L’8 luglio 1977 a Lucera muore un avvocato che aveva messo da parte la professione di tradizione familiare esercitata in uno dei fori più prestigiosi del Meridione per intraprendere nel 1930, con testarda convinzione, il mestiere di bibliotecario dopo avere vinto un concorso. Tale radicale cambio di rotta nella vita di Giambattista Gifuni era stato preceduto da una avviata operosità di pubblicista e di cittadino attivo mai interrotta. Gifuni pubblicò molti libri su questioni di storia patria e artistica (tra i quali Profili e scorci di storia, Napoli, Artigianelli, 1942; L’Arma di Lucera, Lucera, Catapano, 1973; a un anno dalla morte esce l’antologico La fortezza di Lucera e altri scritti, Lucera, Catapano, 1978, a cura di G. Trincucci, curatore anche di Gifuni, Saggi e memorie, Lucera, Catapano, 1992, e di Varietà di cultura storica, letteraria e civile, Lucera, Società di Storia Patria per la Puglia, 2008). Gifuni scrisse saggi, recensioni, profili di uomini illustri (Giovanni Giolitti, Scipio Slataper, Guido Gozzano, Ferdinando Martini) e articoli che meriterebbero uno spoglio inventariale davvero completo, magari da riversare in un database che si rivelerebbe utile non solo per gli studi sulla Capitanata. Gifuni pubblicò gli interventi da pubblicista su giornali locali ed extra regionali, dal “Il Foglietto” di Capitanata a “il Mattino” (dal 1970), da “La Voce” a “Il Nuovo Popolo di Capitanata”, da “Il Corriere padano” all’“Archivio storico pugliese” (dove si firmò con lo pseudonimo di Bibliothecarius) a “La Gazzetta di Puglia” (poi “La Gazzetta del Mezzogiorno”), sulla quale si firmò anche con lo pseudonimo di Mattia Bustini Faggi. Quando Giambattista Gifuni muore, la Civica biblioteca di Lucera (dal 1935 intitolata a Ruggero Bonghi) risulta da lui arricchita da un patrimonio incrementato per tutto il suo mandato, il Museo civico Fiorelli ampliato e migliorato grazie alla sua direzione (dal 1935)