Dopo l’articolo sulla letteratura come antidoto del fanatismo, scritto nella scia di Amoz Oz, ecco un omaggio di Caterina Valchera alla poesia palestinese, con i suoi sogni, i suoi dolori e ideali. Non è un gesto di rituale par condicio, è un anelito e un augurio di pace tra i due popoli, al cui raggiungimento la poesia può dare una forte spinta e alimento.
Con questo titolo, quasi elementare per il sentimento che esprime, sul finire degli anni Ottanta il Manifesto pubblicava un’antologia di poesie e racconti di scrittori palestinesi, cui è seguita l’edizione accresciuta e aggiornata del 2002, con l’Introduzione di Luce d’Eramo. Superfluo spiegare perché in questi giorni ho ripreso in mano…