L’invasione del territorio ucraino ordinata da Vladimir Putin il 24 febbraio 2022 ha fatto piombare l’Europa in un incubo che ormai si riteneva superato, riportando in auge categorie geopolitiche e ideologie escatologiche ormai desuete.
Nel corso dell’ultimo Consiglio mondiale del popolo russo, il patriarca Kirill ha definito in otto punti la propria visione sul presente e sul futuro del mondo russo. Il documento, che può essere consultato sulla pagina del Patriarcato di Mosca (patriarchia.ru), è la rappresentazione dell’utilizzo strumentale della religione quale mythomoteurs per legittimare e sostenere gli intenti politici del presidente Putin. Il decreto rappresenta, infatti, l’invasione dell’Ucraina non come una guerra tra due Stati, bensì come una «Guerra Santa, nella quale la Russia e il suo popolo, difendendo l’unico spazio spirituale della Santa Rus’, adempiono la missione di “Kathecon”, proteggendo il mondo dall’assalto del globalismo e la vittoria dell’Occidente caduto nel satanismo».
Oltre alla riesumazione della figura del Kathecon, ovvero un concetto biblico che rappresenta colui che trattiene l’avvento delle forze del male, il patriarca di Mosca ha altresì disegnato, secondo il proprio immaginario geo-religioso, l’estensione della Russia e dichiarato che «i confini del mondo russo come fenomeno spirituale, culturale e di civiltà sono significativamente più ampi dei confini statali sia dell’attuale Federazione Russa sia della grande Russia storica. Insieme ai rappresentanti dell’ecumene russa sparsi in tutto il mondo, il mondo russo comprende tutti coloro per i quali la tradizione russa, i santuari della civiltà russa e la grande cultura russa sono il valore e il significato più alto della vita».
Questa geografia della salvezza non è estemporanea, ma discende da una tradizione panortodossa che riconosce lo spazio della Rodina, ovvero la patria spirituale russa, oltre i confini dell’attuale Federazione Russa. Infatti, nel mondo ortodosso, più che in altri, quel che conta non sono tanto le cose in sé stesse, ma il modo in cui esse vengono percepite e, di conseguenza, viene dato maggior rilievo all’immaginario prodotto dalle geografie leggendarie, dai luoghi, dalle terre, dai simboli e alla loro valenza emotiva. Per questo, nella propria rappresentazione spaziale, il Sinodo ha fatto riferimento al Russkij Mir, ovvero una dottrina geopolitica che, attraverso la commistione di suggestioni religiose e geografie immaginarie, ha l’obiettivo di rappresentare la civiltà russa come una civiltà altra e in contrapposizione con l’ordine occidentale, ovvero l’ordine liberaldemocratico.
Questa dichiarazione di guerra totale all’Ucraina, ma più in generale alla società occidentale, non dipende da un’esacerbazione dei toni dovuti al conflitto in atto, ma deriva da una secolare commistione tra potere politico e potere spirituale che nella storia russa ha preso il nome di Sinfonia bizantina.
La sinfonia tra trono e altare ha radici profonde e, nonostante il tentativo di secolarizzazione compiuto in epoca sovietica, questo legame ha trovato nuova linfa con la presidenza di Putin che, nel tentativo di mobilitare il fronte interno, ha fatto notevolmente ricorso ai messaggi soteriologici del patriarca moscovita.
In conclusione, come rappresentato dal politologo francese Francois Thual, il fil rouge della sinfonia nel mondo ortodosso vede religione e nazione procedere insieme, formando una sinergia attiva che si esplica in un continuo aiuto reciproco. L’Ortodossia, considerandosi gosustanovitel’naja (ovvero quella forza che edifica lo Stato), nel corso dei secoli ha persuaso e indirizzato la politica dell’Impero russo prima, soccorso il potere sovietico durante l’invasione tedesca e, infine, operato come agente mobilitante per il regime putiniano negli ultimi anni.
Lorenzo Della Corte – pubblicista