Politica

Astensionismo, capire il perché e come rimediare

L’astensionismo cresce ad ogni tornata elettorale, dovremmo cercare di capire il perché e trovare un rimedio a questo male. Alle elezioni regionali in Abruzzo e alle elezioni regionali in Sardegna un elettore su due non è andato a votare. Lo scorso anno nel Lazio il 63 per cento degli elettori ha disertato il voto. Questa diserzione dal voto non dipende dal tipo di consultazione, dallo scarso appeal delle Regioni, altrimenti non si ripeterebbe nelle elezioni nazionali. Ricordo, al riguardo, che alle elezioni per il rinnovo del Parlamento nel 2022, quando ha vinto il centro destra, un elettore su tre non ha partecipato al voto. Nel frattempo molti analisti si interrogano sulle cause che hanno determinato simile situazione. Non c’è dubbio che la legge Calderoli e poi Rosato, con cui si è privato l’elettore della capacità di scegliere chi mandare in Parlamento, ha accelerato e consolidato questo trend negativo. Non mi entusiasma la proposta del Governo Meloni di introdurre il presidenzialismo nel nostro ordinamento con due Presidenti, uno eletto dal popolo, e un eletto dal Parlamento in seduta comune senza che si chiariscano bene le relative competenze. C’è un lamento collettivo che in varie occasioni emerge. “Non ci sono più i partiti di un tempo” Affermano in tanti. Ed è vero. Quei partiti a cui erano iscritti milioni di cittadini elettori, quei partiti che celebravano i loro congressi ogni tre anni (congressi provinciali, regionali e nazionali) con assemblee assai partecipate dove si discutevano mozioni, si approvavano documenti che diventavano linee di comportamento per chi era impegnato nelle istituzioni pubbliche, quei partiti che tangentopoli ha spazzato via nel 1992 spianando la strada ai partiti personali ai partiti imperiali dove c’è un principe e mille cortigiani, quei partiti che hanno contribuito a far crescere il nostro Paese a tutti i livelli, non ci sono più. Ai giovani di

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Economia

La sveglia di Draghi all’Europa

Doveva fare il nonno, il pensionato, una riserva della Repubblica, e invece a pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo Mario Draghi, incontrando a Strasburgo i Presidenti delle Commissioni, si sfoga per i ritardi con cui procedono alcune decisioni.       “All’Ecofin informale di sabato scorso mi hanno chiesto qual è l’ordine in cui le riforme andrebbero realizzate . Ebbene io non ho idea dell’ordine migliore, però vi posso dire questo: per favore fate qualcosa. Scegliete voi l’ordine e fate qualcosa; non potete passare altro tempo dicendo no a tutto!” No agli Eurobond, no al debito comune, no alla fiscalità condivisa. Bruxelles frena su tutto. Frena perfino sugli investimenti che secondo l’ex presidente del Consiglio sono necessari e urgenti per rilanciare l’economia. Anche per questo Mario Draghi quando si creano le condizioni si mette a pungolare la UE  con osservazioni puntuali e documentate. Del resto lui è la persona che Ursula von der Leyen ha incaricato di trovare il sistema  per rilanciare la competitività  europea stando al passo con le economie di USA, CINA, INDIA.       Draghi così si mette a consultare esperti, incontra economisti di rango, forma una squadra di alto livello a Francoforte per scuotere il Palazzo del potere economico. Non è tanto una questione di soldi facendo capire che la sua attenzione èsoprattutto rivolta a rivisitare le regole avviando nella UE riforme strutturali. “Il mondo va avanti,  la UE è bloccata. Come possiamo competere se paghiamo l’elettricità  tre volte tanto  gli  USA, e  il gas cinque o sei” Per Draghi quindi è giunto il momento per migliorare e aumentare la spesa pubblica per sostenere  anche gli investimenti privati  nelle innovazioni. “Sono obiettivi  trasversali,   destra e sinistra  non c’entrano.” Economia verde, digitalizzazione, intelligenza artificiale,  transizione, controllo del clima: sono questi i campi di battaglia  futuri ! Occorre che la politica si affretti a scegliere gli strumenti necessari ad affrontare una nuova stagione sapendo che per mostrarsi all’altezza dei tempi occorre che alla

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Economia

Competitività sistema Italia, come recuperarla. L’associazione ex Parlamentari della Repubblica offre questo contributo

Nel corso dell’incontro della Commissione Economia e Finanze dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica svoltosi lo scorso 14 giugno è emersa la necessità di dare un contributo partendo da questa premessa: dal 1992 l’Italia è sempre meno competitiva. Questi sono alcuni stralci dagli appunti per il lavoro della Commissione Economia e Finanze dell’Associazione ex Parlamentari della Repubblica, a firma di. Luigi Grillo (già parlamentare della Dc e poi del Popolo delle Libertà. Deputato, senatore, questore del Senato, presidente di Commissione e sottosegretario al Bilancio con delega per la Finanziaria)

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Politica

Verso il voto – Programmi elettorali

In questi giorni i due principali schieramenti politici hanno presentato il loro programma elettorale. I punti qualificanti del centro sinistra sono: Ius scholae, salario minimo, stipendi più alti agli insegnanti, rifiuto del nucleare, ingenti tasse su trivelle e rigassificatori, no alla riforma presidenziale. Se dovesse prevalere questa linea è garantito il nostro “ordinato declino”. Sono davvero questi i problemi del nostro Paese? Ben venga la cittadinanza ai figli degli immigrati che hanno dimostrato di essersi inseriti nel nostro tessuto economico e culturale, ma non si risolve con questo il problema della mancata integrazione. Salario minimo ben venga, ma non è questa una svolta, visto che c’è già di fatto, poiché i contratti  di settore coprono l’85%  dei lavoratori. Il problema è semmai il lavoro nero, ma il PD non può affrontare la questione perché la soluzione sta nella fine del contratto unico per tutto il territorio nazionale. Gli stipendi degli insegnanti sono effettivamente da aumentare (utile slogan per il PD che ha largo consenso in questa categoria) ma non sono certo il problema più importante di una scuola che da tempo non forma più i giovani in modo efficace, con il giusto mix di preparazione intellettuale e avvio al mondo della professionalità. Come interpretare poi nel contesto geopolitico attuale la rinuncia all’energia nucleare se non come una irresponsabile concessione alla sinistra verdista  e un favore indiretto a Putin ? Il programma del centrodestra A fronte di tutto ciò c’è il programma del centro destra che propone la riforma della giustizia, la riforma del sistema di governo in senso presidenziale, dice sì ai rigassificatori, ai termovalorizzatori, al nucleare. Non possiamo negare la presenza di iniziative volte al consenso, ma anche questo  fa parte sempre del gioco della politica. Ma ci sono soprattutto riforme vere e necessarie per la crescita. Prima di

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Economia

La prossima battaglia politica in Ue sarà su Maastricht e patto di stabilità

La battaglia ingaggiata dai partiti per la conquista del Quirinale non può distrarci da alcune tematiche assai importanti che condizioneranno il futuro del nostro Paese sotto il profilo economico e sociale. Joachim Nagel,  neo Presidente della Bundesbank, all’atto del suo insediamento ha prospettato dubbi sul carattere transitorio  dell’aumento dell’inflazione  che finora  è stato il leitmotiv della comunicazione della BCE. Nagel ha detto di vedere il rischio  che il tasso di inflazione possa rimanere più alto di quanto fin qui previsto, ritenendo che  l’aumento  dei prezzi  non sia dovuto  soltanto a cause straordinarie destinate a rientrare. Al di là dell’Oceano, la FED  ritiene che ormai non possa più parlarsi di un’inflazione in aumento transitorio data l’impennata  che si è ora ulteriormente registrata. In tale contesto,  che dovrebbe suggerire comportamenti prudenti a livello di politica di bilancio, soprattutto sul versante dell’aumento della spesa pubblica, il Parlamento ha approvato una legge finanziaria esageratamente  generosa  con una quantità sproporzionata di  spese correnti e un effetto espansivo quadruplo rispetto a quello di altri Paesi come Francia,Spagna, e doppio  rispetto alla Grecia. Appena approvata la  Finanziaria, i leader politici  hanno cominciato a discutere  di un disavanzo aggiuntivo con la scusante dell’intensificarsi dei contagi. Si è creato  un intreccio tra allarme sanitario, mobilitazione emotiva dell’opinione pubblica, litigi sulle misure di contenimento  e di profilassi, concordia  sulle maggiori spese in debito dello Stato, in un Paese che – occorre sempre ricordare – ha il più alto debito pubblico in Europa. Tutto ciò è accaduto nonostante i rilievi  fatti dalla Commissione  Europea. Dopo una settimana dall’approvazione della Finanziaria, i gruppi parlamentari hanno approvato un ordine del giorno che impegnava il Governo  ad aumentare il disavanzo con ulteriori spese correnti. In questa iniziativa un ruolo di traino l’hanno assunto i gruppi parlamentari del Movimento Cinque Stelle e della Lega. Il

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