Cultura

“Una storia bella”, quella di San Francesco. La racconta il cardinale Fernando Filoni

“Da giovane sognava di divenire un cavaliere e si immaginava pronto a partire per la Terra Santa. Non lo fu, ma in qualche modo lo divenne in modo diverso: nella carità, nella fraternità, nella pace e nel bene; fu un cavaliere nuovo e rivoluzionario!”. “Fu un Cavaliere di Cristo atipico, che preferiva l’arma della misericordia. Un rovesciamento copernicano che vale ancora oggi e che si allarga, tramite la solidarietà, alla fratellanza e all’incontro senza muri e fili spinati”.

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Cultura

Processo al Cardinale Joseph Zen Ze-kiun di Hong Kong: una testimonianza del cardinale Filoni

L’attuale Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro ha vissuto a Hong Kong oltre otto anni e lì conobbe il porporato sotto processo quando era il Provinciale dei Salesiani. “Il Card. Zen non va condannato. Hong Kong, la Cina e la Chiesa hanno in lui un figlio devoto, di cui non vergognarsi. Questa è testimonianza alla verità”.

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Cultura

Un’Associazione civico – religiosa con a cuore i luoghi dedicati al SS. Crocifisso

Non è usuale che Comuni e Città decidano di costituire un’Associazione “Città del SS. Crocifisso”, di cui ricorre il decennale di fondazione; Cuccaro Vetere, una piccola cittadina del Cilento, ha festeggiato l’evento invitando il Cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro; un evento memorabile per i circa cinquecento abitanti. Qual è il motivo, il perché di questa Associazione che, al tempo stesso è civile e religiosa, e perché appellarsi “Città del SS. Crocifisso”? Lo ha spiegato lo stesso cardinale Filoni ai fedeli del paese cilentano, con un discorso- omelia, nutrito di storia e dottrina, che tra l’altro ricorda come si arrivò alla crocifissione e non alla lapidazione, che invece era la condanna prevista dalla legge ebraica.     Anzitutto mi sembra interessante notare che questa Associazione abbia avuto inizio con l’adesione di undici (11) municipalità, quasi controcorrente in tempi di forte secolarizzazione, che custodiscono tra le “mura” cittadine straordinari monumenti che la pietas civile e religiosa, nel corso dei secoli ha dedicato alla venerazione del SS. Crocifisso e, non di rado, custodiscono anche una Reliquia della S. Croce del Signore; c’è in tutto questo una vera espressione di fede. Oggi l’Associazione raccoglie l’adesione di cinquanta (50) Comuni e Città.  Evidentemente i fedeli e le relative cittadinanze ritengono di custodire un “tesoro” spirituale che include aspetti artistici, culturali e una grande varietà di tradizioni e feste popolari che suscitano anche vivo interesse turistico. Un santuario, una chiesa, un luogo di culto, a volte semplice e sommesso come si nota nei crocicchi di strade e sui muri di tante cittadine, rimandano al Mistero della nostra riconciliazione con Dio avvenuta sulla croce. Questa fede ci porta a capire che cosa sia successo con la Crocifissione di Gesù e perché nella fede cristiana la Croce sia divenuta il potente simbolo di essa, in

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Cultura

Farsi pellegrino

Una testimonianza del cardinale Fernando Filoni al ritorno da un viaggio in Terra Santa. “Il pellegrino che si reca in Terra Santa non tornerà mai a casa come prima, e la sua vita di fede ne verrà coinvolta ogni volta che, leggendo un brano del Vangelo, ricorderà luoghi e panorami”:

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Cultura

Una Pasqua da vivere

“Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi” (Lc 22, 15). Questo sentimento di Gesù di passare la grande festività ebraica con i suoi amici, secondo la consuetudine mosaica, non si è esaurito in quell’ultima cena; anzi è rimasto vivo ed aperto, tanto è vero che Gesù chiede loro di ripetere per sempre quel convivio: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19). Un desiderio che diventa quindi sacramento, cioè un pegno della fede, memoriale del Signore, un atto sacro e efficace per la grazia che viene donata. Possiamo dire che lo stesso desiderio del Signore, ossia quell’invito a partecipare alla Pasqua, arriva a noi nella ricorrenza liturgica del corrente anno e si estende ovunque nel mondo si celebrerà una Eucaristia. Anche noi, pertanto, siamo invitati ad entrare nella Pasqua del Signore, memoriale della sua passione, morte e risurrezione. Che vuol dire entrare nella Pasqua di Gesù? Per i discepoli c’era un’amicizia con lui, una relazione di lunga frequenza consolidata da un’attrazione fortemente accresciuta nel tempo con dialoghi, da una predicazione nuova, da una peregrinazione durante la quale essi erano stati testimoni di eventi prodigiosi e da una misericordia verso gli ultimi e i malati che sorprendeva e stupiva tutti. Gesù parlava di Dio; e ne parlava come Padre; non gli interessava una religione esclusivista e intollerante. Per Pietro e gli altri, dunque, c’era una ricchezza di legami. Ma per noi? Si tratta di un interrogativo vero, non retorico, serio, tanto più perché entrare nella Pasqua per molti oggi ha un sapore di rito, di un passato, di un evento che esce dalle pagine di una storia lontana, ancor più in un contesto socio-culturale fatto spesso di indifferenza ad ogni sacralità, abituato a bruciare notizie e fatti anche drammatici; in caso di indifferenza, non c’è molto da fare; l’ignoranza invece è superabile con un pizzico

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Cultura

Alla tavola delle diversità. La dignità umana nelle varie culture e zone del mondo

Nel secondo decennio di questo secolo tutti siamo rimasti scioccati da un fenomeno che si è drammaticamente amplificato fino a richiedere politiche internazionali e nazionali di prevenzione e di repressione senza precedenti. Gli attentati suicidi e la relativa retorica, che incitano tanti al «martirio» per colpire istituzioni e persone, si differenziano profondamente da altri atti violenti che in precedenza venivano qualificati come «eroici» o «terroristici» a secondo da qual punto si guardasse. Il coinvolgere poi Dio appartiene al rafforzamento etico-religioso dei teorici della violenza.  In verità, la questione è fortemente antropologica non teologica.  Chi parte da una visione greco-latina, in cui si sottolinea la dignità umana in stretta relazione con la libertà, di cui il soggetto è detentore in sé e che esercita in una polis organizzata, tende sempre a bilanciare l’individuale e il comune. In questo contesto la tradizione biblica ha sviluppato i concetti della dignità in relazione a Dio, essendo l’essere umano, uomo e donna, creato a «Sua» immagine e somiglianza, ma anche di «Popolo di Dio» quale ambito sociale. L’impronta cristiana si appella anch’essa ad una dimensione «superiore» che si è innestata poi nella visione greco-romana.  L’Occidente è debitore a queste radici, e il diritto alla dignità e all’esercizio delle proprie libertà, marcate nel «Patto internazionale dei diritti civili e politici» (1966), non possono più essere impunemente violate, benché così tanto spesso lo siano: si pensi al diritto alla vita, all’eguaglianza, alla manifestazione del pensiero e all’esercizio del credo, compreso  quello religioso. Nel mondo occidentale tutto ciò appare quasi scontato, almeno dal punto di vista teorico. Ma viaggiando per il mondo (Medio Oriente, Asia, Africa, America Latina) in cinquant’anni tra servizio diplomatico per la Santa Sede e attività pastorale, la questione della dignità e delle libertà non mi è parsa così scontata; oggi poi le migrazioni, con

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