In questi giorni i due principali schieramenti politici hanno presentato il loro programma elettorale.
I punti qualificanti del centro sinistra sono:
Ius scholae, salario minimo, stipendi più alti agli insegnanti, rifiuto del nucleare, ingenti tasse su trivelle e rigassificatori, no alla riforma presidenziale.
Se dovesse prevalere questa linea è garantito il nostro “ordinato declino”.
Sono davvero questi i problemi del nostro Paese?
Ben venga la cittadinanza ai figli degli immigrati che hanno dimostrato di essersi inseriti nel nostro tessuto economico e culturale, ma non si risolve con questo il problema della mancata integrazione.
Salario minimo ben venga, ma non è questa una svolta, visto che c’è già di fatto, poiché i contratti di settore coprono l’85% dei lavoratori.
Il problema è semmai il lavoro nero, ma il PD non può affrontare la questione perché la soluzione sta nella fine del contratto unico per tutto il territorio nazionale.
Gli stipendi degli insegnanti sono effettivamente da aumentare (utile slogan per il PD che ha largo consenso in questa categoria) ma non sono certo il problema più importante di una scuola che da tempo non forma più i giovani in modo efficace, con il giusto mix di preparazione intellettuale e avvio al mondo della professionalità.
Come interpretare poi nel contesto geopolitico attuale la rinuncia all’energia nucleare se non come una irresponsabile concessione alla sinistra verdista e un favore indiretto a Putin ?
Il programma del centrodestra
A fronte di tutto ciò c’è il programma del centro destra che propone la riforma della giustizia, la riforma del sistema di governo in senso presidenziale, dice sì ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, al nucleare.
Non possiamo negare la presenza di iniziative volte al consenso, ma anche questo fa parte sempre del gioco della politica.
Ma ci sono soprattutto riforme vere e necessarie per la crescita.
Prima di tutto la riforma costituzionale: il Paese ha bisogno di riforme profonde che i governi fragili e ricattati da partiti privi di radici e di organizzazione non riescono a fare.
Una riforma che assicuri al governo di poter operare per 5 anni prima di essere giudicato è essenziale.
La riforma organica della giustizia spaventa il centrosinistra che da sempre conta sull’alleanza impropria tra il PD e la magistratura.
L’avvio, infine, di una nuova politica energetica, volta a ridurre la nostra dipendenza verso gli altri Paesi, in sicurezza e rispetto per l’ambiente passa necessariamente per l’energia nucleare.
Parlare di pericolo per l’Europa con l’arrivo della Meloni a Palazzo Chigi è un catastrofismo interessato, considerando che quest’ultima ha già fatto la sua dichiarazione di fedeltà ai soldi della BCE e del PNRR e non può essere meno credibile di Di Maio che voleva uscire dall’EURO .
Tutto questo deve far riflettere su chi è veramente progressista e chi è conservatore.
Luigi Grillo – Già senatore e deputato in varie legislature, presidente di Commissioni e sottosegretario di Stato