Il Papa e la “bandiera bianca”, quando il candore è candido

La colomba della pace tiene un ramoscello d’ulivo nel becco, non la bandiera bianca. Bianca come la veste candida che nella Chiesa cattolica il Papa soltanto può indossare. Non occorre essere papisti o antipapisti, cattolici, protestanti, ebrei o islamici, ma semplicemente umani per giudicare il pensierino di papa Francesco alla stregua di “voce dal sen fuggita”.

In effetti, l’inaccettabile esortazione ad alzare bandiera bianca, esortazione rivolta agli aggrediti Ucraini anziché ai Russi aggressori, deve essergli scappata proprio. Candore significa, pure, schietta semplicità, innocenza, purezza, ingenuità. Vogliamo interpretare così il pensierino del Papa? Non possiamo. E non solo perché “in claris non fit interpretatio”: quando l’espressione è chiara non deve essere interpretata. Se no, dovremmo dedurre che la parola ha tradito il pensiero: una deduzione irrispettosa verso un Pontefice che parla. Sappiamo che è inattaccabile quando parla ex cathedra ed afferma una verità di fede.

Ma qui non si tratta di una verità, né di fede, né d’altro. “Nescit vox missa reverti”: la parola detta non sa tornare indietro. Specialmente se a dirla è il romano Pontefice, che anche in ragione del “munus petrino” non può pentirsi mai di parole sfuggitegli in un momento di irriflessione. E tuttavia il pentimento, sebbene invano, c’è stato, per interposta persona.

Il povero cardinale Segretario di Stato ha dovuto esperire tutte le sue raffinate arti diplomatiche per spiegare che il Papa non aveva detto quel che gli altri avevano capito. Insomma nel mondo intero, stampa e televisioni, secondo il cardinale Parolin, avevano frainteso o, peggio, male inteso. Le spiegazioni, le smentite, le chiarificazioni vengono di solito lasciate alla Sala stampa vaticana. Questa volta, il giorno dopo, il compito è stato affidato addirittura al Segretario di Stato: “interpretare” Urbi et Orbi le parole del Papa, nientemeno!

Era indispensabile tentare di attenuare lo choc provocato dalle affermazioni apodittiche di un Pontefice, le quali, nell’occasione, sono apparse troppo schiette per sembrare oggettivamente candide. Il candore soggettivo, che dev’essere sempre concesso al Papa, per il tenore delle affermazioni è tuttavia apparso un’aggravante piuttosto che un’attenuante. Comunque, non è una scusante, come prova la sottovalutazione tentata dal cardinale Parolin.

Le anime semplici, quelle che evangelicamente stanno più a cuore alla Chiesa e non devono esserne confuse dai suoi ministri del culto, hanno capito che il Pastore stesse dicendo: “Fratelli ucraini, avete perso la guerra. Smettetela di combattere e morire per niente. Arrendetevi. Fatevi pacificare dai carnefici vincitori”.

Le anime semplici sono rimaste frastornate dall’indignazione degli Ucraini e dalla soddisfazione dei Russi. Contenti gli uni, scontenti gli altri, dalle stesse “inequivoche” parole del Papa. Un miracolo semantico che potrebbe spianargli la strada della santità.

 

Pietro Di Muccio de Quattro

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