“Storia illustrata del Giornalismo Italiano”, di Giancarlo Tartaglia. Oggi Carlo Bartoli e Luigi Contu la presentano a Roma nella sede dell’Odg

“Un tempo per accedere alle immagini -scrive il direttore dell’ANSA Luigi Contu– era necessario avere in mano un giornale o guardare un tg. Oggi il cittadino-lettore, che si trova di fronte all’oceano del mondo digitale, sommerso da un’alluvione di immagini, ha il diritto di essere informato in modo sempre più responsabile, etico e professionale. Ed è questo che rende oggi più che mai insostituibile il ruolo del giornalista”.

Finalmente una “Storia illustrata del giornalismo italiano”, e solo un grande storico del giornalismo come Giancarlo Tartaglia poteva affrontare una sfida e un’operazione culturale di questo genere.

Parliamo di un saggio di 208 pagine, 138 fotografie, edito da Pacini Editore, storica casa editrice di Pisa, nella collana Storie illustrate, e che oggi intende soprattutto celebrare i 60 anni dall’istituzione dell’Ordine dei Giornalisti Italiani.

“Rivedendo le immagini di questi anni e leggendo le parole di Giancarlo Tartaglia-sottolinea nella sua prefazione Luigi Contu, direttore dell’Ansa, che è stata media-partner in questa operazione editoriale del recupero della memoria- si ha infatti la percezione chiara di quanto il nostro mestiere costituisca un patrimonio da non disperdere. Di quanto sia stato e continui ad avere un’importanza fondamentale per capire il mondo in cui viviamo”.

Ma proprio i giornali, e i giornalisti, -sottolinea con grande efficacia narrativa lo stesso autore, Giancarlo Tartaglia, oggi Segretario Generale della Fondazione Murialdi– sono stati oggetto della trasformazione economica sociale e politica dell’Italia. Ma ne sono stati anche il soggetto, nella consapevolezza che la libertà di stampa, di critica, di giudizio, di narrazione e valutazione dei fatti sono l’essenza di una sana democrazia

 

 

Dopo l’Introduzione di Carlo Bartoli, e la Prefazione di Luigi Contu  ,Giancarlo Tartaglia ha scelto sei capitoli fondamentali per questo suo avvincente diario di bordo, Il ritorno della libertà di stampa, Verso la Repubblica, Gli anni della ricostruzione, Cambiano gli equilibri politici, Gli anni del terrorismo, Dalla prima alla seconda Repubblica, e quindi le Conclusioni, ma è quanto basta per riconfermare quanto grande sia stato il suo amore per il mondo della stampa italiana, e a cui Giancarlo Tartaglia ha dedicato tutta la sua vita.

Iconico l’appello e il monito di Carlo Bartoli: “Siamo chiamati, come cittadini e come giornalisti, a operare in difesa della libertà e del rispetto dei diritti umani. Per tutti, sempre, incondizionatamente”.

Ma è altrettanto avvolgente l’analisi generale che Carlo Bartoli fa del suo e del nostro mondo, dando di esso l’immagine affascinante che ha sempre avuto.

“Il giornalismo – scrive il Presidente di tutti noi- è sopravvissuto all’olio di ricino, ai pestaggi e agli omicidi, alle epurazioni e agli arresti. I giornalisti non hanno esitato a rischiare la vita, e talvolta a perderla, per raccontare i delitti della mafia, i soprusi e le violenze, i crimini di guerra, gli stermini, le deportazioni e le barbarie degli ultimi secoli. Anche se qualcuno cerca di dimenticarlo o sottovalutarlo. Questa è la nostra storia di cui siamo orgogliosi; queste sono le nostre radici innervate nei valori della Costituzione Repubblicana e ispirate ai principi internazionali che ci richiamano, come cittadini e come giornalisti, a operare in difesa della libertà e del rispetto dei diritti umani. Per tutti, sempre, incondizionatamente”.

Come sarebbe oggi l’Italia, quale sarebbe stato il suo sviluppo culturale, sociale ed economico, come sarebbe oggi la nostra vita se i giornali non fossero esistiti?

A questa domanda, che può apparire oziosa, provocatoria, ma che in realtà fornisce la chiave di lettura, non solo del libro, ma del ruolo stesso del giornalismo, Carlo Bartoli,  Presidente del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Italiani, nella sua introduzione risponde con grande consapevolezza e lucidità.

“Stiamo rapidamente transitando da un sistema nel quale alcune migliaia di giornalisti decidevano con quali argomenti nutrire il dibattito pubblico, a un regime di assolutismo monarchico a livello planetario nel quale pochi centri decidono di cosa si deve discutere. Le grandi piattaforme, i gate keeper, i guardiani che regolano l’accesso dell’opinione pubblica mondiale all’informazione e alla disinformazione decidono, in assoluta autonomia e opacità, cosa può leggere, vedere, ascoltare la quasi totalità dell’opinione pubblica. Ovviamente, margini residuali di informazione estranea alle praterie custodite e gestite dai gate keeper restano e resteranno, ma saranno sempre meno significative. Un fenomeno che in Italia è più rapido e diffuso che altrove a causa degli errori degli editori, dell’indifferenza della politica che assiste senza battere ciglio alla distruzione di un pezzo cruciale dell’industria culturale nazionale, alla miopia di noi giornalisti, per decenni impegnati a riflettere su noi stessi con un respiro corto”.

Si chiede il Presidente Bartoli: “Se avessimo lasciato il racconto della realtà nelle mani della ragione di Stato, delle convenienze dei poteri e dei potentati, se il giornalismo non fosse stato anche controinformazione, quale sarebbe oggi la nostra coscienza civica, la nostra memoria, la nostra consapevolezza, la nostra determinazione a difendere i valori di una Costituzione repubblicana nata dopo un conflitto mondiale che ha cancellato in poche manciate di mesi alcune centinaia di milioni di vite? Cosa sarebbe successo se informazioni, inchieste e approfondimenti su questi capitoli della nostra storia fossero passati al vaglio del regolamento interno di un’azienda privata di nome Meta? Se l’appetibilità e la viralità di queste informazioni, inchieste, approfondimenti fosse stata classificata dagli algoritmi di Google in nome della loro profittabilità pubblicitaria?”.

Un giornalismo, insomma, sostanzialmente al servizio della democrazia e della libertà, una tesi questa che Luigi Contu fa anche sua, e che rilancia con forza: “Oggi il cittadino-lettore, che si trova di fronte all’oceano del mondo digitale, sommerso da un’alluvione di immagini, ha il diritto di essere informato in modo sempre più responsabile, etico e professionale. Ed è questo che rende oggi più che mai insostituibile il ruolo del giornalista”.

 

 

“Accanto a una doverosa e approfondita autocritica sugli errori che in settanta anni di vita repubblicana hanno contrassegnato la storia della nostra professione- conclude Carlo Bartoli– occorre anche assumere il ruolo fondamentale e lo straordinario valore rappresentato dal giornalismo italiano. Quel giornalismo il cui futuro rischia di essere minato dalla sciagurata filosofia del tutto gratis, dell’informazione che viene scelta, addomesticata, imbellettata e proposta dagli algoritmi e che domani, o forse già oggi, viene prodotta su larga scala dall’industria della disinformazione i cui profitti derivano da chi ha interesse a orientare commercialmente, culturalmente o politicamente l’opinione pubblica”. Come dargli torto?

A Luigi Contu, invece, direttore dell’ANSA, va il grande merito di aver permesso a Giancarlo Tartaglia l’accesso all’immenso patrimonio iconografico dell’Agenzia che lui dirige, composto da circa 13 milioni di immagini, e che fanno di questo saggio sulla Storia del Giornalismo anche uno straordinario album fotografico sulla Storia della Repubblica e della Stampa Italiana.

Dentro c’è di tutto, non solo Capi di Stato e Pontefici, non solo grandi tragedie ed eventi che hanno sconvolto il mondo, ma anche le donne che sventolano i quotidiani che annunciano la proclamazione della Repubblica nel ’46, l’attentato a Togliatti, gli anni del boom economico alla stagione buia del terrorismo,  Tangentopoli e le ultime fasi della Prima Repubblica, immagini dell’Ansa che in quasi 50 anni di storia repubblicana hanno dato conto giorno per giorno di fatti, notizie, eventi, uno strumento potentissimo, immediato ed efficace, di informazione e di trasmissione di emozioni.

“Raccontare oggi la storia del giornalismo -scrive nella sua presentazione al saggio Luigi Contu- significa lanciare una sorta di avvertimento all’opinione pubblica. Rivedendo le immagini di questi anni e leggendo le parole di Giancarlo Tartaglia, si ha infatti la percezione chiara di quanto il nostro mestiere costituisca un patrimonio da non disperdere. Di quanto sia stato e continui ad avere un’importanza fondamentale per capire il mondo in cui viviamo. Soffermarsi a distanza di tempo sulle immagini che da cronaca si sono fatte storia fa più che mai riflettere sul ruolo del giornalismo nella nostra società. Un ruolo la cui rilevanza è stata più volte sottolineata dal presidente della Repubblica Mattarella. È con questa orgogliosa consapevolezza che l’ANSA ha accettato con entusiasmo di essere media partner dell’Ordine dei giornalisti per la celebrazione dei 60 anni dalla sua istituzione”.

Un libro, dunque, che ricostruisce la vita e le trasformazioni del Paese in cui viviamo, ripercorrendo alcuni degli avvenimenti più significativi della nostra storia attraverso le parole e gli articoli degli stessi giornalisti, nella consapevolezza- ricorda Giancarlo Tartaglia– “così come ha scritto un maestro di giornalismo come Tiziano Terzani, che il giornalismo “è un atteggiamento verso la vita, che muove dalla curiosità e finisce col diventare servizio pubblico”. È dunque una “missione”.

L’autore non ha bisogno di presentazioni speciali, è uno dei grandi testimoni del nostro tempo, e in tema di Giornalismo e Storia della Stampa Italiana è uno dei massimi esperti viventi di questi temi.

Giancarlo Tartaglia è stato storico direttore della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. A autore di decine di saggi e monografie sulla Storia del Giornalismo, ha pubblicato, tra l’altro: Un secolo di giornalismo italiano. Storia della Federazione nazionale della stampa italiana (1877-1943), Mondadori Università 2008; La Voce Repubblicana. Un giornale per la libertà e la democrazia, Ed. della Voce 2012; Francesco Perri. Dall’antifascismo alla Repubblica, Gangemi Editore 2013; Il giornale è il mio amore. Alberto Bergamini inventore del giornalismo moderno, All Around 2018; Ritorna la libertà di stampa. Il giornalismo italiano dalla caduta del fascismo alla Costituente (1943-1947), Il Mulino 2020. Insieme a Giuseppe Marchetti Tricamo, Il mondo di carta. La straordinaria avventura del libro e del giornale da Gutenberg a Bernes-Lee, All Around 2023.

Ma per la mia generazione Giancarlo Tartaglia è stato molto di più, un punto di riferimento professionale e morale di cui parleranno i libri di storia che verranno dopo di noi. (Pino Nano).

 

 

 

Pino NanoGiornalista. Già capo redattore centrale Rai

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