Evento mondano, ma anche evento politico di rilevanza istituzionale. Lo sarà soprattutto per la città di Reggio Calabria. Parliamo oggi della visita ufficiale del Principe Alberto di Monaco in Calabria, tra Reggio Calabria, Gerace, Cittanova e Molochio, alla ricerca della memoria storica della sua famiglia reale, ma soprattutto per raccontare al Sud del Paese la grande mission della sua azione in difesa del mare e dell’ambiente.
Un tour di tre giorni, dal 7 al 9 novembre, seguito pare di capire da una stuolo di giornalisti stranieri curiosi di capire che ci viene a fare il principe Alberto di Monaco tra i ruderi di vecchie case in paesi come Gerace o come Molochio, oggettivamente diversi e distanti anni luce dalla sua Monaco.
La vera scusa ufficiale di questa visita è l’invito ufficiale che l’Università di Reggio Calabria mesi fa aveva fatto recapitare al sovrano e con cui il Rettore dell’Ateneo calabrese Giuseppe Zimbalatti, gli preannunciava il desiderio da parte del suo Campus di volergli conferire una Laurea Honoris Causa in “Scienze forestali ed ambientali”. Notizia questa che il principe Alberto di Monaco, raccontano in molti all’interno del Rettorato dell’Università di Reggio Calabria, avrebbe accolto con grande entusiasmo, anche perché legata alla sua attività filantropica e alle sue battaglie ambientaliste conosciute ormai in ogni parte del mondo.
Fatto sta che qualche giorno fa è stata la stessa Università a confermare la presenza in Calabria del principe Alberto di Monaco che il 7 novembre in Aula Magna ritirerà personalmente la sua nuova pergamena di laurea.
È lo stesso Rettore del Campus reggino che spiega il perché di questa scelta nei riguardi del sovrano di Monaco. “Il conferimento della laurea rappresenta l’esito di un percorso avviato alcuni anni addietro e più volte rinviato a causa dell’emergenza sanitaria. Il principe Alberto II di Monaco rappresenta oggi un punto di riferimento internazionale per le attività promosse ed i programmi sostenuti e finanziati in materia di salvaguardia della natura e dell’ambiente”.
Ma c’è di più nella motivazione formale della Laurea al principe Alberto, e a cui viene conferita la Laurea Honoris Causa, perché “Rilevante e significativo è il suo impegno verso le foreste in generale, e segnatamente verso le attività di ricerca inerenti lo studio, l’analisi, la sperimentazione e la promozione di modelli di gestione sostenibili e orientati alla tutela degli eco-sistemi forestali e alla difesa della biodiversità”.
La storia personale del sovrano è costellata in realtà da avvenimenti eventi ed appuntamenti politici che fanno di lui oggi una icona riconosciuta della politica ambientale in tutto il mondo.
Da sempre, in prima linea nella difesa dell’ambiente.
Già nel 2001, la XXV Commissione per la Scienza del Mediterraneo venne ospitata proprio nel suo principato e gli stati membri, all’unanimità, lo elessero “patrono onorario” della commissione stessa, un riconoscimento che il principe Alberto assunse come viatico per quello che in tema di difesa dell’ambiente avrebbe poi realizzato e immaginato negli anni successivi. Nell’aprile del 2006, fu proprio lui a dirigere una spedizione diretta al Polo nord per porre all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del surriscaldamento globale. E già questo gli valse il tributo e l’ammirazione di tutto il mondo.
Ma già un secolo prima, il suo trisavolo Alberto I di Monaco, era stato il primo principe monegasco ad interessarsi concretamente della difesa dell’ambiente. Sull’esempio di questa straordinaria “visione” di Alberto Primo, nel giugno del 2006 Alberto II decide allora di creare una propria fondazione, la Fondation Prince Albert II de Monaco per la protezione dell’ambiente e lo sviluppo ecosostenibile del territorio, ponendo tra gli obbiettivi principali da perseguire l’attenzione ai cambiamenti climatici, la biodiversità ed il mondo marittimo.
Una pagina del tutto nuova e rivoluzionaria per la famiglia reale dei Grimaldi, il cui nome da questo momento verrà associato non solo alla bellezza quasi dirompente del Principato di Monaco, ma anche alle mille iniziative in sostegno dell’ambiente e della sua salvaguardia.
Un avvenimento dopo l’altro, una catena di eventi e di partecipazioni personali che accrescono il suo carisma da “ambasciatore ambientalista nei cinque continenti”.
Il 2007, con la proclamazione dell’Anno del Delfino da parte delle Nazioni Unite, il principe Alberto viene nominato “padrino internazionale” delle iniziative legate a questo contesto, occasione in cui il Principe spiega senza peli sulla lingua che “L’anno del delfino” gli dà finalmente l’opportunità di sottolineare ancora una volta l’importanza della biodiversità marina. “Con questa iniziativa internazionale -ripete il sovrano- possiamo fare la differenza e salvare questi affascinanti mammiferi marini dal rischio dell’estinzione”.
Il 14 gennaio 2009 la stampa di tutto il mondo racconta nei minimi dettagli la missione del principe Alberto al Polo Sud, insieme all’esploratore sudafricano Mike Horn, scopo della missione era quello di puntare i riflettori del mondo sull’altro emisfero per parlare di cambiamenti climatici e dei rischi ad essi strettamente connessi, materia oggi di grandissima attualità, ma allora non ancora completamente indagata e conosciuta. Alberto di Monaco diventa così il primo sovrano al mondo che abbia mai visitato entrambi i due poli della terra.
Lo ricorderà per tutti il Rettore dell’Università di Palermo, in occasione della visita resa in Sicilia da Alberto II: “Tutti questi viaggi hanno fatto maturare in Sua Altezza Serenissima la consapevolezza che occorreva un progetto ambizioso per rendere il mondo più sano per le future generazioni. Era una questione di tradizione, di eredità, ma soprattutto di impegno personale. Alberto di Monaco si rende però conto che non può fare tutto da solo, ma deve far crescere una coscienza ambientalista in quante più persone possibili, coinvolgendole in un progetto planetario comune, in una sfida che richiede misure urgenti e concrete in risposta alle principali problematiche ambientali della Terra”.
Membro storico e punta di diamante del WWF, oggi il principe Alberto è parte attiva dell‘Institut de paléontologie humaine di Francia, una fondazione i cui sforzi sono consacrati allo studio della preistoria e della paleontologia umana, costituita nel 1910 dal suo trisavolo Alberto I, e proprio grazie a questa realtà ha dato il proprio supporto a ricerche fondamentali compiute sul territorio in Cina, Corea, Georgia, Etiopia e Cantabria, dove Alberto di Monaco si è recato anche personalmente e più volte, accompagnato dal direttore dell’istituto Henry de Lumley.
E quando nel settembre del 2017, si parla per la prima volta del famoso Piano Globale per l’Ambientepresentato dal presidente francese Emmanuel Macron nel contesto della 72ª assemblea generale delle Nazioni Unite, Alberto di Monaco dichiara pubblicamente il suo grande interesse per la bozza del nuovo documento programmati e fa sapere al mondo di voler seguire da vicino lo sviluppo di questo documento e del suo contenuto, “Un accordo universale – dichiara testualmente il Principe Alberto- che riconosce il diritto alle future generazioni di godere di uno sviluppo ecosostenibile”.
Ma c’è di più nel carnet ufficiale del sovrano di Monaco. Dal 2014 il Principe Alberto è anche presidente onorario dell’organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro, tema questo ormai purtroppo strettamente legato alla qualità dell’ambiente e alle mille violenze perpetrate dall’uomo contro foreste coste e mari più in generale.
“La nostra filosofia?”
Sul sito ufficiale della Fondazione che il principe Alberto presiede e sostiene c’è il senso reale di questo suo straordinario impegno umanitario e ambientalista.
“Siamo la Fondazione Principe Alberto II di Monaco, un’organizzazione no-profit globale, organizzazione impegnata a far progredire la salute planetaria per le generazioni presenti e future. Crediamo che il processo di sensibilizzazione sui problemi che affligge il nostro prezioso pianeta stia accelerando. Ora è il momento di agire. Ecco perché la nostra missione è riunire l’umanità per potenziare soluzioni di grande impatto”.
Sembra quasi un manifesto politico internazionale, ma come tale- ci suggeriscono i colleghi giornalisti che da anni seguono l’attività della famiglia reale di Montecarlo- come tale va letto.
“Esistiamo per proteggere e far progredire la salute del nostro pianeta, con particolare attenzione alla biodiversità, al clima, all’oceano e alle risorse idriche. Ci piace pensare a noi stessi e alla nostra comunità globale come “attivisti collaborativi”. Co-creiamo iniziative e supportiamo centinaia di progetti nel nostro amato pianeta”.
Senza veli, senza rete, in piena e assoluta trasparenza, dichiarando a tutto il mondo i propri bilanci e i propri finanziamenti, senza se e senza ma: “Le donazioni che riceviamo ci consentono di lavorare sul campo e ci impegniamo a essere completamente trasparenti sui nostri progressi e sul nostro impatto lungo il percorso. Valutando e formando partnership con leader mondiali, scienziati, ONG, imprese, filantropi e comunità più a rischio, li aiutiamo a costruire un futuro più consapevole. Crediamo che tutti dobbiamo cambiare il nostro rapporto con il pianeta, in modo da poter coesistere in modo responsabile e prospero”.
Quale mission migliore per un sovrano moderno e illuminato come Alberto di Monaco?
“Ognuno di noi – si legge nel documento etico della Fondazione- ha l’opportunità di aiutare a far progredire la Salute Planetaria, vi invitiamo a unirvi a noi nella costruzione della nostra eredità, insieme. Proteggere e far progredire la salute planetaria per le generazioni presenti e future”.
Oggi la Fondazione-spiegano gli studiosi che se ne occupano- ha un budget annuale di almeno 5 milioni di euro, di cui 3,5 destinati alla realizzazione dei progetti e il resto a campagne e interventi di sensibilizzazione per le tre zone di azione prioritaria: il bacino del Mediterraneo, le regioni polari, come testimonianza privilegiata dell’evoluzione del cambiamento climatico, i Paesi africani fortemente colpiti dagli effetti del cambiamento climatico, dalla perdita della biodiversità e dalle minacce alle risorse idriche.
Il risultato finale è davvero esaltante e confortante insieme.
Dall’inizio fino ad oggi, quindi dalla nascita della sua Fondazione fino ad oggi il Principe Alberto ha realizzato momenti di incontro e di riflessione del tutto inimmaginabili primi. Ha cercato di riunire insieme scienziati, leader politici e attori economici e della società civile dietro un obiettivo vitale per il nostro futuro: proteggere l’oceano e la terra. E l’azione a lungo termine della Fondazione “ha portato – riconoscono i massimi esperti del sistema- all’ottenimento di alcune vittorie incoraggianti, sia nella salvaguardia delle specie in via di estinzione che nel miglioramento delle condizioni di vita nelle comunità rurali implementando nuove soluzioni sostenibili ed etiche”.
Che dire di più? Se lo slogan del principe Alberto di Monaco è sempre lo stesso di una volta, e cioè “Combattere il cambiamento climatico e incoraggiare le energie rinnovabili, Salvaguardare la biodiversità, Gestire sempre meglio le risorse idriche e combattere la desertificazione”, e allora viene da pensare che forse una Laurea Honoris Causa in Scienze Forestali per un uomo come lui è anche “riduttiva”, avendo ormai tutti noi a che fare con un sovrano che da anni dedica tutto il suo tempo utile alla difesa dell’ambiente e del clima nel senso più generale della materia.
Ma proprio per questo forse l’Università di Palermo, prima ancora di quella calabrese di Reggio Calabria, il 9 ottobre del 2017 gli aveva conferito un’altra Laurea Honoris Causa, e questa volta in “Ecologia Marina” per il suo grande amore riservato ai mari del mondo.
Nella laudatio, che è la motivazione ufficiale con cui si conferisce una laurea ad honorem, e che il Prof. Antonio Mazzola, Ordinario di Ecologia, tiene davanti al Senato Accademico dell’Ateneo siciliano per il conferimento della Laurea ripete più volte un concetto che è ormai parte integrante della vita personale e pubblica del sovrano di Monaco e che avvicina molto l’impegno di Alberto di Monaco al pensiero ufficiale di Papa Francesco.
“Non è comune riscontrare una così elevata sensibilità ambientale associata al concreto impegno in un Principe, ma questa originalità esercita una grande influenza sull’opinione pubblica. Un Principe che sta tra la gente che si occupa dei problemi dei più poveri ed abbandonati del mondo, un Principe che dà un valore all’ambiente naturale, un Principe che nello stesso tempo parla ai potenti del mondo, che parla a loro da pari, che li fa riflettere sulle scelte, spesso scellerate e miopi, delle loro politiche ambientali, che spesso li convince a collaborare per ridurre le disuguaglianze e a cooperare a progetti che tendono a ridurre le emissioni per limitare l’innalzamento della temperatura, che si occupa di cambiamento climatico, e di protezione di specie a rischio o in via di estinzione. La lotta all’Inequità planetaria, come la definisce Papa Francesco nella sua Laudato sì, è il filo conduttore dei progetti che vengono sostenuti dal Principe”.
E non tutti forse sanno che sulla traccia di queste tematiche Alberto II ha istituito nel Principato un Centro di raccolta dati sull’acidificazione degli oceani presso i Laboratori dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA), iniziative che hanno come tema il Capitale Naturale di questa nostra Terra e cioè l’intero stock di beni naturali (organismi viventi, aria, acqua, suolo e risorse geologiche) che contribuiscono a fornire beni e servizi di valore, diretto e indiretto, per l’umanità e che sono necessari per la sopravvivenza dell’ambiente stesso da cui sono generati (UK Natural Capital Committee).
Così come forse non tutti sanno – ricorda ancora il prof. Antonio Mazzola- che Alberto di Monaco è anche tra i protagonisti dell’Accordo PELAGOS che ha istituito il Santuario dei Mammiferi Marini in Mediterraneo, prima grande area marina protetta internazionale in questo mare e primo santuario dei cetacei dell’emisfero boreale, nel Tirreno settentrionale. Tale accordo siglato da tre Paesi, Francia, Principato di Monaco ed Italia il 25 novembre 1999 a Roma e che dal 2017 ha la sede nel Principato, si colloca nel quadro della Convenzione di Barcellona, e impegna i tre Paesi firmatari a tutelare in tale area i mammiferi marini di ogni specie ed i loro habitat proteggendoli dagli impatti negativi diretti o indiretti delle attività umane.
Da domani, dunque, Alberto di Monaco sarà anche dottore in Scienze Forestali, è il cerchio che si chiude, e per lui è il coronamento ideale di un lungo percorso che lo vede ancora in prima linea nella difesa dell’ambiente e fa di lui in ogni parte del mondo una icona della migliore politica ambientale di questo secolo.
L’Università di Reggio Calabria – questo va detto a chiare lettere- non poteva fare scelta migliore. Alberto di Monaco è davvero un grande testimone del nostro tempo.
Pino Nano – Giornalista, già caporedattore centrale della Rai