Incidenti sul lavoro, Bonanni: s’intervenga sugli appalti, quella è una chiave. Intervista all’ex segretario della Cisl sui temi più urgenti dell’economia

La Cina ha speso 50 miliardi per un progetto leader nel fotovoltaico. La stessa cifra ha speso l’Italia per il reddito di cittadinanza. Mi chiedo quanto lavoro ha prodotto il progetto cinese e quanto il rdc. Sul nucleare si è fatto terrorismo. É trovato un giacimento di petrolio a Cipro, ma nel basso Ionio ce ne sono tanti. Però chi può trivellare ha le mani legate.

Sicurezza sul lavoro, transizione ecologica e reddito di cittadinanza. Tutti temi attuali e discussi in tantissime sedi che costituiscono la base di decisioni politiche che possono condizionare il nostro futuro. Abbiamo parlato di questo ed altro con l’ex segretario della Cisl e docente dell’Unimercatorum Raffaele Bonanni.

I recenti incidenti sul lavoro ci mettono di fronte a un’emergenza sicurezza?

Sì, è una situazione persistente ormai da molti anni. Si dice che le leggi ci sono ed anche le prescrizioni, si dice che bisogna aumentare il numero degli ispettori del lavoro: tutte queste affermazioni sono importanti ma lasciano il tempo che trovano; se non si modifica la situazione che si è sedimentata in Italia difficilmente riusciremo a superare il problema. Si fa finta di non capire che alla base di questo fenomeno ci sono per esempio i criteri di appalti che si usano. Non si capisce perché ci sono meccanismi di gare d’appalto al massimo ribasso: fuggono le imprese serie perché non intendono incorrere o perché non interessate ad appalti fuori luogo e c’è il via libera a quel punto ad imprese malleabili.

Prezzi così stracciati con situazioni di illegalità con rapporto tra la committenza ed impresario comprimono fortemente la qualità dell’opera e mettono a repentaglio sicurezza e salario dei lavoratori. Se noi applichiamo questo criterio ai lavori in concessione di autorizzazione sempre nell’ambito dell’attività che dipende all’attività politica e alle concessioni ci accorgiamo che esistono molte imprese che soggiacciono a questo criterio.

Il governo sta lavorando per un mercato del lavoro più sicuro?

Vedo un dibattito che non vuole affrontare questo tema. Si dice di assumere ispettori ma dobbiamo ricordare che queste figure debbono verificare che la situazione venga rispettata ma se qualcuno ha vinto un appalto in quelle condizioni quanti ispettori serviranno in un cantiere. Il caso delle ferrovie ha fatto notare che ci sono delle situazioni d’informalità che si ripetono costantemente e che possono generare problemi non da poco.

Bisogna rivedere l’intero sistema di affidamento dei lavori per premiare e far passare le imprese strutturate e più in grado di sostenere un lavoro fatto bene e che non siano sotto i soliti listini già citati.  É come se si costruisse una casa senza guardare le fondamenta che sono su una palude.

Come commenta l’abolizione del reddito di cittadinanza?

L’altro ieri leggevo della strategia cinese per diventare leader nel settore del fotovoltaico ed in effetti loro hanno speso 50 miliardi di dollari per mettere su un progetto che li facesse diventare leader. La stessa cifra ha speso l’Italia per il reddito di cittadinanza.

Mi chiedo quanto lavoro ha prodotto in Cina la decisione sul fotovoltaico e quanto ha prodotto in Italia un sistema che paga senza lavorare e mischia giovani capaci di lavorare con persone più avanti con l’età e con reali difficoltà nel trovare lavoro mischiando assistenza ed intervento. La norma permetteva di rifiutare tre volte il lavoro e la terza non si poteva rifiutare a meno che il lavoro non fosse congruo. Bisognerebbe farsi spiegare il significato del vago termine “congruo” dal legislatore. É stata una misura ingiusta, ai ragazzi andava data formazione o la possibilità di permettere un’integrazione efficace. I soldi dei contribuenti andrebbero utilizzati in altro modo più appropriato.

Abbiamo parlato anche di energia pulita. La trasformazione ecologica potrebbe essere una fonte per creare posti di lavoro e diminuire i costi energetici?

Si poteva ottenere da tempo una soluzione al caro energia ma gli italiani sono creduloni e si sono fatti convincere a mantenere uno status quo accomodante piuttosto che lavorare al piano energetico. Chissà perché di fronte alla crisi energetica non si è mai parlato del fatto che un Paese tra i più industrializzati al mondo non ha mai avuto un piano energetico.

Cosa si intende con piano energetico?

Significa guardare alla sicurezza che deriva dal fatto che gli approvvigionamenti siano ottenuti attraverso la propria forza autonoma. Non abbiamo mai voluto scavare pozzi di petrolio e gas nostrani, in altri posti del mondo è una festa…ma in Italia è un lutto proprio perché abbiamo mantenuto lo status quo per le esigenze di produttori di gas e petrolio. Ultimamente si è trovato un giacimento di petrolio a Cipro mentre nel basso Ionio ce ne sono tanti altri…chi può trivellare purtroppo è con le mani legate.

E in merito al nucleare?

Potevamo usare il nucleare che molti Paesi avanzati usano ma si è sempre fatto terrorismo per fermare questa fonte di energia. Si tratta inoltre di un’energia che costa molto meno di quelle fossili. Tutto questo è costato tantissimo alle industrie italiane in termini di inflazioni e crisi energetiche.

La transizione è importante per l’autonomia e come fattore di sviluppo. È chiaro che chi possiede nucleari e risorse riesce non solo ad avere energie a basso costo ma persino a pagarsi un welfare generoso. L’energia riguarda industria, sviluppo, sicurezza ed economia. Se la transizione è usata in questi termini può essere un gran fattore di sviluppo.

Eolico e fotovoltaico bastano o servono anche altre fonti?

Il ruolo di eolico e fotovoltaico è importante ma non basta, abbiamo bisogno di qualcosa di solido perché sono fonti energetiche che non garantiscono continuità. Necessitiamo di energia persistente che può essere preso da fossile e nucleare e per i prossimi anni possiamo convivere dall’energia fossile. Inoltre ci sono problemi burocratici che fanno parte di una cultura della quale siamo molto intrisi.

 

 

Francesco Fatone – Giornalista

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