L’Intelligenza Artificiale L’ultima sfida della Bocconi. Francesco Billari: “Questo è il nostro Campus”. Il primo corso in Italia di laurea magistrale in Artificial Intelligence

 

Ancora una eccellenza ai vertici del sistema universitario italiano. Forse, in questo caso però è più corretto dire del “Sistema accademico europeo”, trattandosi della Bocconi di Milano. A proporre la nomina di Francesco Billari a Rettore della Bocconi era stato nei mesi scorsi l’allora Presidente d’Ateneo Mario Monti, e oggi diventato Rettore a tempi pieno il prof. Billari si prepara a tenere a battesimo l’ultima creatura nata nel cuore della vecchia università milanese.

Parliamo del nuovo Corso di Laurea Magistrale in “Artificial Intelligence”, una facoltà universitaria unica nel suo genere e che formerà le generazioni del futuro, destinata a studenti in grado di sviluppare sistemi e software con capacità AI e di padroneggiare tutte le più avanzate applicazioni di machine learning.

Il nuovo corso di laurea (Master of Science o MSc, in inglese) e di cui Francesco Billari è particolarmente orgoglioso mette a disposizione 50 posti per l’anno accademico 2023-24 a giovani che vogliano diventare veri innovatori nel mondo dell’intelligenza artificiale. Le iscrizioni, aperte il 27 marzo 2023, si chiuderanno il 25 maggio.

 

 

«Il programma didattico del nuovo corso di laurea è improntato all’insegnamento di tutte le nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale e al machine learning, come l’NLP, Natural Language Processing», spiega Luca Trevisan, titolare della Cattedra Fondazione Romeo e Enrica Invernizzi in Computer Science e che del nuovo Master of Science in Artificial Intelligence è il direttore-

«Poiché queste tecnologie evolvono molto in fretta, il corso comprende inoltre forti basi quantitative in matematica e informatica per rendere gli studenti in grado di affrontare nuovi aspetti del settore e comprendere e guidare il cambiamento. Vogliamo formare innovatori dell’intelligenza artificiale, non esecutori». Per questo, «la faculty del corso è formata da professoresse e professori con grande esperienza internazionale sia sul fronte della didattica, sia su quello della ricerca».

Per il neo rettore Francesco Billari è la classica ciliegina sulla torta. Con l’avvio del nuovo Master of Science in Artificial Intelligence, la Bocconi va infatti così a completare la propria offerta formativa su questi temi, che vede già attivi dall’anno accademico 2020-21 il corso di laurea triennale (Bachelor) in Mathematical and Computing Sciences for Artificial Intelligence – che a luglio 2023 festeggerà i suoi primi laureati – e il dottorato in Statistics and Computer Science.

«Il nuovo dipartimento raccoglie scienziati di altissimo profilo e il Master of science in Artificial Intelligence rappresenta la continuazione naturale e necessaria del Bachelor e promette di fornire ai giovani una preparazione metodologica avanzatissima. Saranno protagonisti del proprio futuro, sia esso nel mondo del lavoro che nella ricerca».

Al perfezionamento dei corsi – si legge in una nota ufficiale del Campus milanese – fa seguito il continuo aumento del reclutamento di docenti attivi nella ricerca su queste tematiche: oggi il Dipartimento di Computing Sciences, lanciato dall’Università nella primavera del 2022 conta una ventina di docenti e ricercatori. Ai e machine learning sono il focus anche dell’Artificial Intelligence Lab, una delle research units del BIDSA, il Bocconi Institute for Data Science and Analytics, diretto da Igor Pruenster. Questa research unit raccoglie le competenze di 26 tra professori e postdoc.

Dietro questa nuova sfida culturale c’è per intero la filosofia tutta della Bocconi, e c’è la storia personale del nuovo Rettore del Campus Francesco Billari.

 

 

 

L’uomo, lo studioso, il ricercatore, lo scienziato, si racconta così.

«Sono una persona molto attenta ad ascoltare gli altri. All’esterno posso apparire molto tranquillo, posato, in realtà sono mosso dalla passione, in tutto. Oltre alla ricerca, sono due le cose che mi fanno battere il cuore: l’Inter e il vino, che ho approcciato con la stessa intensità con cui mi avvicino a un nuovo progetto di ricerca: raccogliendo dati e studiando.

Oggi sono sommelier e degustatore. Ero ad Oxford ma ho scelto di tornare qui per ritrovare alcuni aspetti unici, come la costante ambizione a migliorarsi, l’apertura all’innovazione e la possibilità che è data a ciascuno di fare la differenza. E poi la Bocconi è un po’ come Milano, ha due radici perché sa cogliere il meglio da due mondi, quello internazionale europeo e quello Mediterraneo. E questa è una caratteristica che non ha nessun altro ateneo al mondo».

Il nuovo Rettore dell’Università italiana più famosa al mondo ha 52 anni, è milanese doc, nato e cresciuto all’ombra della Madonnina, ha frequentato il Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, poi è diventato uno dei più grandi esperti di scienze sociali d’Europa.

«In realtà ero entrato in università col sogno di lavorare in un’organizzazione internazionale. Poi ho incontrato la statistica e ho visto nella potenza dei dati una grande opportunità per cambiare il mondo. I dati sono una forma di conoscenza radicale ed estremamente efficace per svelare i problemi o descrivere i fenomeni. Si può fare anche con la letteratura o con l’arte, ma a me piace farlo con i numeri, conservando una parte creativa che è quella che ancora oggi mi appassiona. Nella demografia, in più, ho l’opportunità di unire ai dati l’interesse per il mondo perché si studiano le culture, le nascite, le morti, le migrazioni».

Sposato con una sua vecchia compagna di liceo, cinque figli per casa, una storia accademica brillantissima, il romanzo accademico della Bocconi lo indica e lo racconta oggi come una sorta di “profeta visionario”, dalle mille energie e dagli orizzonti infiniti.

 

 

«Ero Statutory Professor of Sociology and Demography all’Università di Oxford quando, nel 2016, decisi di tornare a casa, ma anche quand’ero a Oxford ho sempre seguito con grande attenzione e vicinanza la crescita della Bocconi. Il referendum sulla Brexit a giugno del 2016 è stato il fatto che mi ha convinto a tornare a casa. Anche perché capii che il clima culturalmente sarebbe cambiato e saremmo stati considerati “stranieri”. In quel periodo ricevetti la proposta dall’Università Bocconi. Mi chiamarono l’allora rettore Andrea Sironi e il pro-rettore Gianmario Verona, ma anche lo stesso presidente Mario Monti. Mi hanno cercato anche da un’università americana, ma ho scelto di tornare nell’Università dove mi sono laureato e dove ho insegnato e nella città dove sono cresciuto. Bocconi ha 15 mila studenti universitari “standard”, cioè a tempo pieno. Poi ha i corsi della Sda e i master. Abbiamo un master in campo ambientale in partnership con il Politecnico di Milano.

Abbiamo aperto un campus a Roma e ne abbiamo uno anche in India. Diventerà sempre più orientata alle scienze sociali, oltre che al management e alla finanza. Svilupperemo il life long learning. Abbiamo appena inaugurato il Dipartimento di Computing Sciences, abbiamo lanciato di recente il nuovo corso di laurea in Mathematical and Computing Sciences for Artificial Intelligence. A breve puntiamo a offrire un master in intelligenza artificiale. Stiamo esplorando le scienze cognitive e comportamentali».

Un campus moderno, proiettato nel futuro?

«La chiave della ricerca Bocconi sta nel suo bilanciamento tra la ricerca di base, teorica, visionaria, proiettata al futuro, e la ricerca applicata, che ha impatto sull’economia e sulle imprese. Serve aumentare la diversità della propria community, essere inclusivi e quindi agire come motore di mobilità sociale. In questo la Bocconi sta facendo tanto con borse di studio, agevolazioni e progetti verso giovani che difficilmente avrebbero la possibilità di scegliere università di eccellenza. Faremo ancora di più. Inoltre, l’aspirazione è poter fare sempre di più anche a livello internazionale, accogliendo persone da paesi in difficoltà e rifugiati. Ragazze e ragazzi che hanno una motivazione a migliorare il mondo che è contagiosa, sia nei confronti degli altri studenti, sia verso le altre componenti della comunità Bocconi».

 

 

Da quel momento, non c’è occasione pubblica in cui il Neorettore non lasci trapelare quello che ormai è diventato il suo mantra preferito, e che non è altro che la filosofia della Bocconi che verrà.

«L’ambiente esterno cambia molto rapidamente, noi dobbiamo reagire sia in termini di ricerca che di didattica. Nella ricerca dobbiamo essere in grado di anticipare le tendenze e fare ricerca che possa cambiare, anche di poco, le traiettorie della società. Nella didattica, dobbiamo essere in grado di formare studenti “future proof”, a prova di futuro. Ragazzi pronti alle prossime tendenze del mondo del lavoro. Ma anche studenti che vogliano avere un impatto positivo nella società. Il compimento della Bocconi come grande università globale che si occupa di scienze sociali in senso ampio. Per questo dovremo occuparci di scienze cognitive e comportamentali, esplorando il modo in cui le persone prendono le loro decisioni in diversi ambiti e momenti».

 

 

Curriculum da primo della classe, numero uno per eccellenza, “pulcino dalle uova d’oro” dicono qui a Milano, Francesco Billari ha già ricoperto diversi incarichi accademici a livello internazionale, tra i quali Distinguished International Scholar presso il Department of Sociology e il Population Studies Center della University of Pennsylvania (2008-09) e Visiting Professor presso il Department of Social and Political Sciences della Universitat Pompeu Fabra di Barcellona (2007).

«La sfida che ho avuto l’onore di raccogliere, e per la cui opportunità ringrazio il presidente e tutti i membri del Cda, è stimolante e ambiziosa. Si tratta di contribuire allo sviluppo di un ateneo globale e inclusivo, sempre alla frontiera nella ricerca di conoscenze originali e rilevanti, e con una forte passione per la didattica e per la crescita delle nuove generazioni che risponderanno alle sfide della nostra società. Ringrazio Gianmario Verona per avermi voluto come suo vicario negli anni del suo rettorato, dandomi così la possibilità di sviluppare attitudini e competenze indispensabili per guidare la Bocconi verso il raggiungimento dei suoi obiettivi».

Francesco Billari era entrato a far parte della squadra di Gianmario Verona appena rientrato da Oxford, come prorettore alle Risorse umane e artefice di un piano per abbattere il “tetto di cristallo”, il CarDev, per la parità di genere in università. Ha alle spalle riconoscimenti ufficiali e accademici che gli provengono da tutto il mondo. Nel 2012 la Population Association of America gli ha attribuito il “Clifford C. Clogg” Award for Mid-Career Achievement. Ha inoltre ricevuto un dottorato Honoris Causa dalla facoltà di Scienze Economiche Sociali e Politiche e della Comunicazione, Université Catholique de Louvain (2013). E a chi gli chiede come si possa immaginare il futuro della sua università lui tira fuori tutta la passione di questo mondo per dimostrare che “tutto si può fare”.

«Penso che il ruolo di un’università come la Bocconi sia fondamentale nel formare manager e leader di imprese e istituzioni che siano capaci di prendere le innovazioni e trasferirle a valle alla società. Facciamo l’esempio di un vaccino: è un bene che lo si inventi, ma se poi non si ha la capacità di diffonderlo a tutti, non abbiamo risolto la sfida per la società. Ma questo è possibile solo se la didattica è strettamente collegata alla ricerca. Bocconi si è consolidata come research university cioè università che genera idee».

 

 

Quasi commovente il ricordo e il riferimento che il neo-Rettore fa dei suoi maestri.

«Sono stati Carlo Maccheroni e Giuseppe Micheli, per la demografia. Quando sono rientrato in Bocconi dopo la prima esperienza all’estero, Michele Cifarelli, che mi ha chiamato proprio per occuparmi di quella parte di statistica più orientata a descrivere il mondo. E Lorenzo Peccati, che mi ha trasmesso molto dell’amore per la Bocconi e mi ha sempre consigliato. Ma anche la mia relatrice della tesi di dottorato, Fausta Ongaro, che mi ha trasmesso il rigore e la serietà nella ricerca».

Ma Francesco Billari è stato anche Presidente, Segretario Generale e Tesoriere della European Association for Population Studies e Presidente dell’Associazione Italiana per gli Studi di Popolazione, sezione della Società Italiana di Statistica. Ha inoltre ricoperto ruoli nei consigli scientifici di varie istituzioni, tra cui il Center for Demographic Studies, Institut National d’Études Démographiques, Netherlands Interdisciplinary Demographic Institute, Paris School of Economics, Vienna Institute of Demography. Per i suoi contributi di ricerca sulla demografia, lo studio dei corsi di vita, la sociologia e le politiche sociali, Francesco Billari è stato nominato Fellow della British Academy (2014), Foreign Corresponding Member della Austrian Academy of Sciences (2014), Fellow della European Academy of Sociology (2010). È attualmente Professore di Demografia nel Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi.

 

 

«La Bocconi è sempre stata qualcosa in più di un’università d’élite: ha costantemente promosso e attuato la parità di opportunità tra le sue molte generazioni di studenti, sovvenzionando attivamente la formazione degli studenti svantaggiati e meritevoli. L’Università Bocconi si fonda su un nucleo di valori fondamentali, che guidano e ispirano tutte le attività dell’intera comunità di studenti, docenti, personale amministrativo e alunni di tutto il mondo: indipendenza, meritocrazia, integrità, rispetto, apertura, pluralismo e responsabilità sociale».

 

 

Nessuno forse lo sa, ma il paese di origine del nuovo Rettore della Bocconi ha un record assolutamente tutto suo, e forse anche nazionale. Il comune di Montebello Ionico vanta infatti un numero incredibile di frazioni disseminate sul territorio attorno a Montebello: Acone, Calamaci, Caracciolino, Case sparse, DAdora, Embrisi, Fossatello, Fossato Ionico, Fossatello,San Luca Marcelluzzo, Fucidà, Lianò I, Lianò , Lianò  II, Maddo, Mantineo, Masella  Mastro Pietro, Molaro, Moro, Placa, Saline, Saline Ioniche, San Nicola, SantElena, Sant Elia Serro, Serro Giubileo, Stinò, Trunca, e infine Zuccalà. Nessuno meglio di lui, dunque, profondamente legato alla tradizione di famiglia e ai ricordi forti del padre calabrese, avrebbe potuto pensare di studiare e approfondire temi diversi dalle scienze sociali.

 

 

“Profeta delle disuguaglianze sociali”, come profondo conoscitore delle disuguaglianze sociali, Francesco Billari immagina oggi un futuro migliore per tutti, e spera di realizzarlo partendo proprio dalla “sua Bocconi”, cuore pulsante di questa nuova filosofia di vita.

«Un ateneo di professori e leader che al di là delle loro competenze e del loro ruolo in azienda o in istituzioni abbiano come obiettivo quello di costruire un mondo in cui le nuove generazioni possano vivere e crescere. Che mettano al centro i valori dell’inclusione in ogni azione. Non importa se lavorano nella Finanza o nelle Organizzazioni non governative: tutti dobbiamo concorrere a ridurre le disuguaglianze e a rendere il mondo più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Abbiamo bisogno di donne e uomini in grado di lasciare un’impronta positiva sul mondo e che siano di ispirazione per i giovani».

Lo studioso è in realtà figlio della Bocconi sotto tutti gli aspetti, nel senso che si è laureato in Economia Politica presso l’Università Bocconi nel 1994, con specializzazione in Statistica e Ricerca Operativa. Nel 1997 è stato Doctoral Fellow presso il Max Planck Institute for Human Development di Berlino e ha ottenuto un Dottorato di Ricerca in Demografia presso l’Università di Padova (Dipartimento di Scienze Statistiche) nel 1998. Dal 1999 al 2002 è stato leader di un gruppo di ricerca presso il Max Planck Institute for Demographic Research di Rostock.

 

 

Nel 2002 rientra a Milano in Bocconi come professore associato, saranno per lui dieci anni di docenza e soprattutto la fondazione del centro “Carlo F. Dondena per la Ricerca sulle Dinamiche Sociali e Politiche Pubbliche. Poi, nel 2012 una nuova partenza, questa volta destinazione Oxford.

«Era un’ occasione alla quale non si poteva dire di no –spiega Francesco Francesco Billari al blog del suo ateneo “via Sarfatti25” – e che comprendeva, oltre alla docenza, anche il ruolo di direttore del dipartimento di sociologia. Un’esperienza totalizzante nella quale mi ha seguito tutta la famiglia, moglie e cinque figli che all’epoca avevano dai 3 ai 14 anni. Erano tutti entusiasti della nuova avventura, anzi, a dirla tutta hanno protestato di più nel 2017, quando abbiamo deciso di rientrare a Milano, tanto che un paio di loro sono voluti rimanere in Inghilterra per finire le scuole superiori o l’università».

Un vero e proprio genio del suo mondo e della sua materia, e questo ha fatto di lui in mille occasioni diverse il vero ambasciatore della Bocconi per il mondo.

«A un’università spetta il compito di coltivare il pensiero di base, inclusa la ricerca ‘teorica’ e quello “applied ” , con una forte attenzione al secondo aspetto, proprio per non incorrere nel rischio di trasformarsi in una torre d’avorio. Alla società e alle istituzioni spetta invece il compito di finanziare non solo ricerca direttamente applicabile ma infrastrutture e ricerca teorica perché solo generando nuove idee si possono trovare soluzioni innovative. Tra università e aziende devono esserci reali rapporti di partnership che tengano insieme entrambe le dimensioni».

Professore di Demografia presso l’Università Bocconi dal 2002 al 2012 (fino al 2005 Associato e successivamente Ordinario), Francesco Billari si è successivamente trasferito all’Università di Oxford in qualità di Statutory Professor of Sociology and Demography e di Direttore del Department of Sociology e Professorial Fellow presso il Nuffield College, rientrando presso la propria alma mater nel 2017.

«A Rostock mi sono proposto per quella che allora sembrava una posizione folle per i criteri italiani: leader di un gruppo di ricerca con un budget separato. Ma di fatto è il modello che avrebbe poi dato forma ai progetti dell’ERC, l’European Research Council. Serve puntare sulle buone idee e far crescere così i ricercatori. A Oxford, da direttore di Dipartimento si è responsabili tanto della parte accademica, quanto della parte amministrativa. Quindi ha significato fare un bagno di realismo nel dover gestire il trade off tra l’eccellenza accademica, che a Oxford si dà per scontata, e il budget. Oxford non può permettersi di pagare i salari di Harvard o Stanford, pur vendendo un pacchetto che è attraente e che viaggia costantemente nelle prime tre posizioni al mondo».

 

 

Il giorno del passaggio di consegne alla Presidenza della Bocconi, a conclusione del lungo e fruttuoso mandato di Mario Monti, presente anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il neo-Rettore rivolgendosi in prima persona a Mario Monti esordisce con un ricordo del tutto speciale.

«Permettetemi di condividere un ricordo che mi è rimasto molto impresso. Sono entrato in questa università come parte della magnifica “Leva 1989”. Al primo anno, Mario, ero tuo studente del corso di Economia Politica 1. Una mattina sei venuto a lezione e ci hai comunicato di essere stato nominato Rettore. L’allora aula Maggiore è scoppiata in un fragoroso applauso, che ovviamente non ha scalfito la tua leggendaria imperturbabilità. Chissà, forse eravamo consapevoli di essere testimoni di un passaggio storico. Un’emozione oggi, poi, per l’intera comunità bocconiana, che hai plasmato in più di trent’anni con la tua visione unica, ambiziosa, di impatto internazionale. La Bocconi compie 120 anni. Tra l’altro, metà di questi con la tua presenza, se contiamo il tempo trascorso dall’ingresso come studente. Hai deciso di lasciare la carica di Presidente della nostra università. Tuttavia, non te la caverai così facilmente, Mario! A dire il vero, sappiamo già che ci sarai comunque per noi. Come hai sempre fatto, con la tua ironia e il tuo attaccamento, e non solo attraverso il tuo nuovo ruolo nell’Istituto Javotte Bocconi».

Alle spalle, un amore infinito per la demografia, ed ecco che ritorna prepotente alla memoria dello studioso il suo interesse per la demografia già da quando era ancora bambino, la sua tesina di quinta elementare sulle lingue più parlate del mondo e per la quale studiò e mise insieme i dati di ogni paese, poiché “non esisteva una statistica già pronta”.

«I demografi sono stati molto bravi a comunicare la cosiddetta  “demografia lenta” , ossia quella che parte dall’idea che società sia caratterizzata da megatrend che cambiano molto lentamente. Ma esiste anche una demografia veloce: la demografia non è esogena, è anche conseguenza delle politiche. Tutto ciò che succede in Italia in termini di comportamenti delle famiglie dipende anche dalle decisioni politiche. Se vogliamo cambiare una popolazione, ripopolare un’area o rallentare lo spopolamento, dobbiamo pensare a migrazioni verso quei luoghi. Sento quindi il dovere, come demografo, di studiare e raccontare l’impatto della demografia veloce».

 

 

C’è un dettaglio della sua vita professionale e della sua carriera che viene fuori in ogni sua discussione, ed è il senso dell’appartenenza e dell’orgoglio di far parte della grande famiglia dei demografi, una sorta di lobby culturale da cui però può dipendere il futuro del mondo.

«Max Roser è un economista che ho avuto il privilegio di conoscere durante il periodo che ho trascorso lavorando all’Università di Oxford. È uno startupper delle idee e dei dati. Nel 2011, quando aveva 28 anni, ha fondato OurWorldinData.org, una piattaforma online che è ad accesso libero e che “presenta i dati e la ricerca necessaria per fare progressi”. Ogni mese diversi milioni di persone accedono alla piattaforma, usata da giornalisti, funzionari e politici. I dati oggi sono alla base della ricerca e quindi del progresso. Dobbiamo imparare ad usarli sempre meglio e soprattutto non averne paura».

 

 

Alle spalle di Francesco Billari c’è poi tutta la storia importante, affascinante e complessa della Bocconi, che oggi una delle principali università di ricerca e di insegnamento a livello europeo, specializzata in economia, management, diritto e scienze sociali, con un forte orientamento internazionale che si accompagna all’orgoglio per la sua tradizione e le sue radici italiane. Parliamo di un Ateneo che nasce nel 1902 per volontà di Ferdinando Bocconi, un lungimirante imprenditore, grazie alla sua generosa donazione in memoria del figlio Luigi, scomparso in guerra.

«I fondatori dell’Università Bocconi resero fin dall’inizio esplicita la loro visione di un istituto di ricerca indipendente, dove l’istruzione superiore in materia di economia e commercio sarebbe stata fondata su studi di alto livello, volti ad ampliare la conoscenza e contribuire al miglioramento della società.

La Bocconi ha a cuore la sua indipendenza e la libertà da ogni potere politico o economico esterno, e vede sé stessa come un’università culturalmente aperta, dove la varietà delle esperienze personali e dei background è apprezzata e incoraggiata, perché sono proprio tali differenze a favorire la conoscenza reciproca, la comprensione dei fenomeni sociali, lo sviluppo delle conoscenze e l’educazione dei futuri cittadini di un mondo globalizzato. In Bocconi le differenze di genere, etnia, religione, età, nazionalità, orientamento sessuale, abilità, status socioeconomico e provenienza geografica sono quindi particolarmente valorizzate e accolte in un contesto di rispetto reciproco».

Figlio della Bocconi in tutti i sensi, insomma. Quando si dice “Bocconiano” vuol dire proprio questo, questa fierezza nel raccontare sé stessi all’interno del Campus, questa condizione dell’anima nel pensare che il tuo Campus sia il migliore del mondo. E Francesco Billari lo fa con un trasporto e una passione fuori dal comune.

«Mi sento un professore prestato al servizio istituzionale e in questo ritengo che essere un accademico credibile sia fondamentale per essere accettato in questo ruolo. L’altro aspetto importante è che si tratta di un incarico a tempo: esaurito il mio mandato tornerò ad essere un docente e sarò io ad essere valutato. Resta però un compito delicato perché qui da noi ogni tre anni i tanti colleghi brillanti e competenti che abbiamo devono mettersi in gioco e sottoporsi a un processo di valutazione. E poi c’è l’altro aspetto dell’incarico: vincere la sfida per attirare i migliori ricercatori e docenti dall’estero. Vede, noi suddividiamo la valutazione in tre voci: ricerca, didattica e servizio. Per un docente in Bocconi è fondamentale eccellere nelle prime due: essere un ottimo ricercatore è indispensabile ma qui i professori non si faranno mai sostituire in aula. In più valutiamo anche il servizio, cioè quanto un docente si è messo a disposizione dell’università nei ruoli amministrativi. Quanto al giudizio degli studenti conta anche quello, naturalmente dev’essere però ponderato rispetto alla difficoltà di un corso, alla sua obbligatorietà e ad altri fattori».

Buon viaggio allora, professore. E soprattutto in bocca al lupo.

 

Pino Nano – Già capo redattore centrale della Rai

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