Cardinale Filoni: una guerra “insensata” nella culla dell’Evangelizzazione

"Se la pace, tanto e giustamente invocata, non ha come tavolo di trattativa la riconciliazione, è solo fuoco sotto la cenere".

Andare un po’ “a spasso” nella Bibbia, con un po’ di tempo a disposizione, si incontra sempre qualcosa di saggio e di sapiente. E di questi tempi ne abbiamo bisogno!

Riflettendo sui drammatici eventi che scuotono la storia di cui siamo parte, la guerra in Ucraina che in qualche modo ci coinvolge, ci si domanda sul senso di essa. Davanti alla sofferenza, specialmente degli anziani che hanno consumato la loro vita e vedono tutto crollare, delle madri in fuga, delle divisioni familiari, dei giovani senza riferimenti, dei morti abbandonati, delle tombe scoperchiate senza pietà, delle case come alveari vuoti, distrutti, della natura violata da esplosioni e gas micidiali, che cosa dire? 

Papa Francesco, in una recente intervista con riferimento alla sofferenza dei bambini, aveva detto di non avere una risposta. Ed il silenzio può essere sapienziale! Ma questo non significa indifferenza; tanto meno di Dio: “Poiché sono davanti agli occhi del Signore le vie dell’uomo, egli bada a tutti i suoi sentieri. L’empio è preda delle sue iniquità, è tenuto stretto dalle funi del suo peccato. Egli morirà per mancanza d’istruzione, si perderà per la sua grande stoltezza” (Pr 5, 21-23). 

Il senso di queste parole non ha bisogno di essere spiegato. Il brano è preso dal Libro dei Proverbi (in ebraico mishli, cioè «detti») un genere letterario finalizzato all’ammaestramento; attribuito a Salomone, si mette in evidenza l’importanza del testo in sè e l’autorità di un re a cui non difettava la sapienza. 

Papa Francesco usa parole estremamente forti per riferirsi alla guerra; dice che essa è un atto “efferato” (cioè crudele), “drammatico nelle conseguenze”, “insensato”, “bestiale”, “barbaro”, “sacrilego”! Insomma, una “sconfitta”!

Qualcuno mi ha chiesto come mi sentivo di fronte alle scene che le TV ci passano quotidianamente. La mia mente è andata, rivivendo, le atrocità di Colombo tra singalesi e tamil (Sri Lanka, 1983), l’impotenza sotto i bombardamenti di Teheran (1984), le esplosioni di Bagdad (2003), le scene di migliaia di rifugiati scacciati dalla Piana di Ninive (2014), il dramma da genocidio degli Yazidi (2014).

Quasi cinicamente, Qoèlet riconosce che “ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo“, anche per “morire“, per “uccidere“, per la “guerra“; ma dice anche che “vale più la sapienza che le armi da guerra” e che “un solo errore può distruggere un bene immenso” (cfr. Qo 9, 18).

La sapienza che davanti alle morti, ai rifugiati, alle distruzioni sembra venuta meno, ricorda che “i ragionamenti distorti separano da Dio“(Sap 1, 3). Gesù riprenderà questi pensieri per dare una “sua” conclusione. Il detto più eclatante è “amate i vostri nemici” (Mt 5, 44).  Questo è rivoluzionario! O per usare un termine più biblico, “profetico”. 

C’è bisogno di sapienza, di grazia soprannaturale. Ma è anche un giudizio su ogni operato: perché se la pace, tanto e giustamente invocata, non ha come tavolo di trattativa la riconciliazione è solo fuoco che cova sotto la cenere!

Andando «a spasso» per la Bibbia si incontra che la guerra, almeno nei tempi antichi, era un fatto religioso, perché intesa come difesa contro i nemici di Dio; ma Gesù ne cambia la prospettiva, perché la gloria di Dio è l’uomo vivente; lo insegnava anche S. Ireneo di Lione, che Papa Francesco ha di recente proclamato “Dottore della Chiesa”. 

La riconciliazione, il perdono, la misericordia sono le armi spirituali del Nuovo Testamento, che, come dice Benedetto XVI (Deus caritas est), ha per vera novità la figura di Cristo, che dà carne e sangue ai concetti; un realismo inaudito! E di esso ne abbiamo bisogno perché questa guerra “insensata” avviene tra popoli cristiani e addirittura nella culla dell’evangelizzazione dell’antica Rus’ di Kiev.

 

Cardinale Fernando Filoni – Gran Maestro dell’Ordine equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro

 

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