«Nella vita arriva un momento in cui bisogna scegliere se essere Ettore o Achille. Ecco, io scelgo Ettore tutta la vita, quando solleva in braccio Astianatte. Non mi piacciono i vincenti, mi piace chi è capace di fare squadra».
Walter Veltroni racconta partendo da questo spunto i suoi anti-eroi, il commissario Buonvino – poliziotto mite, sensibile, malinconico, uno che preferisce un colpevole in più in libertà e un innocente in meno in galera – e i suoi uomini (e donne) – “i magnifici 7 al contrario”, tra cui un narcolettico e un ipocondriaco. Sgangherati, sulla carta perdenti, eppure capaci di portare fino in fondo un’indagine. E arrestare il colpevole, sia pure con il dispiacere atavico di un essere umano consegnato alle condizioni spesso disumane delle carceri di oggi.
È stato l’ex sindaco di Roma l’ospite dell’ultimo appuntamento di questa edizione di Giallo Limoncello, la rassegna di cene con l’autore condotta dalla giornalista e scrittrice Federica Fantozzi all’Enoteca Trimani di Roma, e di cui lo Studio di comunicazione The Skill è communication partner. Piatto forte del menu letterario: il libro “Buonvino tra amore e morte”, pubblicato da Marsilio. Si capisce già dalla (riuscita) copertina che sarà il caso più difficile per il commissario: una sposa in abito bianco e una macchia di sangue che si allarga sotto il bouquet. Chi ha sparato alla sua amata Veronica nel giorno del matrimonio e soprattutto perché: una vendetta trasversale o un segreto nascosto nel passato della donna?
Politica bandita dalla serata, nonostante Veltroni abbia alle spalle una carriera di primissimo piano – ex vicepremier e ministro dei Beni Culturali, primo segretario del Pd dopo aver vinto le primarie del 2007, direttore dell’Unità quando era un “giornalone” da 150 mila copie – ma tante domande da parte del pubblico sulla sua second life che lo vede autore di saggi e romanzi, regista (il suo ultimo film “Quando” interpretato da Neri Marcoré è ora nelle sale), intervistatore per il Corriere della Sera. Un allontanamento dal “mestiere della politica” ma – racconta lo scrittore – non dai valori che la animano né dai principi alla sua origine.
Cena stavolta ispirata alla cucina romana: supplì e pizza alla mortadella, vignarola, punta di petto alla fornara con patate e cicoria. Cocktail spritz a base di Limoncello Pallini, sponsor della serata, che si è conclusa con cheesecake limone e zenzero al momento del classico firma-copie. Al centro del riflettore di Giallo Limoncello, inevitabilmente, la più recente svolta veltroniana: quattro libri pubblicati dal 2019 a oggi (più due in arrivo), con le indagini di Buonvino su altrettanti delitti commessi ai quattro angoli di Villa Borghese, dal cadavere fucilato sulla porta della ludoteca alla Casina di Raffaello alla vittima trovata all’interno del rettilario.
Con un divertente aneddoto raccontato dall’autore: «Soffro di erpetofobia, la paura dei rettili. Quando ho fatto il sopralluogo i custodi, gentilissimi, insistevano per farmi entrare nella teca dell’anaconda a guardarla più da vicino, e io rispondevo: anche no, anche no…”. Insomma, non sono solo gli attori a “soffrire” per interpretare al meglio un ruolo, tocca anche agli scrittori: “Ma il lavoro preliminare di studio, ricerca e approfondimento sulla storia e sui personaggi è la parte più bella dello scrivere un libro».
E la parte più bella del leggerlo? «Emozionarsi – risponde senza esitare Veltroni – E succede anche al cinema: ci si va per ridere e piangere insieme».
Giovanni Cioffi – Direttore responsabile