Quando si parla di lotta alle mafie non si può oggi non pensare a lui, al nuovo capo della Polizia di Stato, e al ruolo strategico che la Polizia di Stato ha sempre avuto in questa sorta di corrida pazzesca tra guardie ladri. A lui, in particolare, perché Vittorio Pisani è uno di quegli uomini dello Stato che ha sfidato per anni le mafie in questo nostro Paese portando a casa risultati e successi che passeranno alla storia della lotta organizzata del crimine.
È opera sua la demolizione del grande “palazzo criminale” dei casalesi a Napoli e l’arresto del boss più temuto della camorra dopo Cutolo, Andrea Zagaria.
È nel corso della riunione del Consiglio dei ministri di giovedì scorso, che Lamberto Giannini è stato nominato prefetto di Roma e al suo posto Vittorio Pisani è diventato invece il nuovo Capo della Polizia di Stato in Italia. Ma già a luglio del 2019 il Governo Conte lo aveva nominato vicedirettore dell’Aisi, il Servizio Segreto interno, riconoscendogli doto professionali da primo della classe, lui cresciuto e allevato alla scuola di servitori dello Stato come Fernando Masone, Gianni De Gennaro, Antonio Manganelli e Alessandro Pansa.
A Vittorio Pisani e al suo predecessore il premier Giorgia Meloni ha augurato “un grande successo in questo nuovo e delicato incarico, per il quale potranno contare sul pieno sostegno del governo”.
Per la presidente del Consiglio, sia Vittorio Pisani sia Lamberto Giannini sono “due servitori dello Stato di grande competenza ed esperienza che contribuiranno a rafforzare la sicurezza dei cittadini e la difesa delle istituzioni”. Soddisfatto per le loro nomine anche il vicepremier Matteo Salvini: “Da parte mia e di tutta la Lega, congratulazioni a Vittorio Pisani, nuovo capo della Polizia. Grazie e buon lavoro a Lamberto Giannini, neoprefetto di Roma”.
“Vittorio Pisani? Il nuovo capo della polizia – scrive sul Corriere della sera Giovanni Bianconi, giornalista tra i massimi esperti del settore, conoscitore profondo e come pochi delle questioni legate ai Servizi e alla magistratura- è il classico esemplare di ciò che si definisce, con formula un po’ abusata, uno «sbirro di razza». Investigatore specializzato in criminalità organizzata e cacciatore di latitanti, Vittorio Pisani — calabrese di nascita e napoletano di adozione, ma tifoso del Milan, 56 anni tra pochi giorni — incarna il funzionario cresciuto alla scuola delle Squadre mobili e dell’Anticrimine, espressione di una generazione formatasi all’indomani delle stragi mafiose che trent’anni fa misero in ginocchio il Paese e provocarono una riscossa dello Stato fondata proprio sulla lotta ai clan”.
Il primo a fare gli auguri al nuovo Capo della Polizia è stato proprio il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al termine del Consiglio dei Ministri:“Complimenti e auguri di buon lavoro al prefetto Lamberto Giannini per la nomina a prefetto di Roma e al prefetto Vittorio Pisani per quella a Capo della polizia- direttore generale della pubblica sicurezza. Sono convinto che, grazie alla loro professionalità ed esperienza, sapranno svolgere al meglio i nuovi prestigiosi incarichi al servizio delle Istituzioni e dei nostri cittadini”.
“Sono certo- aggiunge il ministro Piantedosi- conoscendo le straordinarie qualità di entrambi, che la loro nomina contribuirà a rafforzare l’azione dello Stato sul versante della tutela dei diritti e della legalità. Sarò al loro fianco nel lavoro impegnativo a cui sono chiamati in questo delicato frangente, e rivolgerò particolare attenzione alle sfide che attendono la Capitale dove io stesso, dopo la mia esperienza di Capo di gabinetto del Viminale, ho svolto le funzioni di prefetto prima di assumere l’attuale incarico”.
Calabrese di nascita, dicevamo, Vittorio Pisani ha trascorso a Napoli molti anni della sua carriera. Funzionario responsabile di diverse sezioni della squadra mobile di Napoli dal 1990 al 1999, nel 1998 per le sue indagini sul cartello camorristico “dell’Alleanza di Secondigliano” viene promosso vicequestore aggiunto per meriti straordinari e nel 1999 va a Roma, al Servizio centrale operativo, dove resta per cinque anni.
Qui – raccontano al Viminale- mette a segno uno dei colpi ai quali è più legato: l’arresto di Francesco Prudentino, boss della Sacra corona unita pugliese, scovato nel 2000 in Grecia, dove Pisani resta sei mesi per seguire l’operazione. Nel 2004 torna a Napoli per guidare la squadra Mobile, 400 poliziotti, 40 gruppi investigativi e 9 dirigenti, e raggiunge risultati di grande spessore. Portano la sua firma esclusiva gli arresti di boss temutissimi come Eduardo Contini, Vincenzo Licciardi, Cesare Pagano, Salvatore Russo e killer come Ugo De Lucia, assassino di Gelsomina Verde, vittima innocente della faida di Scampia. In quegli anni, il poliziotto scrive un libro intitolato “Informatori, notizie confidenziali, segreto di polizia”, ed era quanto bastava per capire che il nostro uomo aveva già allora una marcia in più degli altri.
Dal 1999 al 2004 Vittorio Pisani ricopre l’incarico di funzionario coordinatore di indagini in materia di criminalità organizzata e di ricerca latitanti presso il Servizio centrale operativo della polizia di Stato. Vice consigliere ministeriale presso la Direzione centrale anticrimine dal giugno 2011 al dicembre 2012, ha diretto le attività investigative Vittorio Pisani è l’uomo che hanno condotto alla cattura del capo della camorra latitante Michele Zagaria. Un numero uno in tutti i sensi., e a Palazzo Chigi ne parlano già come “Un uomo dello Stato” a 360 gradi.
“Vittorio Pisani – sottolinea la nota di felicitazioni del SIULP il sindacato di Polizia- “sbirro” purosangue, attento conoscitore delle dinamiche criminali e dei fenomeni illegali che attentano i nostri confini e tutti i territori, da sempre in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e nel contrasto di tutte le forme di criminalità, e in particolare contro il traffico degli essere umani e l’immigrazione clandestina, rappresenta una garanzia di continuità nella delicata funzione che le donne e gli uomini della Polizia di Stato quotidianamente, in ogni angolo del paese, esercitano per tutelare la sicurezza dei cittadini e le istituzioni democratiche”.
È la conferma che attorno a lui c’è tutto il mondo della Polizia di Stato, i suoi uomini, i suoi dirigenti, i suoi allievi, la tradizione del Corpo.
Una nomina questa di Vittorio Pisani che chiude oggi in maniera definitiva anche la stagione più triste della sua vita professionale e della sua carriera, finito sotto processo, chiamato in causa da pentiti che volevano vendicarsi dei risultati delle sue operazioni, colpendo il suo onore di uomo di stato e diffamandolo, al punto tale che la procura di Napoli apre un’inchiesta contro di lui.
Un tale che si chiamava Salvatore Russo, da lui reclutato, diventato collaboratore di giustizia, un giorno lo indica come favoreggiatore dei fratelli Iorio, imprenditori della ristorazione, riciclatori di denaro della camorra e lo accusa pesantemente. Nel 2011 Vittorio Pisani viene allora rinviato a giudizio dalla Dda di Napoli e subisce l’onta del divieto di dimora nel capoluogo campano. In quell’occasione, ricordo l’allora ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, lo chiama per assicurargli “stima e fiducia”. Ma per avere ragione, Vittorio Pisani dovrà aspettare i tempi della giustizia.
La mattina del 18 dicembre del 2013, i giudici del tribunale di Napoli lo assolvono definitivamente dalle accuse di abuso di ufficio, falso, rivelazione di segreto e favoreggiamento. Una vittoria importante per lui, che riuscì finalmente a dimostrare la sua innocenza e la sua trasparenza assoluta, ma una vittoria anche per lo Stato e il Paese che non hanno mai finito di credere in lui. Oggi la consacrazione ufficiale del suo impegno contro le mafie lo riporta ai vertici della Polizia di Stato.
Qualche volta la giustizia in questo Paese funziona ancora.
Pino Nano – Già capo redattore centrale della Rai