I pittori del futuro si affidano alla scienza: ecco la “new media art”

Uno studio condotto da Chan San To, dell’Università di Okinawa in Giappone, ha analizzato le opere della cosiddetta arte “dendritica” (simile appunto al sistema neurale), la cui maggiore esponente oggi è Akiko Nakayama. La ricerca ha analizzato in dettaglio i vari aspetti legati a questa tecnica artistica: «Perché dovremmo limitare la scienza al solo progresso tecnologico?», ha commentato Chan. È tutto merito della dinamica dei fluidi. Per creare narrazioni visive accattivanti gli artisti sfruttano una tecnica sorprendente: un insieme di miscele di inchiostro e isopropanolo sopra la vernice, così da produrre intricati motivi simili ad alberi.

Analizziamo meglio il fenomeno.

I ricercatori si sono concentrati in particolare sulla meccanica delle goccioline composte da inchiostro e alcol. Queste, dopo l’evaporazione dell’alcool, subiscono varie forze, soprattutto la tensione superficiale. Ovvero le molecole tendono ad andare verso l’esterno della goccia, essendo maggiore l’attrazione scaturita dalla differenza di tensione tra il centro e il margine (effetto Marangoni), generando linee e strisce. Queste formeranno appunto schemi ramificati del tutto simili alla rete neurale, ai rami di alberi o forme lineari precise e simmetriche. «Mi piace esplorare il potenziale di questi fenomeni anche per guidare l’innovazione artistica» continua Chan.

In realtà già artisti del calibro di Jackson Pollock, nei primi anni ’50, avevano attinto alla scienza, soprattutto dei frattali (oggetto geometrico si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse). Oggi però Akiko Nakayama con le sue forme “oniriche” e del tutto innovative ha riscritto questo genere di forma d’arte. Infatti è una pittrice che raffigura la bellezza di trasmettere la metamorfosi energetica. Dà vita al dipinto combinando l’energia del movimento e la vivacità dei colori. Descrive la corrispondenza tra forme utilizzando diversi tipi di liquidi, ciascuno con una caratteristica unica. Le parole di Eliot Fried coautore dello studio spiegano meglio il progetto: «Nel nostro laboratorio riproduciamo e analizziamo queste tecniche artistiche, per capire come le caratteristiche dei fluidi influenzano il risultato finale».

Quando due mondi apparentemente così distanti come la pittura e la scienza si incontrano, possono nascere nuovi modi di osservare entrambi: spiegare i principi che sottendono le opere d’arte, armonizzando la scienza per renderla più accattivante e meno asettica.

 

Elio Nello Meucci 

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