Voci da Washington: “Harris? Rafforzerà tutte le alleanze”. “Trump? In tv vedete il personaggio, non il politico”

Gli Usa e il mondo a seconda di chi uscirà vincitore dalle elezioni. In esclusiva le dichiarazioni dei principali senatori democratici e repubblicani. Parlano Mark Kelly, Marco Rubio, Chris Coons, Lindsey Graham, Ben Cardin, Josh Hawley: “L’ex presidente sosterrà sempre Netanyahu”. “Se sarà eletta Kamala non lascerà prevalere Putin”

“Kamala Harris è stata un magistrato autorevole ed è anche stata un’eccellente senatrice. In politica estera rafforzerà tutte le nostre alleanze, come per altro ha già fatto nei quattro anni passati con Joe Biden. Kamala rappresenta il futuro degli Stati Uniti”. Sarà anche solo ottimismo, ma si mostra enfatico il senatore Mark Kelly, l’ex astronauta che ad un certo punto era in ballo come possibile candidato alla vicepresidente al fianco di Kamala (alla fine la partita, come si sa, è stata vinta da Tim Walz). Ebbene, a poche ore dalla conclusione delle operazioni di voto e con i sondaggi che danno i due contendenti praticamente appaiati, abbiamo fatto un giro di pareri tra alcuni dei protagonisti di questa agitata e complessa fase della politica americana.

Ed è in particolare sul rapporto degli Usa con il resto del mondo che da Washington vengono indirizzati i messaggi più urgenti.

Il senatore democratico Mark Kelly
Il senatore democratico ed ex astronauta Mark Kelly

Cardin e Coons: “Gli Usa saranno i leader delle democrazie”

“Kamala Harris non solo non lascerà prevalere Vladimir Putin in Ucraina, ma costruirà alleanze nella zona indo-pacifica, in Africa e Sud America. Si dedicherà anche al problema del surriscaldamento globale. Gli Stati Uniti saranno il leader delle democrazie nel mondo”: non ha dubbi il democratico Ben Cardin, presidente della Commissione affari al Senato Usa, su chi vincerà la corsa alla Casa Bianca. Ma soprattutto gli preme dare indicazioni – o rassicurazioni, dipende dai punti di vista – sulla direzione che prenderanno gli Stati Uniti rispetto alle grandi sfide globali che si sono aperti su tutti gli scacchieri. “La politica interna dell’amministrazione Harris sarà diversa da quella di Joe Biden, invece quella estera sarà molto simile”, insiste.

Daniele Compatangelo di fronte alla Casa Bianca
Daniele Compatangelo di fronte alla Casa Bianca

 

Ecco quel che ha detto ai nostri microfoni Chris Coons, co-presidente della campagna della candidata democratica nonché leader della Commissione etica del Senato: “Kamala Harris continuerà la politica estera intrapresa dal presidente Biden e rafforzerà le nostre alleanze, come ha ribadito tempo fa alla Conferenza di Monaco. Gli Stati Uniti sono parte integrante della Nato, sosterranno sempre l’Ucraina e rispetteranno i valori dell’alleanza atlantica”.

Graham: “In tv vedete solo un personaggio, non il politico”

Paradossalmente (o forse non poi così tanto) tendono a voler essere rassicuranti anche i messaggi che arrivano dall’altro campo. Uno dei più fedeli alleati di Donald Trump al Senato, Lindsey Graham (a poche ore dal voto ha attaccato la compagna di partito Liz Cheney, colpevole di aver scelto di sostenere Kamala Harris, di aver “svenduto il mondo conservatore”), spiega che l’ex tycoon quando era alla Casa Bianca “è stato un repubblicano molto tradizionale, quello che vedete in tv è solo un personaggio e non il politico”.

Donald Trump Kamala Harris
Il dibattito tv tra Donald Trump e Kamala Harris visto a Portland, nel Maine

 

E allora, cosa aspettarsi da The Donald? Graham la spiega così: “Trump fa bene a mettere in discussione l’attuale status quo con gli alleati, in modo da migliorare l’alleanza. Vedete, il trumpismo è una sorta di populismo che si fonde con la tradizionale filosofia del partito repubblicano: Trump è un repubblicano tradizionale quando parla di economia, mentre quando parla di politica estera è più vicino a populismo. Per esempio, quando dice America first non intende solo gli Stati Uniti, intende dire che tutti gli alleati devono contribuire nello stesso modo e non aspettarsi che gli Stati Uniti si prendano sempre a carico la spesa. Solo il tempo potrà dirci se il trumpismo rimarrà solo un momento passeggero con Trump o se invece, continuerà anche dopo di lui. Forse, con il tempo, il partito repubblicano prenderà il meglio di Reagan, di Bush e di Trump”.

Rubio: “Trump sosterrà Netanyahu in qualsiasi scelta”

Sul fronte mediorientale, è il senatore Marco Rubio, attuale vicepresidente della Commissione intelligence (e anche lui in corsa come possibile vicepresidente, poi battuto da JD Vance), a indicare la via maestra di una eventuale amministrazione guidata dall’ex presidente repubblicano: “Trump è un grande sostenitore di Israele e fornirà tutte le armi di cui Benjamin Netanyahu ha bisogno, del quale sosterrà qualsiasi scelta”.

Marco Rubio
Il senatore repubblicano Marco Rubio

 

Hawley: “Trump ha scelto Vance, non gli volterà mai le spalle”

È invece un altro trumpiano di ferro, il senatore Josh Hawley, a spiegare la scelta di JD Vance come running mate dell’ex tycoon: “JD Vance riflette la posizione politica del presidente Trump, è la sua ombra. Non a caso Donald ha scelto un vice giovane, di appena 38 anni, che non lo contraddirà mai e che farà tutto quello che gli verrà detto e che condivide le sue stesse idee politiche, come imporre dazi, proteggere la manodopera e la produzione made in America, e riportare negli Stati Uniti, quelle aziende americane che hanno scelto di produrre in Paesi dove la manodopera costa poco. Grazie a questa politica aumenteranno anche i posti di lavoro”.

E ancora: “Trump ha voluto scegliere il senatore Vance perché sa che non gli volterà mai le spalle, come invece aveva fatto il suo vice Mike Pence, quando Trump era presidente”, assicura Hawley.

Argomento quanto mai spinoso: da vicepresidente Pence si rifiutò di seguire la linea del presidente uscente, secondo cui non avrebbe dovuto certificare i risultati elettorali del 2020, concedendo così la vittoria a Joe Biden. Per questo motivo fu preso di mira dai manifestanti ultraconservatori durante la marcia del 6 gennaio 2021, culminata con l’assalto a Capitol Hill.

 

Daniele CompatangeloGiornalista

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