Puer Apuliae, Stupor Mundi: perché Federico II è ancora attuale

Un convegno con eminenti relatori svoltosi nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani

Imperatore, uomo di cultura, diplomatico e anche poeta: Federico II di Svevia, un gigante della storia medievale del ‘200, è stato il tema del convegno che si è svolto lunedì nella Sala Zuccari a Palazzo Giustiniani, luogo dove il 27 Dicembre del 1947 fu firmata la Costituzione da Enrico De Nicola, Alcide De Gasperi, Umberto Terracini e Giuseppe Grassi.

 

Nel corso del convegno è stata illustrata e in un certo senso riscoperta la figura dell’imperatore, portando alla luce tratti di grande modernità: lo “Stupor Mundi” era un uomo politico ma anche un amante delle arti e della poesia nonché un promotore della diplomazia e del dialogo tra le diverse culture, soprattutto con la cultura ebraica e il mondo arabo, in un momento storico come quello delle crociate.

Inevitabile quindi il collegamento con  le vicende di oggi, e con questi tempi di guerra. Del resto, come ricorda Benedetto Croce, la storia è sempre storia contemporanea.

L’evento ha visto una grande partecipazione, di persone arrivate anche da fuori Roma per assistere alla discussione su Federico II. I lavori sono stati ripresi da Radio Radicale e si possono ascoltare sul sito https://radioradicale.it/scheda/669962/federico-II-puer-apuliae-e-stupor-mundi.

Il presidente del Centro Studi Federico II di Palermo Giuseppe Di Franco ha aperto il convegno con i saluti e ringraziamenti. “Personalmente ho sempre avuto grande ammirazione per Federico II, lo Stupor Mundi, grande imperatore della storia, statista e studioso di filosofia, letteratura e belle arti, nobile d’animo e portatore di grandi valori da riscoprire oggi -ha detto- in Sicilia non esisteva un centro studi dedicato all’imperatore e mi sono dedicato a questa missione mettendo in cantiere una serie di iniziative da realizzare anche fuori dall’Italia”.

Il primo intervento si è chiuso con un quesito ucronico:  “Mi chiedo: come sarebbe il mondo oggi se Federico II fosse arrivato a Roma? E se le sue idee avessero prevalso sul mondo di allora? Immagino che le risposte potrebbero essere sorprendenti”.

L’imperatore poeta

Rosario Coluccia, professore emerito di Storia della lingua italiana e Accademico della Crusca, ha trattato l’aspetto poetico del Puer Apuliae e l’influenza che la scuola poetica siciliana alla sua corte ha avuto sulla nostra letteratura.

Lo stesso Dante Alighieri nel  ‘De vulgari Eloquentia’  elogia Federico II e il figlio Manfredi. Alla corte degli Svevi si concentravano anche alcuni degli spiriti più elevati del tempo e gran parte della produzione letteraria era chiamata ‘siciliano’.

“Nella corte siciliana- ha ricordato Coluccia- è nata la poesia italiana dalla quale si sviluppa quella successiva, Federico II pertanto resta sempre attuale”. La corte di Federico II era pluriculturale e c’era una lingua relativamente composita e formata: un siciliano illustre collocato a livelli alti ed impreziosito dalle intromissioni del latino e del modello provenzale. Lo stesso imperatore si dilettava nella composizione di poesie e ad oggi sono rimaste quattro canzoni e un sonetto: “Tutto quello che il passato ci ha consegnato non è il risultato di tutto quello che è prodotto, probabilmente avrà scritto anche altro” ha aggiunto il professor Coluccia.

Ma la produzione poetica non si ferma solo all’Imperatore: anche Manfredi ereditò la passione paterna ma resta poco anche della sua produzione se non le testimonianze di Iacopo d’Acqui nel ‘Chronica Imaginis Mundi’ e di Giovanni Villani nel ‘Nova Cronica’. Anche l’altro figlio, Enzo, che si è occupato di diverse campagne militari è stato compositore: di lui restano due canzoni, un sonetto biblico e un frammento di ‘Alegru Cori’, unico in lingua siciliana.

A giocare un ruolo fondamentale per la conoscenza delle opere della corte sveva fu il processo di toscanizzazione che portò la produzione ‘siciliana’ in giro per l’Italia ispirando poi la letteratura italiana. La commutazione è un dato di fatto indiscutibile di carattere generale e necessario, i copisti toscani hanno messo sui testi delle ‘patine linguistiche’.

L’importanza della diplomazia: una lezione attualissima dalla corte federiciana

Il cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro, ha trattato il rapporto tra Papato e Impero: “Parlare di eventi lontani otto secoli è difficile. Molte persone hanno dedicato lavoro appassionato e certosino. Accanto alle due grandi roccaforti del potere-Stato e Chiesa, appunto- troviamo gli ordini mendicanti, o i Comuni italiani, ma anche i conventi e le piazze e i quartieri delle città. Ai testi latini c’era l’uso del popolare per la preghiera. Per Federico II è il mito che fa di lui un personaggio attuale, ha riempito le biblioteche di mezzo mondo, la plenitudo potestatis si contrapponeva alla summa rerum degli Hohenstaufen”.

Si stavano ponendo le fondamenta per una cultura nuova e da quelle vicende sarebbero nate le basi dei popoli successivi: nel Medioevo ci sono stati momenti di fioritura spirituale e sono state poste le fondamenta del concetto di Stato.

“Le crociate, in tal senso, avevano portato a una distorsione rispetto al modo di essere cattolici e due sono stati gli uomini che hanno portato cambiamenti: Francesco d’Assisi e Federico II. Il primo voleva una chiesa restaurata, e si era fatto- per dirlo con le parole di Joseph  Ratzinger-portatore di una protesta profetica”, ha osservato il Cardinale Filoni.

“Federico II aveva avviato riforme e aveva incluso persone di diversa provenienza e il suo regno era ricco di cultura, stimava anche le culture diverse e ha favorito la conciliazione di fede e ragione, diventando antesignano del rinascimento”.

L’imperatore ha dato al mondo gli strumenti per la diplomazia, fulgido esempio ne è lo svolgimento della sesta crociata dove non vi furono battaglie. “Uomini come Federico II e Francesco d’Assisi entrano nella storia per una visione diplomatica: la guerra non era -e non è-  la sola soluzione, la storia è un intreccio di diverse soluzioni” ha concluso Filoni, riportando il tema sull’imminente attualità del conflitto russo-ucraino al quale non si riesce a trovare una soluzione diplomatica.

Il multiculturalismo: il rapporto con ebrei e mussulmani

Il Professor Hubert Houben, ordinario di Storia Medievale dell’Università del Salento e Accademico dei Lincei, ha infine esaminato i rapporti con l’ebraismo e il mondo musulmano. Federico II aveva delle aperture mentali eccezionali, a testimoniarlo è l’eredità di una cultura molto influenzata da tradizioni ellenistiche e arabe.

Inoltre l’imperatore non ha mai cercato di convertire qualcuno alla sua religione, del resto lo Stupor Mundi aveva vissuto a Palermo, città multiculturale dove la parola d’ordine era “convivenza”. Importante è ricordare anche l’atteggiamento verso gli ebrei. Infatti nel Meridione non si verificavano casi di antisemitismo.

Per comprendere il modus agendi dell’Imperatore basta ricordare l’episodio degli ebrei di Fulda nel 1236. (In quella cittadina dell’Assia l’imperatore liberò con una sentenza improntata alla sua vasta cultura e saggezza, gli ebrei dall’accusa di commettere omicidi rituali).

Va comunque sottolineato, che ebrei e musulmani, benché fossero sotto la protezione del sovrano, venivano considerati di valore inferiore ai cristiani come dimostrano anche testi giuridici dell’epoca come la Costituzione di Melfi (1231). Lo stesso rispetto che Federico II dimostrò verso l’ebraismo, lo mostrò anche verso l’Islam. Infatti permise ai Saraceni siciliani, deportati a Lucera dopo la ribellione, il libero esercizio della loro religione, gesto che gli costò il rimprovero del papa. L’imperatore dialogava inoltre con scienziati musulmani sulle più disparate questioni scientifiche e filosofiche.

Tra una relazione e l’altra, il moderatore Mario Nanni ha letto vari messaggi: del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini; e dei presidenti delle quattro regioni particolarmente care a Federico II:  Francesco Acquaroli,  presidente delle Marche che il 26 dicembre del 1194 diedero i natali all’imperatore; Michele Emiliano, presidente della Puglia (l’appellativo federiciano di Puer Apuliae, ha spiegato il professor Houben è da intendersi tradotto come “ragazzo del Sud”); Vito Bardi, presidente della Basilicata, che ha ricordato gli intensi legami dell’imperatore svevo con la Regione;  Nello Musumeci, presidente della Sicilia, terra dove Federico visse vari anni della sua non lunga vita (morì a 56 anni) e dove è sepolto.

Ha mandato un messaggio anche il senatore lucano Gianni Pittella.

La signora Egle Pasquali ha letto una poesia di Federico II, e la signora Maria Federico, siciliana, presidente dell’Associazione culturale Damarete, ha letto una poesia di un poeta arabo, Ibn Amdis, di un periodo precedente alla scuola di Federico, e dedicata alla Sicilia.

Il convegno ha avuto il patrocinio del Senato.

Al termine dei lavori sono stati consegnati ai tre relatori e al professor Gabriele Lucci i premi Federico II, con la nota statuetta che ricorda quella posta nell’Università di Napoli a lui intitolata. Sono state consegnate targhe al sen. Maurizio Gasparri, Riccardo Nencini e Pino Pisicchio.

 

 

Francesco Fatone – Pubblicista

Sconfitta in Basilicata e querelle sul simbolo: la clessidra del Pd scorre veloce

È stato un inizio di settimana impegnativo per il Pd. Primo colpo: la sconfitta in Basilicata, prevista ma non per Read more

Stellantis, Bonanni: gli stabilimenti italiani non corrono rischi, anzi

Nel nostro "viaggio" nell’industria automobilistica italiana, che ha visto processi di ristrutturazione e di costituzione di gruppi produttivi multinazionali, sentiamo Read more

Gabriele Fava all’Inps, il nome che convince

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha confermato l’indicazione del governo per la nuova presidenza dell’Inps. Il nuovo presidente è Read more

Stellantis, Gasparri: è triste vedere così marginale la presenza italiana

Sulla fine di un’epoca - quella degli Agnelli, di quella che fu la Fiat, poi diventata Fca, poi inglobata in Read more

Articolo successivo
Sovranismo balneare! L’ultima spiaggia
Articolo precedente
Lettere Americane 5a: il Grande Unificatore, “Grazie Vlad la NATO è più forte grazie a te!”

Menu