Sen. Preioni: come la Lega di Bossi nacque e si sviluppò mentre l’Italia cambiava

Umberto Bossi dovrebbe essere nominato senatore a vita

Marco Preioni, avvocato, senatore della Lega eletto in Piemonte per tre legislature (XI, XII e XIII), è stato presidente della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, componente della Giunta del Regolamento e del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa e per le immunità. E’ stato vice capo di Gabinetto del ministro della Giustizia Castelli. L’intervista che segue è una lettura analitica delle cause sociali, politiche, economiche e anche internazionali, che portarono alla nascita e all’affermazione della Lega di Umberto Bossi

Senatore Preioni, nel quarantennale della Lega Lombarda, ci può raccontare un po’ le origini del movimento?

A mio avviso l’affermazione leghista nasce in un momento storico preciso, che in Italia porterà al crollo per via giudiziaria della Prima Repubblica ma che si può ben inquadrare in una fase di massima confusione politica internazionale iniziata con la caduta del muro di Berlino ed il venir meno di sistemi ideologici che sembravano incrollabili; da qui il riemergere di questioni identitarie e/o di nazionalità che a causa della guerra fredda erano rimaste sopite per decenni.

Sen. Marco Preioni

A cosa si riferisce in particolare?

Intendo riferirmi ad esempio alla separazione consensuale tra Repubblica Ceca e Slovacchia da un lato ed alla secessione jugoslava da un altro, con tutto quello che ne è conseguito. In sostanza è cambiato l’atlante geografico ed ideologico non solo europeo, e le conseguenze sono state vastissime.

Secondo lei in Italia sarebbe potuto accadere qualcosa del genere?

Da modesto testimone, posso riferire solo quanto visto e inteso di persona tra la fine anni Ottanta ed inizio Novanta del secolo scorso, senza pretesa di completezza nella narrazione e nella valutazione degli eventi.Seguivo sui media il crollo sovietico. Ero curioso di saperne di più. Ad agosto 1990 andai in vacanza nella Germania che si stava riunificando. Passai la cortina di ferro: Jena, Halle, Schwerin, Rostok. Mi sorprese la scarsità dei cartelli stradali, non erano di certo posti per turisti. Chiesi indicazioni per Salzwedel alla Volkspolizei. Il comandante guardò e riguardò con diffidenza la mia cartina stampata in Austria e mi disse di seguire una pattuglia in Trabant.Il Marco occidentale aveva già scalzato l’Ostmark della DDR: succede così quando crolla un regime. Nel frattempo i soldati russi sloggiavano, senza nemmeno i soldi per pagarsi una birra. Ma c’era poco da comperare, negozi vuoti in città e mercatini polacchi nelle strade. Feci il capodanno 1990 in Slovenia, a Maribor. In albergo sentii sirene e odore di fumo. Corsi alla reception per chiedere informazioni, e ricevetti una risposta per tranquillizzarmi : “No problema: bruciano solo macchine di serbi, non di italiani”.

Ma torniamo alla Lega

Il leghismo italiano nulla aveva a che fare con Jugoslavia e Cecoslovacchia: nel nord Italia non c’erano ragioni di contrasto di popoli con lingue e religioni diverse. Semmai, la caduta del Muro di Berlino, nel novembre 1989, segnava la fine del montanelliano “turarsi il naso e votare DC” degli anni Settanta, e liberava gli elettori italiani: 6,1 milioni di voti alle politiche del 1992 alla Lega Nord.

Come nasce il successo leghista? In che misura dipende da una classe politica che aveva trascurato la questione settentrionale? E che dire del sistema elettorale studiato ad hoc per escludere la Lega, e che invece ha contribuito in maniera potente al suo successo?

Mi parve che quattro ingredienti concorressero al successo leghista: la questione settentrionale; il dilagare della criminalità mafiosa; l’invasione di immigrati stranieri; l’aumento di tasse causato dagli enormi sprechi pubblici. L’unità d’Italia, che era stata una forzatura romantica ed un non senso economico e sociale, aveva generato la questione meridionale. Ma a fine ventesimo secolo l’Italia era sempre meno espressione geografica e sempre più nazione omogenea negli stili di vita. Rocco e i suoi fratelli erano ormai pienamente integrati nella popolazione settentrionale e il sciùr Brambilla andava al mare su coste ed isole meridionali. Paradossalmente, proprio col ridursi delle differenze sociali, di costumi ed economiche del sud rispetto al nord nasceva una questione settentrionale. La percezione di essere sempre più simili significava un riposizionamento negativo per il nord; un regresso, per chi pensava di stare nella parte considerata, da oltre un secolo, la più evoluta del Paese. Col sospetto che il miglioramento al sud fosse a spese del nord. Colpa della politica nazionale, meridionalistica. Banale, quindi, collegare il potere politico di imporre tasse e trasferire ricchezze dal ceto produttore a quello improduttivo, da una parte all’ altra del Paese, con l’ubicazione dei Palazzi della politica: Roma! Quindi, Roma ladrona!

Sen. Umberto Bossi

Uno slogan dirompente e forse anche discutibile

Ma lo slogan ebbe successo. La Lega, che già dal 1987 aveva un deputato ed un senatore – il Senatùr Umberto Bossi, appunto – alle elezioni europee del 1989 conquistò due seggi a Strasburgo, poi nel 1990 arrivò ad una ventina di consiglieri nelle tre grandi regioni del nord e, alle politiche 1992 balzò a 55 deputati e 25 senatori. Seggi tolti soprattutto alla DC ; in minor misura al PDS, che poteva contare su un elettorato stabile in Emilia-Romagna, Toscana e nel resto d’ Italia. Il PSI-PSDI non ebbe erosioni.

Fu proprio dopo i risultati del 1992 che, per bloccare la Lega Nord, venne cambiata la legge elettorale, pensando che nei collegi uninominali disegnati dal Mattarellum nel 1993, essa, definita “fuoco di paglia”, esclusa da ogni accordo con altri partiti, non potesse più vincere : Pentapartito e PDS si sarebbero spartiti le poltrone. Il “diavolo fa le pentole, ma non fa i coperchi”. Non si era allora immaginato quanto contasse Tangentopoli che, forse per “aiutare” la sinistra, aveva stretto le manette ai polsi della maggioranza governativa.

Nel 1994 la Lega, alleata di Berlusconi e Fini, prese 180 seggi.

La prima Lega, e per la verità anche la seconda, ha sempre valorizzato i temi identitari preoccupandosi molto dell’immigrazione extracomunitaria che è stata da subito uno dei suoi cavalli di battaglia. Io vedo due questioni: la nostra crisi demografica, che negli anni 80 era già iniziata, e l’alto tasso di natalità ( e quindi di emigrazione) di molti paesi a noi vicini, come quelli della sponda sud del mediterraneo. Il problema è complesso. Secondo lei come avrebbe dovuto agire – sul fronte interno ed esterno – la classe dirigente della Prima Repubblica? e i partiti della Seconda, in primis la Lega, hanno saputo far meglio? 

C’ erano sulla Terra 1,6 miliardi di abitanti nel 1900. Adesso sono 8 miliardi.

Gli italiani erano 34 milioni nel 1900. Adesso sono 59 milioni, più un numero incontrollato di milioni di immigrati clandestini.

Accoglienza, contenimento, respingimento, dipendono dalla umoralità, disciplina ed indisciplina degli italiani, sovente illineari nella logica e nel comportamento. Inaffidabili, quindi, per qualsiasi iniziativa che non sia ludica ma richieda anche un sacrificio ed una disciplina. La politica subisce questi umori e questi capricci.

La Meloni potrà parlare di contenimento e di controllo, di trasferimenti in Albania, ma poi se a suo cognato i coltivatori di pomodori, che votano Fratelli d’Italia, chiedono braccianti neri da pagare in nero, che si fa? E se l’elettore di Forza Italia compra la coca dal tunisino ai Parioli?

Sen. Matteo Salvini

Ricordo, sul pratone di Pontida, negli anni d’oro della retorica bossiana, mentre dal palco arrivava la stentorea imprecazione contro l’ invasione magrebina, un marocchino che faceva affari vendendo accendini ai camicia verde.

Eppure questi erano gli stessi militanti leghisti che si lamentavano degli immigrati sbandati, sfaccendati, approfittatori e avventurieri, espertissimi nel pretendere diritti, ignari dei corrispondenti doveri.

Quindi, si diceva: Lega fermali!

In tutto questo come si è mossa la criminalità organizzata? Intendo riferirmi ai poteri criminali, al sud e non solo, ed al loro ruolo crescente nell’ economia legale, condizionando anche la politica

Cresceva il mercato della droga, con tutta la sua filiera, nazionale ed estera. Crescevano le tradizionali attività illecite, al dettaglio e all’ingrosso: dal parcheggiatore abusivo ai sequestri di persona. La crescita della spesa per opere pubbliche attraeva al nord associazioni criminali protagoniste di fenomeni malavitosi endemici del sud Italia.

Lo dice il dott. Silvio Pieri, Procuratore Generale nel Distretto di Corte d’Appello di Torino, l’ 11 gennaio 1991, all’ inaugurazione dell’anno giudiziario: “ … fino a qualche tempo fa, solo Torino e una piccola parte della sua provincia erano interessati da crimini ed attività di tipo mafioso. Oggi si deve constatare, non senza preoccupazione, l’estendersi del fenomeno ad una nuova zona, quella del Cusio-Ossola’’. Quindi, votare la Lega contro la mafia!

Alla metà degli anni 80 è iniziata, prima come un’acqua cheta e poi come un fiume in piena, la fase della sfiducia. In piena crisi delle ideologie la società italiana è cambiata ed ha iniziato a pensare di poter fare da sola, prescindendo da ricette considerate ormai superate. Secondo lei in quel momento quale è stato Il ruolo dei maggiori partiti? Ed i loro errori?

Bossi, girando nelle nascenti sezioni cittadine della Lega e fiutando acutamente il ceto sociale degli astanti, diceva che il movimento leghista non era né di destra, né di sinistra.

Semmai … di sopra, giocando sul doppio senso della superiorità politica rispetto agli altri partiti e della convenzione geografica che mette i punti cardinali, in alto il nord ed in basso il sud.

Stavano insieme operai e partite IVA, professionisti e pensionati, possidenti e nullatenenti. Tutti un po’ rancorosi verso la politica circostante.

Non si trattava più di questione settentrionale o meridionale, ma di risentimento verso i partiti votati nel 1987.

Il Cipputi era deluso dal post-PCI e dal sindacato che avevano abbandonato la piazza per andare nei salotti televisivi. Trovava nella Lega, di lotta e forse anche di governo, che si definiva “movimento”, lo sfogo al suo DNA movimentista: l’aspetto nominalistico e dichiarativo conta più della sostanza.

Dall’altra parte?…

Dall’altra parte il sciùr Gino e la sciùra Maria, modesti pensionati, ma grandi contribuenti fiscali, ceto laborioso, parsimonioso, previdente e conservatore, erano amareggiati dalla DC, che era caduta nella trappola del “riformismo” e del “tassa e spendi”. Mentre per loro aumentavano le tasse, ai soliti furbi arrivavano più proventi da spesa pubblica, sprechi, mangerie, cresta sugli appalti.

Manifesto emblematico e suggestivo di questo andazzo era la “Milano da bere”.

Agli incontri con Bossi arrivavano anche artigiani, commercianti, imprenditori, professionisti che, magari indirettamente, beneficiavano della aumentata spesa pubblica ma, per diverse ragioni, erano indignati col Pentapartito e col C.A.F. (Craxi, Andreotti e Forlani).

Quindi, votare la Lega per punire tutti i partiti!

La cosiddetta Prima Repubblica era spendacciona e ciò ha causato un certo aumento del debito pubblico. Bisogna dire che con la seconda le cose sono molto peggiorate, visto che secondo Bankitalia nel febbraio 2024, il debito pubblico ha raggiunto la cifra di 2.872,4 miliardi di euro e nel 2023 il suo rapporto con il PIL si è attestato al 137,3%, quasi 20 punti in meno rispetto al 155,6% del 2020, l’anno critico della pandemia. Secondo lei come e perché è aumentato il debito pubblico? Non le sembra che ciò sia dovuto in buona parte al pagamento degli interessi?

 C’è un meccanismo diabolico che lega la politica a chi la paga e a chi la vota. L’elettore vota per ideali, speranze, ripicche o per … “reddito di cittadinanza”.

Ma ai partiti non darebbe un euro in più del prezzo di una tessera o delle salamelle alla Festa dell’Unità.

La grande finanza e l’impresa invece danno tanti soldi ai partiti e li comprano: per loro è un investimento.

La politica carica sulle Istituzioni il costo del consenso clientelare dell’elettorato e quello di ricambiare la generosità manifestata dall’ imprenditoria con le sue dazioni.

L’ equilibrio finanziario dello Stato dipende da quanto si voglia esagerare nell’accontentare gli uni e gli altri.

L’ eccesso di spesa, non compensabile dal prelievo fiscale, aumenta il debito.

Il passaggio alla seconda, terza o quarta repubblica, ha cambiato il personale politico ma non la natura e la patologia della politica.

E, anche non andando a votare, questo circolo vizioso non si interrompe.

On. Marco Reguzzoni

Che cosa pensa di Bossi che ha invitato a votare il candidato alle europee Marco Reguzzoni, e quindi Forza Italia ?

Umberto è lucido, libero di mente, ed allo stesso tempo imprigionato in un partito che non è più quello che lui ha fondato. Umberto va liberato e gli va dato quello che ha meritato col suo grande impegno in campo sociale. Il Presidente Mattarella dovrebbe nominarlo SENATORE A VITA. Sarebbe anche un bello smacco per chi vuole cambiare la Costituzione.

 

 

Gianluca RuotoloAvvocato

 

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