
Anatomia dei poteri italiani (raccontati da chi li conosce davvero)
“I segreti del Potere” di Luigi Tivelli è una sorta di cartina geografica, viva, dinamica e parlante, del sistema del potere italiano, attraverso le voci dei suoi protagonisti
“I segreti del Potere” di Luigi Tivelli è una sorta di cartina geografica, viva, dinamica e parlante, del sistema del potere italiano, attraverso le voci dei suoi protagonisti
Tra gli obiettivi: superare la divisività e il fazionismo, l’assenteismo, rilanciare un patto sociale e dare un reale riconoscimento al merito
L’Academy annovera il meglio di tutte le culture politiche italiane, pur essendo stata fondata su un nocciolo duro liberaldemocratico e repubblicano. Una riflessione del suo presidente, Luigi Tivelli
Quella dell’ex tycoon è una vittoria contro certe èlites che non sono apparse in grado di capire le esigenze dei ceti popolari. Elon Musk? Si configura come una sorta di catalizzatore del turbopopulismo su basi tecnologiche
Non è che la toppa conclusiva -a dire il vero un po’ in ritardo- messa con la scelta di una persona dignitosa come il nuovo ministro Giuli aggiusti i troppi cocci lasciati sul terreno dalla vicenda Boccia-Sangiuliano conclusasi con le dimissioni del ministro. Basti pensare, che nelle scorse settimane, tanto più in vista del G7 dei prossimi giorni, l’Italia ha avuto l’onore di essere sulle pagine dei giornali di tutto il mondo non come il paese col più grande bacino di cultura, ma come il paese delle Boccia e dei Sangiuliano… Quasi il “Diario notturno” di Flaiano Della vicenda del ministro Sangiuliano si sono occupati e si stanno occupando, specie quanto agli aspetti di colore, costume e quant’altro – anche troppo – i giornali. Basta dire, a questo proposito, che sembra che una mano invisibile abbia voluto pescare da note e racconti brevi del “Diario notturno” di Flaiano, amalgamandoli in uno straordinario racconto o soggetto di film di un redivivo Flaiano, che però va sotto la voce che i giornali femminili chiamano “Vicende di storia vissuta”. Certo, Flaiano non poteva prevedere cosa può avvenire in casi analoghi in presenza dei social e della abilità tattico-strategico-manovriera di una sorta di influencer femminile contemporanea, che fisicamente rinnova quasi, allungandone l’altezza, i fasti di Anita Ekberg. Pertanto, della “Flaianitudine” inconsapevole vissuta dal ministro con la signora il cui cognome, Boccia, richiama quello di una sorta di boccia da bowling tirata contro i fragili ed esili birilli del ministro e dello staff che gli gravitava intorno, i lettori per ora hanno visto la provvisoria conclusione con le tardive, ma onorevoli dimissioni del ministro. Si è diffusa poi nei palazzi del potere, politico e non solo politico, una sorta di allerta: “attenzione al virus delle influencer”. Per il virus dell’influenza abbiamo il vaccino, mentre quelle
Un’analisi degli attuali usi e costumi dell’alta burocrazia ministeriale del Paese, fatta da chi ci ha lavorato per anni
Basta un battito di ali di erede della famiglia Berlusconi per animare il confronto politico italiano ed accendere i riflettori su vizi, virtù e prospettive di Forza Italia. D’altronde, questo è naturale. La Forza Italia che ha ereditato Antonio Tajani è, sostanzialmente, un partito proprietario. In cui, per ragioni patrimoniali e finanziarie la proprietà è della famiglia Berlusconi. Tajani ha intelligentemente puntato a far evolvere questo partito proprietario a partito-organizzazione e partito radicato sul territorio. Ciò che ha permesso di raggiungere, nelle ultime tornate elettorali, quella soglia del 10% e quel superamento della Lega non poco significativi. La visione degli eredi Marina Berlusconi, nei giorni scorsi, aveva suonato la sveglia a Forza Italia invitandola a divenire partito dei diritti civili, essendo nata – fra l’altro – come “partito della libertà”. Ora, l’altro erede Pier Silvio Berlusconi dice che occorre passare dalla posizione di partito “di resistenza” a quella di partito “di sfida”, richiamando l’esigenza di una nuova, più giovane e determinata, classe dirigente per il partito. E se, sostanzialmente, quello apportato dagli eredi di Berlusconi fosse un valore aggiunto utile e opportuno per la Forza Italia di Tajani? E se, forse, in tal modo, offrissero sponde importanti? In Italia, la vera cultura politica, per molti versi, è sfumata e sparita. Magari, qualche “grande vecchio” la conserva nella sua memoria, ed è noto che ad ispirare gli eredi di Berlusconi ci sono figure di “grandi vecchi”. Non solo, anche per ragioni aziendali, Fedele Confalonieri, ma soprattutto Gianni Letta, al quale il senso della vera cultura politica non manca. Letta ha certamente presente il fatto che alla nascita di Forza Italia Berlusconi si volle circondare di alcuni grandi intellettuali del pensiero liberale. E forse ha presente anche quanto pesi la questione della selezione delle classi dirigenti in questo Paese. Forse
Solo ricostruendo la connessione tra paideia e polis, la civiltà occidentale contemporanea potrà rifondarsi nelle forme di un umanesimo moderno. I quattro pilastri della paideia indicati da Jacques Delors
Occorre attuare fino in fondo l’art 49 della Costituzione sulla democraticità interna dei partiti. Quattro proposte per rimettere in movimento la funzionalità democratica del sistema
I popoli che si fanno piccoli nei pensieri, si fanno deboli nelle opere. Purtroppo questa sentenza di Carlo Cattaneo sembra un po’ l’autobiografia dell’ultima fase della vita italiana. Ma il fattore, il lubrificante fondamentale per diffondere il senso della cittadinanza, aiutare a pensare un po’ in grande, è la pedagogia civile. Qual è lo stato della pedagogia civile in questa fase in questo Paese? Chi fa pedagogia civile? La sta facendo, come fa da tempo, per fortuna, ma quasi “Vox clamans in deserto”, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La fa come quando nei giorni scorsi pesca dalla memoria di Giovanni Falcone o anche da quella più recente e un po’ dimenticata del giovane ex presidente del Consiglio Giovanni Goria, cogliendo l’occasione per rilanciare il senso e il ruolo del Parlamento, in una fase in cui quel senso e quel ruolo sono decisamente più rachitici che in altre fasi. Siamo diventati sempre più il Paese degli orazi e dei curiazi, dei troppi settarismi, della troppa divisività. Non a caso, l’Academy Spadolini che presiedo è l’Academy “Per il superamento della divisività e del populismo”. Le sirene del populismo che suonano sia a destra sia a sinistra non sono certo il mezzo migliore per favorire meno settarismi e meno divisività e per alimentare una sana pedagogia civile. Un tempo, chi andava anche ad un comizio di Aldo Moro o di Enrico Berlinguer, o di Pietro Nenni o di Ugo La Malfa e poi di Giovanni Spadolini partecipava ad un sano momento, ad una sana occasione di pedagogia civile. Quale pedagogia civile può uscir fuori dai comizi di quasi tutti i politici di oggi? Non sto qui a fare facile antipolitica, ma a prendere atto di questa situazione. Certo, qualche piccolo passo avanti lo abbiamo fatto. Nel paese del presentismo e
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