Un dialogo in cielo e in terra

Una riflessione che prende spunto dal capolavoro del Beato Angelico sulle parole che si scambiano l’Angelo e Maria, e afferma la perenne validità del dialogo. "Il contenuto di questo dialogo è l’amore, la conoscenza o, come dice ancora il Vescovo di Ippona, la verità, che è la migliore amica dell’uomo. In tempi in cui spesso nemmeno i tribunali riescono a trovarla (se non quella processuale), la memoria rimanda al più grande processo storico, quello di Cristo in cui Pilato se ne lava le mani, arguendo: «Che cos’è la verità?» "(Gv 18, 38)

Il saluto dell’Angelo a Maria e poi il dialogo che ne seguì sono incisi nello spazio, come flussi di parole in sequenza; così, fra’ Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, volle risolvere, in tempi non di fumetti o di video-clips, ma nel Rinascimento, la difficoltà di mettere insieme figurazione e parola in una quadro a soggetto religioso.

Fare una visita a Cortona, antica Città toscana, e al suo piccolo museo diocesano – che si apre in fronte alla Cattedrale, con scorcio suggestivo sulla prospiciente valle – solo per ammirare la stupenda opera dell’Annunciazione del Beato Angelico, lì conservata, vale la pena.  Un quadro assolutamente suggestivo.

 

 

Le ali finemente dorate ed il vestito rosa trapunto da filamenti d’oro dell’angelo Gabriele, non hanno nulla a che fare con la ricercata moda dei nostri maggiori stilisti; il corpo rispettosamente flesso di Gabriele verso la giovane Maria, raccolta in abito rosso e manto blu, rendono la scena viva e sublime.  Stupisce poi il complesso scenico con il loggiato rinascimentale e sullo sfondo delle due figure l’accesso alla casa di Maria; in questa bellezza visuale, prende corpo il dialogo: Gabriele dà l’annuncio dell’azione divina in Maria (Spiritus Sanctus superveniet in te – Lo Spirito Santo scenderà su di te) mentre gli sguardi si incrociano, poi la risposta di Lei in lettere capovolte (Ecce ancilla Domini fiat mihi secundum verbum tuum – Ecco l’ancella del Signore avvenga in me come hai detto), quasi a marcarne la direzione inversa all’annuncio, e la definitiva conferma di Gabriele (Virtus Altissimi obumbrabit tibi – La potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra), sono il centro dell’opera dell’artista.

Torniamo all’idea stupefacente e al tempo stesso semplice, quasi ingenua, della trovata artistica: il Beato Angelico, visualizza il dialogo che è al centro della scena e gli dà preminenza. In tal modo, però, è il contenuto del messaggio che prende il sopravvento e rivela l’importanza dell’evento: il parlare e il dialogare ne sono il modo. Il messaggio, dunque, è il punto centrale del capolavoro a cui fanno contorno le stupende immagini di Gabriele e di Maria in dialogo.

Dialogare, in verità, appartiene alla relazione divino-umana.

Con la creazione, Dio ha inteso essenzialmente dialogare con colui che ha collocato nel mitico Eden, dove non riceve solo lo spirito vitale (rūah) che accomuna ogni essere vivente, ma soprattutto la parola (dābār). Per dialogare è essenziale la parola nella sua complessa forma (sonora, scritta, gestuale, musicale, pittorica, ecc.). Ma la parola non avrebbe senso se non avesse come scopo la conoscenza della verità, l’amore per essa, a cui l’animo umano aspira, insieme alla bellezza, alla beatitudine e alla libertà, secondo l’insegnamento di Agostino d’Ippona.  È proprio ciò che genera l’amicizia e il culto per essa; era stato proprio Agostino che aveva pronunciato l’assioma «In tutte le cose umane nulla è amico per chi non ha amico» (Epistula 130, 4). E la verità è la migliore amica.

 

Sant’Agostino nello studio, di Sandro Botticelli

 

Il dialogare, ora, attraversa tutta la Sacra Scrittura con accenti diversi che mettono in evidenza l’importanza del momento o la singolarità del contenuto; nel dialogare si mette in moto tutta una vasta fenomenologia che fa da sfondo alla conoscenza della verità: dal sogno della rivelazione nella storia di Abramo, al roveto ardente che non brucia in quella di Mosè, fino al fruscio silenzioso in Elia; è sempre la presenza di un Dio che cerca di stabilire il contatto con l’uomo.

Poi Giovanni, nel Prologo al suo Vangelo, finalmente affermerà che in Cristo, il Verbo, in Lui Dio si è fatto carne.

Viene da pensare che Dio abbia voluto uscire dal proprio status soprannaturale dapprima creando la natura umana a sua immagine e somiglianza, poi costituendo l’uomo e la donna in sapienza e libertà al fine di stabilire realmente un dialogo con essi. Non era un bisogno, bensì la manifestazione della follia di Dio dalla quale noi poi veniamo attratti e perdutamente affascinati. Al di là del dialogo metastorico tra il Padre e il Figlio (Eb. 10, 5-7) di cui parla la Lettera agli Ebrei, l’Altissimo in Cristo volle che tra Dio e l’essere umano ci fosse un vero e proprio parlare al fine di lasciarsi conoscere.

Verrebbe quasi da pensare che l’umanità da assumere e con cui confrontarsi serviva a Dio per dialogare fuori di sé.

Il contenuto di questo dialogo è l’amore, la conoscenza o, come dice ancora il Vescovo di Ippona, la verità, che è la migliore amica dell’uomo.  In tempi in cui spesso nemmeno i tribunali riescono a trovarla (se non quella processuale), la memoria rimanda al più grande processo storico, quello di Cristo in cui Pilato se ne lava le mani, arguendo: «Che cos’è la verità?» (Gv 18, 38).

La tentazione umana è allora quella di farsi la propria verità e conseguentemente giustizia! Nel rompere il patto di amicizia, cioè dell’amore, si interrompe il dialogo che è la via su cui si costruisce l’amicizia e si frantuma l’amore. Il dramma dei femminicidi, delle violenze contro figli, genitori, spose, compagne, dell’intolleranza e del desiderio di distruggere tutto, è il meccanismo cui ricorse Sansone, accecato e tradito, sterminando con sé tutti i Filistei. Un parabola antica, eppure quanto mai attuale.

Fra’ Giovanni da Fiesole, il Beato Angelico, volle rappresentare il contrario in quello scenico, altissimo incontro tra Gabriele e Maria; una vera profezia ‘rinascimentale’, in cui il sentimento dell’antica colpa adamitica, alla quale l’uomo restava legato e per la quale il dialogo si era perduto nella nebulosità del tempo, costrinse il Creatore a offrigli la possibilità di riaprirlo e, con l’offerta della grazia, ne produsse il ripristino: il dialogo rimane sempre valido in cielo e in terra.

 

 

 

Fernando Filoni – Cardinale, Gran Maestro dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro

Storie e personaggi. L’eccentrico barone La Lomia

"Io ho la gioia di credere e penso che la vera nascita sia la morte. Noi siciliani abbiamo il culto Read more

Il Ramadan e la chiusura delle scuole

C’è stato un tempo – se più o meno felice, decida naturalmente il lettore – in cui il primo giorno Read more

Pasqua, la ricorrenza tra parole e gesti

C’è un brano, tra i più significativi del Vangelo, in cui la "parola" del Signore si fa "gesto" carico di Read more

Il Censis fotografa il mondo della Comunicazione

"Mentre rimaniamo per lo più incerti nel soppesare i benefici e i pericoli connessi all’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle nostre vite Read more

Articolo successivo
Rischio di malaffare sul turismo salentino. Soltanto la buona amministrazione può fermarlo. Una legislazione da rivedere per una industria turistica con tanti problemi
Articolo precedente
Venuti alla luce i resti del Teatro di Nerone. Notevole scoperta archeologica fatta nella corte interna di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Il commento del cardinale Filoni

Menu