Cultura

Una riflessione sul Natale. E sulla lotta tra il Bene e il Male

Solo una riflessione sulle due metà del mondo che abitiamo. Due facce di una sola società civile tentano, invano, di ritrovare unità. Sempre più evidente è la separazione netta fra le cui due parti aleggia un cuscino d’aria che le allontana verso lunghezze e spazi siderali. La gente popola il mondo tra sofferenze e povertà, tra disagi ed incertezze, tra paure ed angosce certe. Lamenti soffocano lentamente intere porzioni di mondi che sprofondano in vertiginosi baratri e le prospettive di Pace o di crescita sono lontane. Le menti pensose sorridono poco, ma poi il tutto si annulla ed è come se avessimo mentito a noi stessi. Ma Natale è di nuovo con noi e noi con lui; siamo nuovamente smarriti tra folle e colori, gettati in un mondo di false emozioni. Di piaceri degli occhi che non passano al cuore. E ancora quella metà del mondo annega in un mare molle e lievemente increspato, si disperde tra flutti corposi e non può gridare il dolore: turberebbe la vita degli altri; una vita che scorre appagata, di gente che crede e non pensa. Crede, ha fiducia in toni e parole che suonano forti, chiari e sicuri e guarda ciò che non vede o forse non c’è. E il disagio si annulla, le tragedie si spengono, i timori si omettono, la povertà si dimentica, la morte è per gli altri, lontani, sfocati. Non si può conciliare il totalmente diverso, né unire ciò che nasce diviso. Due metà si aggirano stanche e sperdute; avevano creduto anch’ esse alle fiabe. Ma le fiabe, suggestive e fantastiche, sono letteratura infantile ed i risvolti non sono realistici: le conclusioni son sempre a buon fine. Nelle fiabe il Bene vince sempre sul Male. Ma qui il male dov’è?   Rita Rucco – Docente- direttrice della collana editoriale

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Società

In nome di Giulia

Forse sbaglierò, ma credo che non si siano mai registrati tanta partecipazione e così tanto manifesto dolore per la fine tragica di una donna, quanto per la morte della giovanissima Giulia.         Il suo viso ancora bambino, i suoi atteggiamenti adolescenti, il suo brillante traguardo di studi, sono entrati nelle nostre case e hanno lasciato un segno. Profondo. Come a sostenere l’ impossibilità di un gesto cruento, bestiale, nei confronti di un’anima così gentile, fragile. Credo mai come ora, discussioni tanto accese, anche se talvolta con cadute di stile per alcuni inutili tratti di ideologismo o per appartenenza politica, continuano a succedersi su testate giornalistiche, trasmissioni televisive, nelle piazze o nelle sedi istituzionali dalle scuole, alle Università, ai luoghi del potere politico. Il tema della violenza sulle donne, portato all’estremo inconcepibile dell’assassinio, ci interessa tutti, ma riguarda soprattutto il mondo maschile, quel mondo che dopo millenni di impostazioni di ruoli definiti, certi, che non si modificavano se non con timidi o intelligenti compromessi vede, da pochi decenni, una mutazione nel rapporto uomo-donna; si registra, infatti, un capovolgimento di funzioni, di capacità e di raggiungimento di obiettivi sociali ed economici che appartengono alle donne e non solo o non più, come in alcuni casi accade, agli uomini. Il terreno di sicurezza, di stabilità che non poneva in discussione equilibri, negli ultimi 50, 60 anni è saltato e il genere maschile non è ancora pronto ad accettare la rivoluzione sociale in atto; una condizione mutata che alimenta vertiginosamente incomprensioni, scontri, violenze per incapacità di gestire un rifiuto o un abbandono. Uomini di ogni classe sociale e di varie appartenenze culturali agiscono violenza nei confronti delle proprie compagne, o ex, e nella maggior parte dei casi vengono definiti dall’esterno educati e impegnati sul lavoro, affidabili padri di famiglia, cortesi nelle

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Cultura

Cara Marta, lettera di una professoressa a una studentessa. Una riflessione sull’Essere, su Uomo-Donna nella giornata dell’8 Marzo

“L`essere donna è un veicolo per l’eternità, in un circolo virtuoso che conduce dall’attimo alla storia, dall’ informe alla forma, dalla potenza all’ atto, dal concreto all’astratto, dal particolare all’universale, dalla non vita alla vita, alla morte, alla vita, dalla idea di uomo/donna all’ altezza dell’Essere donna”

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