Osvaldo Napoli (Azione): Dopo Berlusconi nulla sarà più come prima. Per noi diventa sempre più urgente riformismo liberale ed europeista

Dibattito politico ancora caldo dopo la morte di Silvio Berlusconi. Sul Governo Meloni, ma anche sugli errori del PD, e gli atteggiamenti provocatori di Giuseppe Conte, scende in campo l’ex parlamentare di Forza Italia Osvaldo Napoli, un ex fedelissimo di Berlusconi, oggi protagonista di primissimo piano di Azione.

Diretto come sempre, Osvaldo Napoli, dirigente della Segreteria Nazionale di Azione, è una catapulta: “Sarò un inguaribile conservatore, ma dal 1946 a oggi non ricordo alcun governo che sia stato promotore di una riforma di sistema, come sarebbe il presidenzialismo, visto che essa implica una riscrittura quasi totale della Costituzione tranne forse la prima parte dedicata ai principi”.

La battaglia di Osvaldo Napoli è una battaglia antica, perché nessuno meglio di lui ha difeso in passato il ruolo primario del Parlamento e le prerogative della casa comune degli Italiani. Lo ripete anche questa volta: “Trovo offensivo per il Parlamento che una grande riforma sia o possa essere merce di scambio con la riforma delle autonomie. Sono pronto a scommettere, stando così le cose, che non si caverà un ragno dal buco neppure questa volta. Ci sarà un’ulteriore devoluzione di poteri alle Regioni, e la Lega spaccerà questo come il traguardo dell’autonomia finalmente raggiunto”.

 

 

Onorevole Napoli, entriamo subito in medias res. Secondo un sondaggio di Affari italiani un italiano su due ritiene che dopo la scomparsa di Berlusconi Forza Italia si scoglierà. Cosa ne pensa?

Il vuoto che lascia nel dibattito politico e nel discorso pubblico è solo apparente perché in realtà Berlusconi è oggi un vulcano attivo sotto un quadro politico che ci appare in tutta la sua fragilità.

Per decidere sul futuro del partito è previsto un congresso, e intanto un comitato di reggenza, composto dai capigruppo parlamentari e dal coordinatore?

Nelle ore e nei giorni del cordoglio può sembrare irrispettoso vaticinare sul futuro di Forza Italia. Così non è sembrato ai suoi dirigenti se è vero che il comitato di presidenza si è occupato di nomine e commissariamenti in alcune città. A conferma che la scomparsa di Berlusconi, fondatore e proprietario del partito, ha colto di sorpresa e provocato smarrimento fra i vertici del partito. La giusta enfasi messa nelle celebrazioni pubbliche dell’uomo che è stato protagonista, nel bene e nel male, di una lunga stagione politica costruita attorno alla sua persona divisiva, è la dimostrazione che tutto il quadro politico subirà contraccolpi, anche se al momento è imprevedibile la dimensione e la direzione.

 

 

Quale eredità politica lascia Berlusconi?

Chi vuole misurare con un minimo di giudizio critico il peso avuto dal presidente Berlusconi nella vita pubblica italiana ha materia su cui riflettere vedendo che cosa succede in queste ore. Le divisioni si ripropongono oggi come 29 anni fa, al momento della sua entrata in politica: da santificare o da dannare. Non esistono sfumature nei giudizi dei suoi detrattori come dei suoi ammiratori. Berlusconi ha trasformato l’Italia in una grande curva da stadio, con tifoserie incarognite pronte a darsele e a dirsele. A conferma che il post Berlusconi sarà una fase lunga e non meno complicata da gestire del berlusconismo.

 

 

In particolare, quali intuizioni, quali idee politiche dovrebbero essere portate avanti?

Per noi di Azione diventa sempre più urgente restituire piena cittadinanza alla pratica del riformismo liberale ed europeista: è quello che si attendono da noi gli italiani stanchi delle sirene e degli illusionismi dell’ideologia.

Dopo la scomparsa del padre e del fondatore del centrodestra, quale ruolo secondo lei svolgerà Forza Italia all’interno della coalizione, nel rapporto con gli altri partiti?

Nessuno sa o può vaticinare per quanto Forza Italia potrà sopravvivere al suo fondatore, finanziatore e proprietario. Nessuno all’infuori di Berlusconi ha mai avuto il titolo di ‘presidente di Forza Italia’ e nessuno potrà mai averlo senza che questo sembri un’usurpazione.

E nei confronti del governo?

Senza di lui, destra e sinistra dovranno reinventarsi perché è venuto meno il paradigma del berlusconismo e dell’antiberlusconismo su cui si erano modellati gli schieramenti. Quello che appare inevitabile è la ridefinizione dei confini fra i vari schieramenti: e Forza Italia non ha più la guida a indicare la direzione di marcia.

Berlusconi ha lasciato un’eredità politica ma non ha designato formalmente successori o delfini. Ha però lasciato una classe dirigente, persone impegnate nel governo, nelle regioni, negli enti locali. Che cosa serve per farla crescere ancora ed eventualmente pensare in prospettiva a rinnovarla?

La decisione del governo di ‘usare’ la morte dell’inventore del centrodestra per inondare lo spazio mediatico può rivelarsi la scelta forse più sbagliata che potesse fare. Al pari del cinismo disumano di Giuseppe Conte, assente dai funerali. Se gli estremismi dell’odio come dell’adulazione incondizionata sono la reazione emotiva di queste ore, tutto bene per Meloni. Diverso, invece, se l’onda emotiva e della commozione dovesse tradursi in una cifra politica. Con una frase scontata, ma vera come mai oggi, è certo che nulla sarà più come prima”.

In prospettiva, vede possibile una intesa, una federazione o una fusione tra i tre partiti del centrodestra, o tra fratelli d’Italia e Forza Italia?  Un pdl insomma in nuovo formato.

L’equilibrio bipolare inventato da Berlusconi è destinato a entrare in crisi con la sua scomparsa. Ma per il superamento definitivo di questo assetto trentennale è necessario creare le condizioni che possono venire anche dalla legge elettorale, ma soprattutto la fine del bipolarismo sarà più vicina quando uno dei due schieramenti, o entrambi, prenderanno atto che quella stagione ha portato l’Italia alla stagnazione e al collasso. Le poche concrete realizzazioni di questi decenni si sono avute con i governi sostenuti da maggioranze ampie fuori dagli schieramenti. E su questa circostanza faranno bene a riflettere la presidente Meloni e la segretaria del Pd Schlein.

Dopo la scomparsa di Berlusconi, e le manifestazioni di cordoglio e anche di quella parte di Italiani che non lo amava e lo combattevo, c’è in particolare qualcosa che l’ha colpita? Me ne dica una, in senso negativo.

Il modo peggiore per onorare la memoria del presidente Berlusconi lo ha trovato il ministro Ciriani quando afferma che seppur insostituibile nel centrodestra ‘non cambia nulla’. Come a dire che il post-Berlusconi era iniziato con il voto del 25 settembre e la vittoria di Fratelli d’Italia. Cambia tutto, nel centrodestra e nel centrosinistra, più esattamente nel Pd e in Forza Italia. Il trasferimento di poteri e di rappresentanza da Forza Italia a Fratelli d’Italia è sotto gli occhi di tutti, così pure l’indebolimento dello spirito europeista di quella coalizione dove si rafforza la visione conflittuale con l’Unione europea.

E Conte come lo giudica?

Come ogni pessimo populista, Giuseppe Conte confonde la scenografia con la realtà. Nella bella piazza di Roma non c’è la maggioranza del Paese, quella sta in Parlamento. E ci è arrivata grazie al populismo e alla demagogia proprio di Giuseppe Conte. Passi per Fratoianni, ma mette qualche tristezza vedere il Pd di Elly Schlein risucchiato nel festival dell’estremismo pentastellato su un tema cruciale come il lavoro per il quale Azione ha avanzato proposte concrete a tutela della dignità e dei diritti dei lavoratori.

Come vede invece Elly Shlein?

Sempre più nell’angolo si trovano i riformisti nel Pd. Lo scollamento fra la segretaria e i sindaci sulla riforma dell’abuso d’ufficio è solo l’ultimo atto. Per molti versi ancora più grave sembra a me la sterzata filo-M5S sull’Ucraina con la richiesta di un’iniziativa diplomatica dell’Unione europea, come a dire di una spaccatura nella Nato. Il riformismo è finito nella gabbia dell’ideologia, a destra e a sinistra.

In termini più reali?

Buoni programmi, impostati a realismo e concretezza liberale, e un orizzonte chiaro di valori fondanti come la fedeltà atlantica, l’adesione all’Unione europea, la giustizia sociale, la tutela dei diritti civili: sono i capisaldi su cui si sta costruendo la presenza di un partito come Azione, nato fuori dagli schieramenti di un bipolarismo artificiale, che esiste più come desiderio di qualche leader per essere nei fatti negato nella realtà.

 

 

 

Pino NanoGiornalista- Già capo redattore centrale della Rai

 

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