoltà di Scienze politiche dell’Università degli studi internazionali di Roma
Improbabile che escano nomi e cognomi anche perché l’effetto dell’avvertimento è stato già raggiunto. Ora i putiniani in Italia bisognerà cercarli con il lanternino
Il presidenzialismo non sarebbe una bestemmia ma un mutamento radicale di sistema che non si può fare con piccoli interventi chirurgici
Con l’anticiclone sahariano in cielo e le mutande da bagno in mare, l’italiano ha tutto il diritto di non lanciare neanche la solita occhiata sbilenca ai pastoni dei tiggì che fanno girare le facce dei politici sudaticci. Il curioso che volesse dare una sbirciata ogni tanto per tirarsi su il morale, troverebbe un formicaio in alacre attività compilatoria di alleanze e liste elettorali. E se fosse così temerario da metterci anche l’orecchio per far combaciare video con audio, vedrebbe vacillare le sue poche certezze politiche, e potrebbe pensare che, tutto sommato, “un tuffo nell’acqua più blu-niente di più”, come cantava Alberto Radius della Formula Tre, è sempre preferibile. Perché ci sarebbe un po’ di roba da capire sui nastri di partenza della campagna elettorale più strana (e strozzata) della storia repubblicana. Cerchiamo qualche bussola che ci orienti soprattutto nel quadrante del Centro-Sinistra, perché, per quel che si comprende, la Destra, convinta di stravincere, procede per la sua strada lasciando irrisolta solo la designazione del presidente del Consiglio, rinviata a dopo il verdetto elettorale. Nel Centro-Sinistra è più complicato. Intanto il taglio dei parlamentari duole di più quando l’aspettativa non è quella della vittoria e si sa in partenza che si lascerà a terra un po’ di gente, ma questo forse era stato messo nel conto un po’ da tutti quando si è scelto di fare gli “splendidi” seguendo la bava populista del parlamento bonsai. Comunque una cosa è teorizzare, una cosa è vedere l’horror vacui che ti guarda in faccia e ti sghignazza addosso. Ma qui siamo ancora nella psicologia. Andiamo alla politica: molta gente si domanda con quale criterio si fanno gli sposalizi tra le sigle politiche. Cosa ha portato, per esempio Il movimento di Calenda a fare l’intesa con la Bonino o il giovane ministro degli Esteri ex
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