La perdita di competitività del nostro sistema Paese
Dal 1992 siamo sempre meno competitivi.
In Europa sono molto preoccupati della nostra scarsa competitività, del nostro pesante debito pubblico, di alcune decisioni avviate nel passato in taluni settori strategici (Alitalia, Ilva, Autostrade S.p.A.).
Il dibattito svoltosi all’interno della Commissione ha consentito di compiere un’analisi e di individuare proposte sui seguenti argomenti:
- Debito pubblico
- Utilizzo fondi PNRR
- Rapporti con la UE
Debito Pubblico
Serve poco prevedere una graduale riduzione nel tempo del debito pubblico italiano affidata alle future manovre finanziarie.
Occorre oggi e non nel futuro praticare scelte innovative e coraggiose.
Se è vero come è vero che lo Stato italiano dispone di un patrimonio immobiliare e fungibile che vale almeno tre volte il nostro debito pubblico, allora occorre riprendere il progetto suggerito dal Ministro Prof. Giuseppe Guarino nel 1993-1994 (Governo Ciampi), che consisteva nel costituire un Fondo immobiliare intestatario dell’intero patrimonio statale in grado di emettere obbligazioni che, in quanto garantite, potevano essere facilmente sottoscritte dai risparmiatori italiani.
Ovviamente, essendo passati 30 anni dalla proposta Guarino, occorre aggiornarla anche alla luce del fatto che nel frattempo lo Stato ha ceduto agli Enti Locali parte del suo patrimonio immobiliare.
Così sarebbe offerta ai risparmiatori italiani una opportunità economica in più e lo Stato italiano potrebbe incassare risorse sufficienti a ridurre radicalmente il suo pesantissimo debito pubblico.
Non è superfluo ricordare che l’Italia si colloca al secondo posto nel mondo come capacità di risparmio dei suoi abitanti.
Utilizzo fondi PNRR
Siamo tutti consapevoli che disporre di 209 miliardi di euro tra prestiti e fondo perduto sia un’occasione da non perdere.
Anche per questo gli investimenti del Recovery Fund non possono ignorare i seguenti obiettivi:
- Migliorare la logistica attraverso investimenti in infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali
- Incrementare le infrastrutture logistiche
- Incrementare e migliorare le reti digitali
I fondi messi a disposizione nel Recovery sono imponenti ma le necessità del nostro Paese sono egualmente rilevanti tanto che questi fondi potrebbero risultare importanti ma non sufficienti.
Per questo non dobbiamo escludere la possibilità di ricorrere a forme di cofinanziamento in Project Financing che realizzino un effetto leva sui fondi europei.
Tali fondi – questa è l’idea – potrebbero essere utilizzati come parziale contributo a fondo perduto erogabile a società di progetto a prevalente capitale pubblico (Cassa Depositi e Prestiti) a cui assegnare i principali progetti di implementazione logistica del Paese.
Ogni società di progetto dovrebbe prevedere di finanziare il 50% del fabbisogno per la realizzazione dell’opera con obbligazioni ventennali emessa dalla Cassa Depositi e Prestiti e portanti interesse a premio sul mercato, finanziando con proprio capitale l’ulteriore fabbisogno del 25% e impiegando i contributi UE per il restante 25%.
In questo modo si otterrebbero due risultati:
- Si potrebbero realizzare un numero maggiori di opere
- Si renderebbero attraenti alla finanza privata l’acquisto di obbligazioni a lungo termine
La Società di progetto così finanziata avrebbe il compito di organizzare e gestire l’appalto europeo a cui potranno partecipare le singole società di costruzioni italiane o consorzi di società.
Non sarà lo Stato nelle sue varie articolazioni, ma una Società di Progetto, che è una realtà privata che organizzerà gli appalti europei (che come è noto ubbidiscono primariamente alle direttive europee) e che assegnerà a Società singole o a Consorzi di Società la realizzazione di un’opera strategica che sarà sottoposta alla vigilanza e ai controlli della Commissione Europea.
Recupero della competitività
Per recuperare competitività occorre con decisione avviare le riforme di struttura che ci ha indicato la UE quale condizione per avere i finanziamenti decisi.
La nostra Commissione dovrebbe valutare con grande attenzione gli effetti sul nostro sistema economico dopo l’ingresso nell’EURO.
Occorre approfondire le conseguenze del Patto di Stabilità e il rapporto con il MES (siamo l’unico Paese in Europa che ancora non ha firmato l’accordo sul MES).
Identica attenzione andrà rivolta al rapporto con il Fondo di risoluzione delle Banche in crisi, ai pilastri dell’Unione Bancaria non ancora edificati (la normativa sulla risoluzione) e soprattutto l’assicurazione UE dei depositi bancari.
In più, identica attenzione andrà rivolta all’evoluzione del ruolo delle Fondazioni Bancarie; al contributo che questi Enti possono dare in questa fase di transizione e ai problemi che si presentano per le inadeguatezze del nostro Welfare.
Luigi Grillo – Ex parlamentare, presidente di Commissione, ex questore del Senato, ex Sottosegretario