Scienza e guerra, il manifesto di Erice (1982-2023). “Affinché le guerre in corso non fermino il dialogo fra gli scienziati”

Sapete cosa hanno in comune Paul Dirac (padre della teoria atomica), Piotr Kapitza (prime teorie sull’energia atomica) e Antonino Zichichi (studi sulle particelle elementari)? Oltre ad essere premi Nobel e il fisico italiano membro della NATO per la tecnologia di disarmo, sono i firmatari di una “carta” che ha segnato un’epoca.

 

 

 

 

Nel 1982, nella città siciliana, i tre redassero il Manifesto di Erice che prese le distanze dalla guerra fredda e sancì l’indipendenza della scienza da finalità belliche. E a distanza di 40 anni si legge, nell’ addendum pubblicato lo scorso l’11 novembre scorso, l’appello: “affinché le guerre in corso non fermino il dialogo fra gli scienziati, né la cooperazione nella scienza”.

Correva l’11 novembre 1982, e presso la Ettore Majorana Foundation and Center for Scientific Culture, fondato dallo stesso Zichichi, ci fu l’incontro tra i padri del Manifesto di Erice. Ne uscì un programma che già dalle prime righe faceva intuire la forza e la risolutezza con le quali furono pensate e scritte queste parole: “La tecnologia è lo studio di come la potenza dell’uomo può essere aumentata. La tecnologia può avere scopi di pace e di guerra. La scelta […] non è di natura scientifica, ma culturale. La cultura dell’amore produce strumenti di pace. La cultura dell’odio strumenti di guerra”.

La scienza deve porsi come veicolo di pace e di collaborazione tra popoli e tra governi, occorre che la scienza riaffermi l’indipendenza e la neutralità. Le finalità politiche o strumentali che tirano per la manica il camice degli scienziati non devono influire sul dialogo costruttivo tra la scienza, la società civile e quella decisionale.

Inoltre le relazioni internazionali non possono fare a meno del parere del mondo scientifico, perché il fine ultimo è sempre il bene dell’umanità. Ricordandoci che la scienza ci insegna lo studio delle leggi fondamentali della Natura, oggi calpestate anche con il beneplacito di molti Stati. È necessario che, in seno alla stessa comunità scientifica, ormai su basi internazionali, “si sviluppi un nuovo consapevole orientamento” (addendum al Manifesto di Erice 2023).

«Il muro di Berlino non esiste più, ma il manifesto è più che mai attuale», ha affermato Antonino Zichichi. “Non è il progresso scientifico ma la violenza politica ed economica ad essere responsabile della corsa agli armamenti” continua il fisico.

 

 

 

 

Ed oggi il Manifesto di Erice conta più di centomila scienziati.

 

Elio Nello Meucci – Giornalista

 

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