
L’atroce gaffe della Bbc su Auschwitz
La più prestigiosa emittente britannica sostiene che il campo di concentramento fu liberato dagli “alleati”. Ma le cose non stanno così
La più prestigiosa emittente britannica sostiene che il campo di concentramento fu liberato dagli “alleati”. Ma le cose non stanno così
Il 25 gennaio saranno 9 anni dalla morte di Giulio Regeni, una morte atroce, sopraggiunta dopo giorni di torture e del cui motivo sappiamo ancora poco, mentre le versioni si alternano e si assommano, le indagini proseguono e si arrestano e di assolutamente certo (malgrado sia stato avviato un processo in Italia) ci sono solo le torture e la morte.
Lo consideravano uno “spirito maledetto”, venne malinteso da una critica feroce. Ma la sua realtà artistica è ben altra cosa, dove anche gli alberi conoscono il dolore. Il museo britannico ora dedica al pittore olandese una mostra esclusiva
Il rapporto di una analista internazionale tra geopolitica e storia
Seconda parte della ricerca
Prima parte di una ricerca
Un rapporto particolareggiato sulla situazione dei Paesi Baltici e sulla loro storia recente
L’attacco militare allo Yemen di USA e UK contro gli Houthi, sostenuti da Teheran, che ostacolavano il passaggio delle navi mercantili nel Mar Rosso dopo l’esplodere del conflitto tra Israele e Hamas, ha allargato il fronte di guerra mediorientale già inasprito dall’assassinio in Beirut, il 2 gennaio 2024, di Saleh al-Arouri, importante leader politico di Hamas, e di altre 6 persone che erano nello stesso ufficio, seguito il giorno successivo dalla strage di Kerman, in cui, durante la cerimonia di commemorazione di Qasem Soleimani (il generale iraniano assassinato dagli USA in Iraq quattro anni fa) hanno perso la vita almeno 84 persone. L’Iran, il più accanito oppositore della presenza occidentale in area mediorientale, nemico dichiarato degli Stati Uniti, sostenitore della causa palestinese e della necessità di eliminare Israele dalla carta geografica per ora, tuttavia, non si lascia coinvolgere direttamente. Il livello di arricchimento del suo uranio è ai limiti della produzione di bombe atomiche, ma non è ancora in grado di produrne. Qualora riuscisse a divenire una potenza nucleare, il Paese sciita potrebbe diventare una temibile minaccia per gli interessi occidentali in Medio Oriente. Difficile credere che proprio l’Iran, il Nemico per eccellenza di Stati Uniti e Israele, fino a pochi decenni fa fosse uno dei più accreditati e fedeli alleati delle due potenze occidentali. Circondato da nazioni arabe votate alla sua distruzione, Israele si era rivolto alla Persia (Paese musulmano indo-europeo), governata dal 1925 (dopo il colpo di Stato del 1921 ordito dai britannici) da Reza Shah Pahlavi, sciita dei Mazanderani, che aveva definitivamente deposto la dinastia Qajar. La situazione, fattasi precaria con l’elezione democratica (1951) del primo ministro Mohammad Mosaddegh, che aveva nazionalizzato il petrolio iraniano, era stata nuovamente rovesciata (1953) da un altro colpo di Stato anglo-statunitense. Le così chiamate “Operazione Ajax” (USA) e “Operazione Boot” (UK),
Gaza, una prigione a cielo aperto governata da Hamas, che ne ha preso il controllo dopo che Israele nel 2005 si è ritirato dall’interno del territorio, è sempre più un cumulo di macerie sotto il fuoco israeliano. La tregua per lo scambio di prigionieri (i civili israeliani rapiti a seguito dell’attacco del 7 ottobre 2023 e i palestinesi trattenuti nelle carceri dello Stato ebraico) è durata poco. Un sanguinoso attentato a Gerusalemme, rivendicato da Hamas, vi ha posto fine. Il “problema palestinese” che giaceva sopito da troppo tempo è tornato alla ribalta. Israele non era ancora nato che già la sua esistenza era in pericolo. Come un figlio non voluto che deve essere abortito ad ogni costo, gli arabi di Palestina hanno fatto di tutto per espellerlo dall’alveo dei loro Padri prima ancora che il progetto sionista potesse concretizzarsi e diventasse, al di là del sionismo, la realtà di un popolo che ritrova un lembo di terra dopo duemila anni di esilio. Nel 1896 il trentaseienne Theodor Herzl, ebreo austro-ungarico, nato a Budapest, scrive il suo “Der Judenstaat”. É una ricerca approfondita che, sulla base di una revisione storica di quanto occorso dopo la diaspora del 70 d.C., conclude che non ci sarà mai pace nel mondo per gli ebrei, sottoposti a vessazioni umiliazioni emarginazioni assassinii e massacri ovunque si siano stabiliti, fino a quando non si costituiranno come un vero popolo su un pezzo di terra riconosciuto come loro Stato. Nasce, non senza fortissime obiezioni da parte sia degli ebrei laici che degli ortodossi (che vedono solo nell’atteso Messia la realizzazione di un ritorno), il progetto sionista che individua nella Palestina il luogo di elezione. Appoggiandosi alla comunità ebraica (100.000 ebrei residenti) che non ha mai lasciato quella terra e che sotto i musulmani ha dovuto per secoli versare
Storia di una odissea plurimillenaria. Un breve excursus sulla storia recente
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