Casa Vespa: fenomenologia di un Highlander

“Chapeau a Bruno Vespa ma non alla politica”

Intorno a Bruno Vespa si enumera ormai una pubblicistica sconfinata. E per lo più densa di ossequio. Quello stesso che ha fatto la cifra del “giornalista dei potenti” per eccellenza, al punto da generare per gemmazione una maschera, quella del Vespone di Striscia la Notizia, interpretata dal bravo Giampaolo Fabrizio, che è essa stessa un monumento di satira urticante all’ italico ossequio.

Che gli vuoi dire a Bruno Vespa, che non è bravo? Lui è un professionista, non si discute, che conosce il mezzo televisivo della tv mainstream- per capirci, Rai 1– come pochi, si rivolge ad un pubblico un po’ âgé, sguazza nelle fasce con massimo ascolto, come la striscia serale di cinque minuti, ma sa accompagnarti alla nanna nelle ore più inoltrate, cosa che fa da ventisette anni con Porta a Porta.

Lui è una holding: scrittore di best sellers, anchorman, vinificatore, hidalgo nelle masserie pugliesi, promotore di eventi, una specie di Ambrosetti, quella del Forum di Cernobbio. Il punto è che Ambrosetti opera nel mercato imponendo la sua professionalità senza potersi giovare del servizio pubblico televisivo. Lui, invece, è il prolungamento umano dell’informazione formato servizio pubblico, il vero spicchio di eternità in un habitat che per definizione è fragilissimo e volatile come il giro di valzer di un governo.

Domandare ai suoi colleghi giornalisti Rai, blasonati e no, please. Ovviamente lui ha solo meriti: propone, predispone, invita. È la politica di cartone, quella che per una comparsata in tv, per un’intervista fatta non dall’originale-troppa grazia-ma anche del Vespone di Striscia, farebbe cose che voi umani neanche immaginate. Figurarsi che farebbe per sedersi nelle candide poltrone dei salotti vespiani di Porta a Porta. Mai che a qualcuno sia mai venuto lo scrupolo di una banale domanda: “mi vado a sedere nella stessa poltrona che ospitò, con gli onori dovuti all’intervistato, personaggi come i virgulti della famiglia Casamonica! Non sarà che mandiamo un messaggio un po’ sbilenco ai telespettatori?” Domande inutili e, alla fine, anche offensive. Quindi che ce le poniamo a fare?

Dunque siamo di fronte ad un monumento nazionale, eretto con materiali eterogenei in cui ci sta tutto: la democristianità ai tempi della DC, la berlusconità nell’età dell’oro del signore di Arcore, una spruzzata di piddismo o come si chiamava al tempo in cui ancora contava, nei giorni di Prodi e D’Alema, perfino un pizzichino di contismo nell’età dell’oro, ormai rammentata a stento, della breve gloria pentastellata; l’essere giorgiano (nel senso di Giorgia Meloni, non in quello dello Stato caucasico e neppure di quello degli USA), nel tempo presente.

Ci sta pure per chi deve raccontare la politica al colto e all’inclita, curando che non una goccia del suo insegnamento venga perduta, e per questo non solo accettando senza iattanze da aristocratico della scrittura, di farsi contrattualizzare come “artista” (e pagare come tale) e non come giornalista, ma addirittura generosamente lavorando a raccogliere in volumoni annuali stille di conoscenza che un po’ tutti i programmi tv si onorano di ospitare partecipando a diffusioni capillari.

Che dire ad uno così bravo? Chapeau, come gli farebbe Loretta Goggi, tanto per restare nel recinto di mamma Rai appena agghindata col vestito nuovo di una governance luccicante di spoils system.

E così il settantanovenne anchorman, giornalista, scrittore, vinificatore, hidalgo eccetera, concepisce un’idea forte privatizzando sostanzialmente il salotto di Porta a Porta con i Forum della sua Masseria in Puglia. Come si fa a mancare ad un invito di Bruno Vespa, peraltro con lauto pranzo a seguire, annaffiato da un Primitivo di Manduria doc riserva 2015 della cantina Vespa, appunto, raccomandato dai più infestanti chef che affollano le tv italiane? Non si può, infatti. E infatti non manca nessuno.

E si può ignorare l’evento se ci va la presidente del Consiglio? No che non si può. E così dirette, interviste, inserti nei TG dell’ora di pranzo e di cena, con al centro la location vespiana, appaiata a quella della capitale tunisina o di Lussemburgo, città del Consiglio Europeo. Un nuovo topos della politica: sede (privata) estiva di Porta a Porta (servizio pubblico).

Chapeau a Vespa ma non alla politica.

Per incidens: masserie vespiste a parte, qualcuno ha fatto caso al fatto che la politica non usa più le sedi proprie del partito per dire cose, accettando qualunque altra tribuna purché non quella di casa sua?

Nei giorni del tripudio della Masseria Il Foglio ospitava a Venezia Moratti, Cingolani, Montezemolo, quel po’ di terra di mezzo residuo, nel suo festival dell’Innovazione, La Repubblica delle Idee riuniva a Bologna la sinistra con Romano Prodi, Landini ed Elly Schlein. Anche il Roma Pride ha fatto da palcoscenico a Elena Boschi, il sindaco Gualtieri, Emma Bonino e, ancora, la segretaria del PD. I partiti forse non ci sono più, ma la presenza è di per sé comunicazione.

 

Pino PisicchioProfessore ordinario di Diritto pubblico comparato. Deputato in varie legislature, già presidente di Commissione, presidente del Gruppo Misto, sottosegretario

 

Storie e personaggi. L’eccentrico barone La Lomia

"Io ho la gioia di credere e penso che la vera nascita sia la morte. Noi siciliani abbiamo il culto Read more

Il Ramadan e la chiusura delle scuole

C’è stato un tempo – se più o meno felice, decida naturalmente il lettore – in cui il primo giorno Read more

Pasqua, la ricorrenza tra parole e gesti

C’è un brano, tra i più significativi del Vangelo, in cui la "parola" del Signore si fa "gesto" carico di Read more

Il Censis fotografa il mondo della Comunicazione

"Mentre rimaniamo per lo più incerti nel soppesare i benefici e i pericoli connessi all’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle nostre vite Read more

Articolo successivo
In una società cosiddetta liquida, c’è ancora spazio per Dio?
Articolo precedente
Maternità surrogata o gestazione per altri: proviamo a vederci chiaro. Il 19 giugno si discute alla Camera su una legge che la vieta con pene severe

Menu