Sovranismo balneare! L’ultima spiaggia

Un’ulteriore dimostrazione di come in Italia i problemi si affrontano a forza di proroghe e rinvii

In Italia le concessioni balneari per attività turistico-ricreative sono circa trentamila e fruttano ai comuni, per canoni di concessione, circa cento milioni l’anno.

Secondo una stima autorevole, tre concessionari su quattro corrispondono un canone inferiore ai cinquemila euro all’anno. Dopo anni e anni di rinvii, in cui l’Italia ha ricevuto ogni sorta di censura e di sanzione per avere continuato a assegnare e prorogare le concessioni balneari contro le regole previste dalla normativa europea, il Governo Draghi ha presentato un emendamento alla legge annuale sulla concorrenza per voltare pagina e iniziare ad assegnare le concessioni con gara pubblica, per altro sulla base di una disciplina molto prudente che favorisce gli attuali concessionari e in ogni caso riconosce loro un indennizzo a carico dei concessionari subentranti per il mancato ammortamento degli investimenti realizzati e per la perdita dell’avviamento connesso ad attività commerciali o di interesse turistico.

 Puntuale come i treni ai tempi del “mascellone di palazzo Venezia” è partito il  solito refrain sulla svendita delle nostre spiagge alle multinazionali straniere o alle mafie criminali. Giù le mani dalle nostre spiagge lo slogan più amato degli italiani pop. Evviva il sovranismo balneare.

Insomma il solito circo all’italiana, con i nani, le ballerine e i pagliacci. Nelle more a novembre dello scorso anno due sentenze (17 e 18) della Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato si pronunciano in modo rigoroso e a prova di “analfabeta” sulla portata self executing della direttiva sancendo inter alia:                   

  • la qualificabilità della direttiva come di liberalizzazione e non di armonizzazione;
  • la natura auto-esecutiva e l’immediata applicabilità della direttiva Bolkestein:
  • l’obbligo di disapplicazione della legge nazionale anche ad opera del singolo dirigente di ciascun Comune;
  • in via generale e astratta la sussistenza dell’interesse frontaliero certo, in ragione del particolare pregio dell’intero territorio nazionale costiero;
  • in via generale e astratta la sussistenza del requisito della scarsità della risorsa naturale e del numero conseguentemente limitato di autorizzazioni-concessioni disponibili con riferimento all’ intero territorio costiero complessivamente considerato.     
  • l’obbligo dell’assegnazione delle nuove concessioni a partire dal 2024 con procedure di gara.

A questo punto in un Paese normale saremmo al “The end” – fine della partita, invece no, per una manciata di voti, deputati e senatori, che a rigor di logica, per le omissioni che li contraddistinguono, non potrebbero neanche fare gli amministratori di condominio, alzano le barricate e si impegnano in una sorta di “terapia del dolore” dei balneari.

Come non considerare “accanimento terapeutico” la pratica di illuderli su un “dopo” che non ci sarà … Siamo all’Eutanasia del diritto, all’eterno ritorno dell’identico, alla mania dell’italiano medio, quello per cui Italia first, al “sovranista del papete”, che riparte da una impellente urgenza per finire con un imprescindibile rinvio.

Il tema è anche un altro, i Balneari temono che l’indennizzo non basti, forse perché nel corso degli anni, salvo eccezioni rare e preziose, questa categoria di imprenditore “furba fessa come molte altre in Italia” ha gestito costi e ricavi rigorosamente in “nero”, per cui rischiano di uscire con “un pugno di mosche” e, quindi, si attaccano a un “Centinaio” e passa di parlamentari per far valere la “sindrome del mohito” sperando nello stato di ebrezza generale per confermare antichi privilegi.

Si avvicina l’ultimo atto, dopo settimane di blocco, pare che la commissione industria del Senato abbia iniziato a votare sul Ddl Concorrenza. Sembra vicina, infatti, l’intesa sui balneari.

La Votazione finale sul Ddl Concorrenza  c’è stata  il 30 maggio, entro il termine del 31, come richiesto dal premier Draghi, per evitare rischi sui 190 miliardi del Pnrr.  Spiagge a gara entro il 2024. Ma Forza Italia già annuncia: se vinceremo le elezioni nel 2023, la legge sarà cambiata.

Come al solito la montagna ha partorito un topolino, cioè la proroga di un anno dell’emanazione dei bandi al ricorrere di circostanze eccezionali, che in Italia diventano sempre regole, quali: esistenza di contenzioso pregresso e condizioni oggettive di difficoltà dei Comuni e la perizia di un esperto ai fini della valutazione dell’indennizzo da corrispondere da parte dell’eventuale subentrante sono la cifra di una situazione a dir poco confusa! Come dire un Paese all’ultima Spiaggia!

 

Vincenzo Candido Renna – Avvocato, Corporate Ethics & Compliance Specialist

 

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