In occasione della riapertura degli incontri culturali 2023/24 dell’associazione APS Polvere di Stelle si è svolta a Centocelle, in via delle Giunchiglie, la presentazione dell’ultimo libro di Letizia Palmisano “Sette vite come i gatti. Ridare valore agli oggetti. Storie di economia circolare“, in un’atmosfera accogliente e partecipe.
Dopo un’introduzione poetica da parte del dott. Henos Palmisano che ha declamato la nota Tartaruga di Trilussa, quasi un vessillo dell’associazione “Polvere di stelle”, di cui è direttore e motore pulsante, è cominciata la chiacchierata tra me e l’autrice: come due amiche che si confrontano su un tema che si ha molto a cuore, cuore verde naturalmente!
Conosco Letizia, giornalista ambientale attivissima, da circa un anno e mezzo e quando mi capitò tra le mani il suo primo libro “10 idee per salvare il pianeta prima che sparisca il cioccolato”, scritto a quattro mani con Matteo Nardi, fu come ricevere la manna dal cielo!
Era il libro che cercavo da anni per le mie prime classi di Liceo per svolgere il programma di educazione ambientale, in base alle linee guida adottate (in applicazione della legge 20 agosto 2019, n. 92 recante “Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica”), e che mi offriva su un piatto d’argento la possibilità di approfondire argomenti talvolta solo accennati oppure spiegati in modo troppo conciso sul manuale, creando un progetto ad hoc per sensibilizzare le nuove generazioni alla salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali.
Perciò quando è giunto il suo appello che mi chiedeva di fare da moderatrice alla presentazione della sua ultima creazione, non potevo che rispondere: presente!
Appena ricevuto il libro, ne ho apprezzato la copertina, colorata e allegra. Perché “l’abito fa il monaco” e nel caso del libro la copertina svolge un ruolo molto significativo, diciamo che è il portone d’accesso che dovrebbe suscitare interesse, comunicando genere o stile del contenuto.
Il titolo poi, anch’esso accattivante, si riferisce alla proverbiale capacità di resistenza e di ripresa dei felini, oltre a tutto un corollario di antiche simbologie, superstizioni e numerologia.
Illuminante il sottotitolo che dichiara in modo esplicito il tema centrale dell’economia circolare.
Avvio la lettura che scorre rapida tra aneddoti e storie personali; davvero si ha la sensazione di ritrovarsi a vivere le diverse situazioni descritte, e quindi poter sperimentare nel quotidiano ciò che la scrittrice (avvalendosi anche di figure professionali che forniscono un know how fondamentale in questa opera divulgativa) spiega e illustra in modo semplice e concreto per far sì che l’economia circolare non sia un’utopia ma una realtà!
Mi siedo, uno scambio di sorrisi e sottovoce ci confessiamo che non abbiamo preparato le domande… ma ce n’era forse bisogno?!
Quando chiedo a Letizia se questo nuovo modello economico potrà funzionare, la risposta è pronta e decisa, ricca di esempi, ma soprattutto avvalorata da ricerche, dati statistici e collegamenti intertestuali, di cui tra l’altro è corredata l’opera, così da poter soddisfare la curiosità del lettore più attento ed esigente.
Inoltre anche laddove il linguaggio si fa più tecnico e specifico, non si incontra alcuna difficoltà grazie alle generose note e definizioni che vengono distribuite sapientemente.
E allora comincia goccia a goccia ad inondarci di “casi” in cui si esemplifica come ridare nuova vita agli oggetti: dai giocattoli ai libri, dai vestiti ai mobili, dalle case al turismo, passando per empori sociali, “oggettoteche”, “repair Café”, ma anche bioarchitetture e biomattoni!
Infaticabile e appassionata prosegue soffermandosi su un aspetto solitamente ignorato, l’inquinamento digitale, e qui sorprende tutti con dei numeri da capogiro: 1,4 migliaia di miliardi di fotografie nel 2021, che una volta archiviate, continuano a consumare energia e ad emettere CO2.
Dobbiamo trovare il coraggio di fare spazio nell’armadio così come nel cloud!
Nello snocciolare innumerevoli esempi, Letizia inciampa nel suo tallone d’Achille: confessa di essere una divoratrice di libri e di possederne un’ingente quantità. Eppure le soluzioni ci sono e valgono anche per i libri, soprattutto per i libri che si trasformano, grazie alle parole che comunicano, in abilitatori di cambiamento, di modi di pensare e di vivere.
Queste le parole d’ordine: condivisione, riuso, prestito, riciclo, riparazione e ricondizionamento!
Mi convince, (ma io in verità ne sono fervente sostenitrice da sempre) la green economy può, anzi deve, essere un modello economico alternativo, perché è soprattutto una questione etica! Una nuova mentalità, che in realtà è vecchissima, ove l’usato riacquisti dignità. Diventa un fatto culturale, aggiungo io, contro un eccessivo uso, un abuso sottolinea lei, insistendo che un sistema lineare, che conduce al consumo quasi parossistico, secondo la logica dell’usa e getta, non è ecosostenibile. Il sistema circolare, invece, è concepito per auto-rigenerarsi: i materiali di origine biologica, come il legno, la carta, il vetro sono destinati al reintegro nell’ambiente, mentre tutti i prodotti non biodegradabili sono costruiti in modo tale da poter essere riciclati.
Insomma è la sharing economy o “economia collaborativa” (solidale?!) che grazie alle numerose piattaforme presenti sul web consentono di condividere beni, servizi e conoscenze, basti pensare a bike e car sharing, car pooling, home sharing, social eating e molto altro, che hanno sempre più successo!
Molto interessanti, oltre al capitolo dell’ecoturismo, quelli sull’edilizia e sui mobili; parole chiave sono reversibilità e disassemblabilità…sembrerebbe fantascienza, invece no, stiamo parlando della casa del futuro delle sempre più diffuse smart cities.
Accenno, infine, alla tanto citata e ormai vetusta “decrescita felice” di Serge Latouche e conveniamo che sì il punto non sarà tanto o soltanto il riciclo e il riuso, bensì la riduzione dei consumi per poter produrre una minore quantità di rifiuti.
Insomma è prima di tutto una battaglia culturale non contro il progresso scientifico e tecnologico, ma contro uno sviluppo che non tiene conto dei livelli di sostenibilità del pianeta.
Ciò che dovremmo sempre ricordare che, in base ai parametri qualitativi dello sviluppo umano, il livello di felicità dei cittadini non dipende tanto dalla quantità dei beni posseduti, quanto da una miriade di attività quotidiane che entrano a costituire il nostro benessere come il camminare, mangiare, giocare, fare esercizio fisico, leggere, riposarsi, fare l’amore, curare il proprio corpo, viaggiare, godere delle bellezze della natura e dell’arte.
Tra gli invitati presenti: attori, registi, docenti, rappresentanti di associazioni del territorio e numerosi professionisti che hanno seguito con interesse e curiosità la conversazione e che sollecitati hanno rivolto alcune domande all’autrice stimolando un breve dibattito.
“…in fondo abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere” conclude così Letizia Palmisano.
Michela Marconi – Docente nel lico linguistico e scientifico di Roma