Un’utopia?

Una riflessione sull’attuale situazione in Medio Oriente, fatta dal cardinale Fernando Filoni, che in quelle terre ha lungamente vissuto, conoscendo da vicino i rispettivi popoli. La simpatia della gente, i grandi valori umani ma anche le loro paure ancestrali, e l’odio derivato dall’ambizione di sopraffazione. Cause antiche e cause prossime hanno un peso insopportabile, sia a livello locale, sia internazionale. È necessaria una nuova "Carta" che seppellisca l’odio e la conseguente serie di vendette e di guerra. È utopia?

Travolti dalle notizie provenienti dalla Palestina di violenze inaccettabili e spietate e da reazioni e controreazioni terribili e drammatiche, si resta quasi senza parole.  Perché tutto questo e per di più in una terra cara ad Ebrei, Cristiani e Musulmani? Per tutte e tre le grandi religioni là ebbe inizio e si compì la rivelazione di Dio, il mistero grandioso della vita, della predicazione di Gesù, della sua morte e risurrezione e il viaggio notturno, ultimo, del profeta dell’Islam.

 

 

 

 

Nonostante ciò, sembra che tutto questo passi in second’ordine e che altri sentimenti meno nobili prevalgano.  Sentimenti che provengono da lontano, dalle vicende storiche, da antiche sopraffazioni e rivendicazioni e da diritti considerati esclusivistici, da conquistatori spietati per i quali contava la forza delle armi.

Nella mia vita ho avuto la ventura di vivere in quell’area geografica: ne ho apprezzato le bellezze aride ed essenziali di luoghi eterni, i grandi valori spirituali e umani, la simpatia della gente, ma anche ho conosciuto le loro paure ancestrali sulle quali da sempre soffiano gli interessi molteplici, materiali e culturali, di chi cerca di prevalere sugli altri. Inseguivo sempre il mio desiderio di capire, nei miei contatti con le persone e con lo studio della storia di queste popolazioni così antiche, che cosa rendeva fragile la loro convivenza.

In verità, c’è un odio che nasce dall’ambizione di sopraffazione; ed esso è generato dal diritto rivendicato sulla terra avita, dalla mancanza di rispetto per l’altro, per la sua cultura, per la sua fede e per le sue libertà. Quella Terra Medio-Orientale appartiene a tutti i popoli che la abitano, ma ancor prima appartiene a Dio, che nella feroce diatriba tra tribù, popoli e genti di ogni condizione, sembra essere stato dimenticato, come si dimentica una madre da cui siamo generati e ci si combatte tra fratelli della stessa casa per interessi e gelosie.  Quella terra appartiene prima di tutto a Dio e ciò non è ignoto alle tre grandi religioni che qui ebbero origine; ma in realtà appare il contrario.

L’odio, che è un odio antico, ancestrale, si è sempre alimentato per le sopraffazioni e le ingiustizie: «dal sangue del giusto Abele, fino al sangue di Zaccaria di Berechia (Mt 23, 35), per dirla con Gesù, fino ad oggi.  Le violenza di Hamas e la reazione violenta di Israele che colpiscono le reciproche popolazioni palestinese di Gaza e di Israele, sono al tempo stesso l’inizio e la fine di cerchio o di una spirale senza fine. Tutto inaccettabile! Cause antiche e cause prossime hanno un peso insopportabile, sia a livello locale, sia internazionale.

Poco tempo fa conobbi una donna eccezionale, una Rabbina che vive in Israele, la quale prima di ritornare nel suo Paese mi diede una benedizione, quelle piccole e gentili scritte ricamate su tessuti, da tenere in casa; in riferimento al luogo in cui viene esposta, con un alto significato per provenire da Gerusalemme e dalla Terra Santa, dice: «Che questo luogo sia una casa di pace  e vi risieda; un luogo dove la tranquillità pervada ogni cosa e porti amicizia e felicità; la Benedizione trovi persone su cui rimanere». Riecheggia la Benedizione di Dio data a Mosè (cfr. Nm 6, 23-26).

 

 

 

 

Questi sentimenti appartengono alla Sacra Scrittura e non solo. Dovrebbero pertanto essere parte del bagaglio di Israele e di Palestina, dove i diritti dell’uno e dell’altra ad esistere e a vivere con dignità sono reciprocamente e egualmente riconosciuti da tutti, dove non esiste il diritto dell’uno superiore all’altro, e quanti sono vicini ai due popoli li dovrebbero sostenere e fomentare. Bisogna non far cadere il «Patto di Abramo», che rappresenta un primo passo nella Regione.

La recente storia europea, un continente che per secoli ha visto guerre lunghe e cruente, mostra che è possibile superare le difficoltà se, oltre i diritti di ogni popolo, si riconoscesse un diritto prevalente; oltre il diritto di Israele di esistere e di vivere, oltre il diritto di Palestina di esistere e di vivere, bisogna riconoscere il diritto a non farsi la guerra, il diritto a parlarsi, a risolvere i problemi in modo dialogante e pacifico, il diritto alle culture e alle proprie fedi, il diritto ad avere un parlamento comune oltre le individualità nazionali che sappia far crescere lo sviluppo e la reciproca comprensione.

Il diritto dei bambini israeliani e palestinesi a giocare insieme, dei loro papà a lavorare senza pregiudizio, degli ospedali a curare i malati, delle mamme a sentirsi parte di un’unica “casa”. È necessaria una nuova “Carta” che seppellisca l’odio e la conseguente serie di vendette e di guerra. È utopia?

 

Fernando card. Filoni – Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro

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