Come e perché un premier forte già c’è oggi
Ho appena pubblicato un libro dal titolo “I segreti del Potere. Le voci del Silenzio” (Rai Libri). Una cartina geografica viva del sistema dei poteri nel nostro Paese, che si presenta come un’indagine su luoghi, settori, amministrazioni, enti (tramite la viva voce dei suoi protagonisti) su cui si insedia l’articolato sistema dei poteri italiani. Mi viene però a questo proposito una riflessione. Da molto tempo il potere in questo strano Paese non era così concentrato nella figura del presidente del Consiglio come oggi. A parte il ministro dell’economia Giorgetti, il ministro Fitto che deve guidare l’implementazione del PNRR, o il ministro Crosetto, non è facile trovare concentrazioni di qualche forma di potere in altri ministri. Sembra che tutti abbiano giustamente sacro rispetto (se non in alcuni casi sacro timore…) del primo presidente del Consiglio donna italiano. Chissà se è questa una evidenziazione del fatto che quando una donna assurge al potere lo sa esercitare più e meglio di un uomo. Forse lo stesso sfondamento del tetto di cristallo è il fattore che le attribuisce poteri quasi “straordinari”. La miscela di rispetto e timore verso il presidente del Consiglio, sembra poi diffusa anche in molti ambiti del Deep State, dell’alta amministrazione, delle partecipate pubbliche. Lo stesso Draghi, che pur gestiva il potere un po’ più attraverso il silenzio e la capacità di tenere le distanze, non ha mai assunto poteri del livello di quelli della presidente Meloni, anche perché si confrontava con i cinquestelle come partito di maggioranza relativa. Detto questo la domanda sorge spontanea. Che bisogno c’è di procedere, come da progetto governativo, all’elezione diretta del premier se già un presidente del Consiglio che non dispone di una investitura diretta popolare assume in sé tutti questi poteri? D’altronde, a proposito di donne forti e di potere,