Il Tribunale Unificato dei Brevetti è ormai una realtà consolidata e l’Italia, grazie ad un sapiente ed incessante lavoro da parte della diplomazia – di concerto con il tavolo tecnico, le Istituzioni, gli ordini professionali e il mondo associativo – è riuscita a portare a casa un grande ed indiscutibile risultato con l’assegnazione di una delle tre Divisioni Centrali, che ha aperto i battenti alcuni giorni fa a Milano. Trattasi di risultato che consolida il giusto ruolo che deve essere riconosciuto al nostro Paese nel mondo della tutela dell’innovazione.
Tuttavia, questo traguardo rappresenta solo il punto di partenza. Il nuovo sistema, infatti, consta di un corpo di regole che deve seguire le esigenze della realtà e, per l’effetto, deve essere migliorato o, meglio, adattato alle esigenze dei tempi.
A un anno dall’entrata in vigore, il primo rilievo che salta agli occhi è quello relativo all’anomala concentrazione di procedimenti pendenti avanti ad alcune Divisioni (quelle tedesche) a discapito di altre. Tale circostanza necessita di una modifica del Trattato Istitutivo del Tribunale Unificato dei Brevetti e delle regole di procedura atta a favorire una equa redistribuzione dei casi per un accesso più ordinato e democratico alla giustizia brevettuale.
Un’altra anomalia è data dal regime linguistico che, al momento, vede l’adozione della lingua tedesca in circa il 46% dei casi*. Ricordiamo, sul punto, come tutte le Divisioni Locali hanno da tempo adottato come seconda lingua l’inglese. Ebbene è necessaria una riforma atta a consolidare tale orientamento favorendo l’adozione dell’inglese, come unica lingua ufficiale afferente ai giudizi intentati avanti la nuova Autorità Giudiziaria.
Da ultimo, il tema costi. Il sistema che si sta rivelando di estrema efficienza e rapidità sta però prendendo una deriva elitaria atteso che i costi appaiono essere proibitivi. Si pensi in proposito alle tasse processuali che in un giudizio di merito vanno da un minimo di undicimila euro e possono in determinati casi superare i trecentomila euro, nonché alle ingenti cauzioni che di tanto in tanto vengono imposte. Al momento è prevista la possibilità, a determinate condizioni, di accedere in tutto o in parte al gratuito patrocinio che, però, appare strumento insufficiente e comunque di natura residuale.
Ora, tale policy di costi è in netta controtendenza rispetto agli investimenti necessari per l’ottenimento del c.d. brevetto europeo con effetto unitario i cui costi di mantenimento in vita appaiono essere fortemente competitivi rispetto a quelli di cui al tradizionale brevetto europeo, ma che, al contempo, pone il titolo unitario automaticamente ed inderogabilmente sotto la giurisdizione del tribunale Unificato dei Brevetti. Tale difformità di trattamento deve essere necessariamente attenuata atteso che l’accesso alla giustizia deve essere garantito a tutti in quanto indispensabile a salvaguardare una equa e giusta concorrenza tra imprese e la barriera dei costi non può e non deve essere un ostacolo per il raggiungimento di tale obiettivo primario.
Il sistema è provvisto di un meccanismo che disciplina la possibilità di modificare il Trattato e le regole di procedura. È lo stesso che ha permesso all’Italia di ottenere la Divisione Centrale. È quindi il momento di aprire un nuovo capitolo di riforme, forti della prestigiosa assegnazione che ci pone tra gli interlocutori più autorevoli.
Antonio Bana – Commissione IP e antitrust. Ordine degli Avvocati di Milano. Tavolo tecnico Tribunale unificato dei brevetti. Camera Avvocati Industrialisti di Milano
*Dato tratto dal documento “Case load of the Court since start of operation in June 2023 update end June 2024” pubblicato sul sito ufficiale del Tribunale Unificato dei Brevetti