Elon Musk, continua a fare notizia. E che notizia…! Afferma. che un microchip, impiantato in una parte periferica del nostro cervello, potrà permettere di interagire (dialogando) con un computer, abolendo, così, ogni interferenza di manipolazione e risolvendo (intanto) un problema oggi insormontabile per tutti coloro che, affetti da patologia paralizzante, non possono utilizzare dita e mani; una straordinaria invenzione, che in futuro potrà essere trasferita a chiunque la voglia; facendo in prospettiva, una rivoluzione della storia del fare, tramutandolo da un fare, più o meno meccanico, ad un virtuale, che è solo all’inizio di una trasmutazione antropologica; un passaggio dalla forma di fisica, tattile, tradizionale ( che ormai si sta autorelegando ai manuali del passato) ad una quantistica, che è la metafisica del nostro tempo, che è strepitosa da un lato, ma è già archeologia, del futuro sempre più veloce che ci attende e ci sorprende e che sarà sempre più virtuale, fantasmando, ogni “dove” e ogni “cosa”.
Tutto somiglierà più a quello che vediamo nei sogni e che leggiamo nelle leggende mitologiche dei primordi, che non a quanto c’è di consolidato nel nostro senso comune, del qui ed ora. Le stesse nuove teorie dello spazio/tempo, che sono in gran parte incomprensibili, per chi scrive, però non c’è dubbio che siano già entrate nei nostri orologi, che dai nostri polsi e dai nostri tavoli, sono migrati, invadendo ogni luogo, del reale e dell’immaginario ( che in ogni caso, non è la realtà, che è sfuggente come l’orizzonte, imprendibile e irraggiungibile). Tanto che mi viene da dire: “mondo orologio”, timer, cronografo, in scadimento di ogni nostro tempo e di ogni nostro viaggio, sempre più in tempo acronico, tanto che appena siamo partiti, siamo già arrivati e ci viene da ridere quando pensiamo alla nostra infanzia, delle lontane americhe oppure dell’altro mondo australiano. Fra un pò, ci diventeranno familiari le cronache marziane o quelle venusiane e cominceremo a pensare, a come e quando, uscire dal sistema solare. Tutto sta diventando quasimodo e modo, come se il mito delle origini ci seguisse, con i suoi ippogrifi e le sue chimere, le sue salite e discese olimpiche e la storia di Simon Mago e di Apollonio di Tiana, fossero leggibili come cronache del futuro, nei quotidiani online e tablet solo in soft, senza hard, in ologrammi a scatto individuale, del domani prossimo venturo, se non dell’oggi all’ora di cena. Non dobbiamo essere né negazionisti, né integrazionisti, ma prendere atto che la modernità, invenzione del futuro, è in mezzo a noi. Dobbiamo, continuamente, convincerci che la scienza e la tecnica (sempre nuove sempre avveniristiche) entrano nelle nostre vite robottizzandoci, rompendo ogni confine tra materiale e artificiale, così come tra natura e cultura, facendoci diventare, alchemicamente, i continuatori inventivi del Dio creatore, che è quello che siamo stati, siamo e diventeremo. Non si tratta dell’impero Kafkiano di cui parla Toni Negri, ma della sconfinata (e siamo appena agli inizi) via della scienza, senza dogmi, ma con socratica, volontà di sapere.
Francesco Gallo Mazzeo – Professore emerito ABA di Roma. Docente di Linguistica applicata ai nuovi linguaggi multimediali delle arti visive in Pantheon Institute Design & Technology di Roma e Milano