Elezioni, la variante Ferragnez. Se la coppia scende in campo…
È chiaro che, secondo l’intento di chi ha creato lo sconquasso, un voto sul ciglio dell’estate o giù di lì, è faccenda che può riguardare solo le forze politiche che già ci sono, troncando in radice ogni velleità dei nuovi partiti, dei pezzetti che si vorrebbero mettere insieme ma ancora non hanno capito come, insomma di tutti quelli che avrebbero difficoltà ad intercettare un elettorato distratto e disaffezionato. Quindi i vecchi brand, spazzando l’eventuale concorrenza sul mercato elettorale, pensano di lucrare così il “di più” che il popolo non gli concederebbe mai se andasse a votare in massa. Perché per imporre un nuovo marchio politico occorre tempo e mezzi immani: persino Berlusconi che aveva tv, giornali, mille penetrazioni aziendali sul territorio, e sicuramente non difettava in danari, ebbe bisogno di qualche mese. Chi potrebbe oggi pensare di fare un blitz in una campagna elettorale che partirebbe tra una manciata di giorni pensando di portare a casa un risultato? Solo chi avesse già consolidato una reputazione su un segmento importante del popolo, coltivandone quotidianamente un rapporto capace di proporsi come un’alternativa, magari guardando ad un elettorato giovane e giovanissimo, che in genere si tiene lontano dalla politica. Allora siamo in grado di anticipare una clamorosa discesa in campo: quella di Chiara Ferragni e di Fedez, il marito rapper. 27 milioni di follower sul social di maggiore tendenza, l’aura quasi sacrale di una icona di stile, ma anche di modello di vita familiare preso a riferimento da adolescenti e da ragazzi in età di voto. La prima influencer italiana ha già esondato in area “istituzionale” chiamata dallo Stato per testimoniare la grande bellezza degli Uffizi e poi ha ricevuto la consacrazione definitiva con l’invito della senatrice Segre, testimone ineccepibile di una dolorosa storia personale che racconta degli effetti devastanti dell’intolleranza e della