Che cosa succede nel Basso Salento? È allarme su tutta la linea

Sin dallo scorso dicembre! Impressionante “santabarbara” con una serie di incendi, attentati a Istituzioni, aziende, imprenditori, in un’area a rischio di spopolamento. E con la specificità di Casarano, presa di mira; da importante polo calzaturiero a vittima seriale del crimine. L’attenzione degli inquirenti è ora posta su altri 12 comuni del Basso Salento (di competenza della Compagnia dei Carabinieri di Casarano), chiamati a reagire

L’infervorato ma anche paludoso dibattito che riguarda la cosiddetta “autonomia differenziata”, solo a voler considerare la cornice del disegno di legge che s’intende portare avanti e che già ha scatenato furibonde prese di posizione soprattutto dalle regioni meridionali, dovrebbe far emergere l’urgenza di dover affrontare, tra l’altro, il tema del crimine presente sul territorio; in alcuni casi il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata anche nell’amministrazione pubblica.

Di questo certamente, si dovrà tenere conto e preoccuparsi con l’impianto di detta tentata autonomia. Sempre che non venga affondata per manifesta incapacità di chi s’è messo in testa di regolarne a casaccio il processo che, in una parola, dovrebbe puntare alla redistribuzione delle risorse, così come da decenni viene richiesto da più parti. E si parla di sanità, trasporti, infrastrutture. Cosa che riguarda soprattutto il Sud, poiché non mancano altre aree marginali e depresse nel nostro Paese.

E, comunque, resta il tema della malavita, che rischia di vanificare ogni possibile processo di sviluppo, a partire dalle possibilità che potrà fornire il sempre invocato Pnrr. Ma, si può dire, il gong è suonato proprio con quanto succede da mesi nel Basso Salento, con una impressionante serie di attentati che hanno stravolto intere comunità; diversi Comuni presi di mira e dove la presenza della Scu (Sacra Corona Unita) è segnalata per una sorta di nuovo radicamento. Però si naviga con grande difficoltà da parte degli stessi inquirenti di fronte allo stillicidio (mai termine più adatto!) di attentati a cose e persone, a figure istituzionali prese di mira. Sin dallo scorso mese di novembre (!). Con la specificità dei roghi, elemento che induce a dare una qualche lettura dell’azione criminale.

Si ricorda che non è del tutto nuovo l’interesse del crimine per quest’area, il Basso Salento (esplicitamente, il Salento tutto) che da tempo ha scoperto il turismo, una delle attività su cui può maggiormente contare. Ma che pur sempre resta una delle aree più povere del Paese, con piccoli e piccolissimi Comuni a rischio di spopolamento. Soprattutto nel Leccese, con scarse risorse, trasporti fermi a cinquant’anni fa, dove alcuni Sindaci (è il caso del nuovo Comune costituitosi  Presicce-Acquarica), si danno da fare e offrono alcune migliaia di euro a quanti intendono trasferirsi nei loro Comuni (per la cronaca, l’unione dei due Comuni, per l’appunto, Presicce e Acquarica  approvata dalla Giunta regionale della Puglia nel 2018, dopo l’iniziale entusiasmo, pare non aver dato grandi risultati).

Resta il dato che, dietro la lunga scia di attentati, c’è chi intravede una vera regia criminale, l’assalto alle attività produttive nelle loro varie articolazioni (strutture, servizi, eventi, mala gestio  del “suolo pubblico”). La prudenza degli inquirenti è servita solo a capire come stroncare il fenomeno e quali strumenti mettere in campo. Non sono, queste, supposizioni. Le stesse indagini mai tralasciate, sembrerebbero indirizzare verso l’estorsione come reato più esercitato.

E si tratta di attentati, in alcuni casi a strutture turistiche, che in questo periodo (e, dunque, con l’approssimarsi della stagione), rischiano di comprometterne a lungo l’attività. E che fanno dire: “Cosa succede nel Basso Salento, a Casarano in particolare?”. Si insiste proprio per la pericolosità degli eventi, niente di paragonabile rispetto al passato, quanto a intensità. Sfida aperta alle Autorità, all’intera collettività, se si contano a decine, e sempre nelle stesse località, raid incendiari, intimidazioni, fucilate. La strategia dei roghi è iniziata con gli incendi che in una sola notte hanno divorato ben undici mezzi. In fiamme sono andati cinque auto compattatori di un’azienda che gestisce la raccolta dei rifiuto nell’Aro (Ambiti di Raccolta Ottimale che comprende ben sette Comuni). Ancora: andati in fumo cinque mezzi di una concessionaria, pronti ad essere immessi sul mercato, ma non hanno trascurato di incendiare tra le tante auto, quella intestata a un calzaturificio della zona. Per alimentare il fuoco, non hanno poi trascurato di prendersela con la villa di un imprenditore nel settore dell’agro-alimentare. Poi s’è completato con le bombe-carta.

La situazione è considerata di massima gravità, se un’autorità in materia di lotta alla criminalità organizzata, Francesco Mandoi, ex Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia (nei lavori del convegno ha trovato il modo di “smontare” la riforma Cartabia, criticare la proposta del Governo contro le intercettazioni e a favore dei condoni per gli evasori fiscali e l’impunità per gli amministratori pubblici corrotti) ha proposto sulla legalità una rete di associazioni contro ogni crimine, sollecitando l’adozione di una strategia sovracomunale in grado di far convergere le energie disperse sul territorio. Insomma, un forte contrasto al malaffare e impegno da parte dei cittadini, tra i quali bisogna annoverare la sempre presente associazione Libera e il prete antimafia Don Antonio Coluccia.

È poi successo che, pur dinanzi alle migliori intenzioni, cioè quelle di combattere il crimine, non siano mancati  dissapori e, forse, sottovalutazione. Sì, perché l’opposizione in consiglio comunale di Casarano ha protestato per non essere stata chiamata al tavolo allargato, presente il prefetto di Lecce Luca Rotondi, con la convocazione straordinaria del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza (*). Eppure, la stessa opposizione ricorda che era in atto da tempo (si presume, da dicembre!) un percorso per giungere alla convocazione di un consiglio intercomunale sullo stesso tema della sicurezza. Una partenza così e così, che rischia di ingenerare più dubbi che certezze.

Non tutto, però, nell’area geografica considerata, è incendio e sparatorie che attentano alla vita delle persone.

Altri reati non sono meno pericolosi per la loro pervasività, con le Forze dell’Ordine, giudici e magistrati continuamente sotto pressione. E s’è trattato di scandali da prima pagina nazionale, devastanti per gli effetti prodotti. Da quello delle “Case Popolari” di Lecce (oggi Arca) dove le case venivano assegnate un po’ a tutti… fuorché  a quelli cui realmente toccavano! Coinvolti politici di rango e amministratori.

Poi c’è stato il “sistema –Cariddi” a Otranto, la “città martire” (indagine “Re Artù”, con i due sindaci, fratelli Cariddi entrambi poi arrestati), imprenditori, politici al centro di un vasto giro di “utilità”, dal voto di scambio, alla corruzione, “redattori” di un “personale” PUG. Una sessantina di nomi rinviati a processo. Accuse contestate a vario titolo: “associazione a delinquere finalizzata al compimento di plurimi delitti contro la P.A, la fede pubblica e l’amministrazione della giustizia, corruzione elettorale, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, frode in processo penale e depistaggio, nonché turbata libertà degli incanti, truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea”.

Ma su tutto, nell’Olimpo della storia criminale raccontata su questo lembo d’Italia, spicca un magistrato che ha infangato il suo ruolo. È il caso del giudice Emilio Arnesano, al centro di una vicenda meritevole di essere riportata in ogni aula di tribunale. Sessantaquattrenne, assatanato di sesso, tanto da “svuotare” l’armadietto  dell’Asl di viagra, fornitogli da un medico compiacente, il pm Emilio Arnesano è stato al centro di uno degli scandali più gravi che la storia locale ricordi. Così dal gip Amerigo Palma, al termine dell’udienza di convalida che poi condurrà all’arresto: “Può essere considerato un criminale molto versatile in quanto abituato ad abusare di qualsiasi potere gli sia attribuito. Ciò dipende che non ha rispetto della legalità: l’intero sua condotta è piegata esclusivamente al raggiungimento di scopi illeciti a commettere favoritismi a favore di conoscenti e amici”. In un altro passaggio si parla di “vendita delle funzioni giudiziarie in cambio di diverse utilità”.

E sotto con le nefandezze contestate, che gli sono costate 10 anni di reclusione nel processo di secondo grado “Favori e Giustizia”. La cronaca: si fa “circondare sessualmente” (da intercettazione), da una avvocatessa che per utilità si offre e contraccambia chiedendogli continui favori: dalla richiesta apparentemente semplice di far vincere un concorso a una giovane collega, all’intervento richiesto per un suo cliente (dell’avvocatessa), accusato di detenzione di armi clandestine, a un altro ancora per la grave violazione di un detenuto (condannato a 22 anni) che non rientra dal permesso.

Per quanto riguarda, poi, il caso della giovane praticante che doveva partecipare al concorso (poi …vinto) e che è stata preventivamente “preparata” dall’avvocatessa, le si consiglia di presentarsi bene all’incontro con Arnesano. La giovane praticante ha qualche dubbio: “Non ho capito, non è che debbo bloccare le avances?”. E chiede, poi, se deve andare “per gradi”. L’avvocatessa risponde con calma: “No, vattene conciata, perché tieni conto che Arnesano si butta, eh. Cioè, si butta!”. Tutto intercettato.

A confermare l’inclinazione sessuale extra del pm Emilio Arnesano (ma in questo caso non c’è stata la prova del nove), venne richiamato un vecchio episodio che, messo poi in relazione alle sue più recenti performance acquistò nuova luce. Correva l’anno 2002, quando sul lungomare di Porto Cesareo, la frequentata marina del Leccese, si volle fare omaggio all’attrice ed ex modella Manuela Arcuri, allora assidua frequentatrice di quella località, di una statua in gesso dalle forme “generose”. Iniziativa che ha sempre suscitato contrasti e lazzi e la si è ritenuta anche abusiva (per un periodo fu anche rimossa, su pressione, pare, di alcune mogli dei pescatori del luogo, preoccupate dal fatto che i loro mariti si  …distraessero di fronte a tanta bella vista).

Anche in quella occasione c’è di mezzo il giudice Emilio Arnesano che, non si sa a quale titolo (forse per l’abuso edilizio), convocò l’attrice come “persona informata sui fatti”. L’Arcuri, però, non si presentò e ora viene detto che fece bene a farlo. C’era la concreta possibilità – osservarono – che la bella e procace attrice finisse tra le sue grinfie”.

(*) Mercoledì 22 febbraio al Comune di Casarano, presente il prefetto Luca Rotondi, si è poi tenuto il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, allargato alla presenza dei sindaci del territorio. Un importante appuntamento per ribadire il forte contrasto alla criminalità. Rotondi ha chiamato tutti all’erta, con la frase che dà il senso della situazione: “Diamo una forte risposta, ma senza la collaborazione dei cittadini, tutto diventa più difficile”.

 

Luigi NanniGiornalista

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