Assolto dal gup di Roma. Calvario finito per Domenico Arcuri, l’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid, accusato di abuso d’ufficio (fattispecie ora abrogata) nell’ambito dell’inchiesta sulla fornitura di mascherine dalla Cina nella prima fase dell’emergenza pandemica. Per gli altri imputati, circa una decina, che hanno scelto il rito ordinario, il giudice accogliendo la richiesta del Pm ha sollevato la questione di costituzionalità relativa all’attuale formulazione del reato di traffico d’influenze illecite, inviando gli atti alla Consulta.
Corruzione e peculato: già archiviati. Ora l’assoluzione sull’abuso di ufficio
L’inchiesta riguardava l’acquisto di oltre 800 milioni di mascherine, effettuate con l’intermediazione di alcune imprese italiane. Un “affare” che, secondo l’accusa, costò allo Stato 1,25 miliardi di euro. La Guardia di Finanza aveva sequestrato le mascherine provenienti dalla Cina ritenendole “non regolari e addirittura pericolose per la salute”. E la Procura di Roma aveva chiesto una condanna ad 1 anno e 4 mesi. Nei confronti di Arcuri, i pm capitolini, in una prima fase, contestavano anche la corruzione e il peculato, accuse poi archiviate.
Le parole della legale
Immediata la reazione del legale dell’ex Commissario straordinario, Grazia Volo: “Questa sentenza liberatoria arriva con ritardo. Avevo chiesto l’abbreviato il 15 settembre 2023 per ottenere l’assoluzione nel merito. Faticosamente, per via di molti rinvii, sono riuscita a discuterlo il 15 aprile 2024, portando all’attenzione del giudice tutti gli argomenti che dimostravano l’insussistenza dei fatti contestati. Abbiamo lavorato per quasi cinque anni con lealtà e tenacia per difenderci nel processo e non dal processo. Non ho mai invocato una legge salvifica ma sono sempre stata convinta della piena e totale innocenza di Arcuri”.
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