“Foreigners Everywhere”, la 60/ma Biennale di Venezia

Freigners Everywhere è il titolo della 60/ma^ Esposizione Internazionale d’Arte che si svolgerà dal 20 aprile al 24 novembre 2024 ai Giardini, all’Arsenale a cura di Adriano Pedrosa e con gli eventi collaterali in vari luoghi di Venezia.

Il curatore Adriano Pedrosa, dal 2014 Direttore Artistico del Museu de Arte de São Paulo Assis Chateaubriand – MASP, è una figura di rilievo per aver progettato mostre di arte visiva su temi socio-antropologici. Il titolo, come dichiara il direttore artistico, trae ispirazione da lavori di Claire Fontaine.

 

 

 

L’artista collettivo, sorto nel 2004 a Parigi e con sede anche a Palermo, ha realizzato la scultura al neon di vari colori che riporta in diverse lingue le parole “Stranieri Ovunque”. L’espressione si ispira al nome di un omonimo collettivo torinese che nei primi anni Duemila combatteva il razzismo e la xenofobia in Italia. Un predecessore di questo genere di arte sociale è stato il collettivo Stalker/Osservatorio Nomade che, fondato nel 1995, ha lavorato sui territori marginali, percorrendoli, studiandoli, documentando problematiche esistenziali, schiacciamento dei diritti naturali come quello della casa, del lavoro, dell’igiene, dell’identità e altri. Il collettivo ha lavorato creando una rete di relazioni con studi, interventi, partecipazioni a biennali esportando il pensiero e la ricerca in tutto il mondo.

Nella visione del curatore l’opera d’arte si colloca in un mondo difficile, afflitto da crisi multi direzionali, dall’esistenza delle persone all’interno dei propri paesi al rapporto con la lingua, con se stessi e con la propria sessualità. La perdita di confine acuisce la percezione delle differenze e delle disparità condizionate dall’identità, dalla cittadinanza, dalla razza, dal genere, dalla sessualità, dall’economia povera e dalla ricchezza. “Il titolo Stranieri Ovunque può riferirsi a varie condizioni. Innanzitutto vuole intendere che ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto. In secondo luogo, a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri”.

Il pensiero del direttore artistico da cui il titolo della 60/ma Biennale crea immediato disorientamento per la sensazione di provocatoria cesura da una qualunque vita o storia.

Il titolo è inquietante: è nell’essere estranei a sé stesso consiste l’avventura della vita, come ci hanno insegnato i nostri padri filosofi, forse dai tempi di Diogene.

Nel 2016, Adriano Prosperi pubblica Identità. L’altra faccia della storia e intitola il primo capitolo Identità: uno, nessuno, centomila. Questioni di parole e di cose. La concezione di Pirandello, che lo storico enfatizza sollevando il piacere della scoperta degli strati del sé, si accosta al pensiero di Claude Lévi – Strauss. “Optando per la solitudine, l’artista si culla in un’illusione che può essere feconda, ma il privilegio che così concede a sé stesso non ha nulla di reale. Quando crede di esprimersi in spontaneità, di fare opera originale, di fatto risponde ad altri creatori passati o presenti, attuali o virtuali. Che lo si sappia o no, sul sentiero della creazione non si cammina mai soli”.

Un’altra opera che avrebbe potuto introdurre o ispirare le problematiche di identità e sessuali è il gruppo scultoreo, restaurato, del dio Pan che insegna al giovane pastore Dafni a suonare la siringa, esposto a Palazzo Altemps di Roma. La testa di fanciulla del giovane Dafni potrebbe far riflettere sull’armonia, che è un processo superiore e successivo.

Il gruppo Pan e Dafni è una replica romana dell’opera originale realizzata dallo scultore Heliodoros di Rodi attivo intorno al 100 a.C. .

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Le dichiarazioni di Adriano Pedrosa riportate dal sito esprimono il desiderio di aderire alla realtà e quasi di conferire all’arte di essere la sua seconda pelle:  nella Biennale Arte 2024 “si parlerà di artisti che sono essi stessi stranieri, immigrati, espatriati, diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati, in particolare di coloro che si sono spostati tra il Sud e il Nord del mondo. […]. La figura dello straniero sarà associata a quella dell’estraneo, dello stranger, dell’estranho, dell’étranger, e pertanto la Mostra si svilupperà e si concentrerà sulle opere di ulteriori soggetti connessi: l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk; e l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di tali artisti sarà il fulcro della Biennale Arte e costituirà il Nucleo Contemporaneo dell’Esposizione

La mostra del curatore, il Nucleo Contemporaneo,  accoglierà un Nucleo Storico con opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia,  dal mondo arabo, everywhere.

All’interno un Nucleo Storico sarà dedicato agli artisti italiani che nel XX secolo hanno costruito nell’altrove le loro vite e carriere professionali, interagendo con le culture locali svolgendo un ruolo significativo nello sviluppo.

Il progetto del curatore manifesta un impegno sociale poetico, con attenzione a problematiche umane narrate. Forse l’arte diverrà altro tra intelligenze artificiali e sue applicazioni. Per raggiungere nuove frontiere c’è bisogno di raccontarsi, ma come? Certamente non con nazionalismi post-coloniali o manifestazioni di solidarietà terzomondista senza possibilità di soluzioni. Il concetto di altre frontiere racchiude ambiguità. Con il Novecento sembra si sia conclusa la ricerca della spiritualità, e nel nuovo Millennio lo spazio dell’animo è diventato un nuovo territorio di conquista.

La Mostra Internazionale d’Arte è la più importante nel mondo. La 60/ma Biennale Foreigners Everywhere sta suscitando interesse in virtù delle problematiche emerse nella 59^ Biennale di Venezia, in cui scenari di guerra, interruzioni, squilibri geopolitici hanno mutato il panorama artistico. Nuove sensibilità disarticolano la genesi dei processi creativi tra finzione e verità dell’arte.

 

Vittoria BiasiGià Docente di storia dell’arte contemporanea nell’Accademia di Belle Arti di Firenze, saggista, critco teorico.

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