Autonomia differenziata delle Regioni, lo strano caso del dossier del Senato. Ovvero parlare alla suocera perché la moglie intenda?

Mette le cose in chiaro, con questo corsivo, un Direttore emerito del Senato, che conosce molto da vicino meccanismi e riti dell’iter parlamentare delle leggi

Con chi ce l’hanno i leghisti?

Con il Servizio del bilancio del Senato della Repubblica, accusato di aver redatto un dossier critico sulle implicazioni finanziarie dell’autonomia differenziata delle Regioni. La differenziazione delle funzioni costituisce una fissazione, anzi l’ossessione del partito del Nord. E si capisce il perché. È la variante prodromica del sogno secessionista mai abbandonato.

I leghisti sanno bene che il regionalismo differenziato, in soldoni, significa che le Regioni settentrionali si tengono grosso modo i tributi incassati sul territorio. E sanno pure che le Regioni meridionali meno favorite non amano il regionalismo differenziato per la stessa ragione. Ora che, favoriti dagli accordi di governo, hanno potuto improvvidamente avviare il complesso procedimento legislativo per realizzare il loro obiettivo strategico, sono diventati sospettosi. Intravedono complotti e boicottatori dappertutto, persino nel Servizio del bilancio del Senato della Repubblica, che avrebbe diffuso uno studio sul disegno di legge del ministro delle Regioni impegnato allo spasimo nell’impresa storica di disarticolare l’Italia che gli spiace assai. Insinuano e accusano che una manina abbia lasciato trapelare il dossier per rallentare se non boccare la riforma.

Sia come insinuazione, sia come accusa, l’idea è semplicemente ridicola, non solo perché di ogni progetto di legge i Servizi del Senato e della Camera redigono, appunto, i dossier di documentazione, che sono preziosi strumenti di lavoro dei senatori e deputati, ma anche perché i dossier non sono affatto “segreti”. Essi costituiscono un punto di vista legislativo e dottrinario, una elaborazione neutrale dei consiglieri parlamentari, che non sono “al servizio” di questo o quel partito o gruppo parlamentare, e men che meno dei membri del governo, bensì dell’istituzione rappresentativa in quanto tale.

I dossier, peraltro, non hanno lo scopo di magnificare o semplicemente approvare le intenzioni e i testi legislativi. Hanno invece di per sé la funzione di lumeggiare le incongruenze, i precedenti, gli aspetti implicati e connessi dei progetti esaminati e di metterne in evidenza la fattibilità anche in termini di conseguenze finanziarie.

Quindi, a ben vedere, la tirata dei leghisti dentro e fuori il governo contro il dossier del Senato, guarda un po’ presieduto dall’esponente di un partito freddo verso l’autonomia differenziata, suona meno come una rampogna ai consiglieri redattori del dossier, i quali hanno fatto e bene il loro dovere, che un avviso o peggio una diffida agli oppositori palesi e occulti del progetto leghista. Insomma i leghisti rimproverano la suocera innocente (un ufficio del Senato, sic!) per ammonire la moglie capricciosa (gli alleati) a rispettare lo scambio presidenzialismo versus regionalismo che si erano promessi sull’altare programmatico all’atto del matrimonio di governo.

 

Pietro Di Muccio de Quattro

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