Scuola e post-pandemia, Margiotta (Priorità alla Scuola): gli errori da non ripetere

Il ministro Bianchi "ha disatteso le aspettative di precari e docenti". Il concorso "a crocetta" un flop. La nostra battaglia perché cambi lo jus scholae. Battaglia sulle classi pollaio. Il ministro dimentica che c’è l’immigrazione in Italia e invece insiste sul calo demografico. L’Italia primo Paese in Europa per abbandono scolastico. Allarmante è anche l’abbandono universitario.

L’anno scolastico si è concluso e bisogna cominciare a pensare alla scuola del post-pandemia. Dopo due anni molte cose sono cambiate e ai problemi già presenti, come le classi pollaio, si sono aggiunte nuove sfide che valgono il futuro educativo della generazione che ha dovuto affrontare il covid e la didattica a distanza. Ne parliamo con Costanza Margiotta, coordinatrice del movimento Priorità alla Scuola-attivo da aprile 2020- e docente all’Università di Padova.

 

Come si è concluso quest’anno dal punto di vista scolastico e organizzativo?

Negli ultimi mesi si è registrata una scuola meno “a singhiozzo” per la riduzione dei casi covid ma dal punto di vista del Ministero della Salute e dell’Istruzione si è mantenuta la scuola dell’emergenza anche quando questa stava finendo nella società. La scuola è stata trattata come un luogo a parte, le mascherine erano state rimosse nelle discoteche e in tutti i luoghi pubblici ma non nelle scuole ed è stato molto difficile da accettare. Per quanto riguarda invece l’organizzazione che verrà la situazione è peggiore dell’anno precedente.

In che modo sarà peggiore?

Soltanto per fare un esempio: il bambino che ho nel passaggio dalla scuola dell’infanzia all’elementare non è dato ancora sapere quali saranno le insegnanti in prima elementare di una scuola di Firenze e siamo quasi a fine giugno!

Quali proposte ha disatteso il Ministro Bianchi?

La cosa più grave è che circa due punti percentuali Pil sono stati destinati per il riarmo quando si è sempre detto che non c’erano i soldi per votare il rialzo percentuale per le scuole, tenendo conto che l’Italia è tra i Paesi che investe meno in quest’ambito in tutta l’Unione Europea. La conseguenza è l’alto tasso di abbandono, la povertà educativa e di conseguenza anche il più basso numero di laureati.

Il ministro ha disatteso sicuramente le aspettative dei precari e degli insegnanti, il concorso che si aspettava da anni è stato un flop sotto ogni punto di vista a partire dalla modalità della risposta “a crocetta”, non idonea a valutare la preparazione di un docente. Sono state sicuramente disattese alcune richieste degli studenti rispetto alla maturità e quindi anche rispetto alla possibilità di riacquistare spazi pubblici nella scuola.

E partendo da queste premesse, cosa chiederete per la ripartenza a settembre?

In questo momento abbiamo aperte diverse mobilitazioni: la prima è che venga messa in discussione e votata la riforma sulla cittadinanza dei bambini nati in Italia, scolarizzati e cresciuti in Italia. C’è la nostra battaglia perché cambi lo Ius Scholae, riforma molto conservatrice rispetto lo Ius Soli applicato nei paesi europei. Questo sarebbe un grande passo avanti perché le scuole sono formate per 1\3 da bambini di origine straniera che non possono iniziare le pratiche per acquisire la cittadinanza. Si continuerà a lavorare anche per l’abolizione dei Pcto.

E sul fronte docenti?

Insistiamo sulle classi pollaio: nella mia esperienza fiorentina molti licei nel passaggio dal biennio al triennio stanno scorporando le classi per comporre classi più grandi con oltre 32 studenti. Continuare ad attuare la legge Gelmini crea disagio a tutti e impedisce una didattica reale e il distanziamento.

Cosa comporterebbe una vittoria di questa battaglia sulle classi pollaio?

Ovviamente un aumento della personale docente, un aumento del personale ATA e quindi anche un aumento degli spazi, i soldi per gli spazi ci sono grazie al Pnrr ma resta da capire come organizzare e utilizzare gli spazi. L’idea di Bianchi è quella di dire: siamo di fronte al calo demografico, ma non conta l’immigrazione. L’Italia è un Paese di immigrazione e non si possono fare i calcoli senza sapere quante persone verrebbero a viverci. Il calo demografico è diventato uno specchietto per allodole che molti accettano, noi di Priorità alla Scuola no.

A due anni da quel marzo 2020, si possono tirare le somme sulla data. E che impatto ha avuto sui ragazzi e sull’istruzione?

Oggi leggevo per l’appunto un sondaggio sulla Svezia e su Paesi che non hanno avuto il lockdown prolungato che abbiamo avuto noi nelle scuole e non hanno avuto un calo nella lettura. Da noi ci siamo accorti che la Dad non funzionava dopo i risultati degli Invalsi dell’anno scorso. Gli stessi Invalsi riprodotti in Paesi diversi dall’Italia dove l’interruzione scolastica è stata più breve non ha registrato una difficoltà nella comprensione del testo e nella lettura e nei calcoli. È stato vincente tenere le scuole aperte dal punto di vista pandemico perché si è dimostrato che dove sono state aperte non c’è stato un aumento di mortalità ed è stata premiata dal punto di vista della preparazione e dello stato psicofisico degli studenti.

Laddove l’interruzione scolastica non si è registrata non c’è stata una difficoltà nella comprensione del testo, nella lettura e nei calcoli. Inoltre non c’è stato un aumento della mortalità in età scolare e invece è stato premiato dal punto di vista della preparazione ed è stato psicofisico. Noi non abbiamo visto lungo.

Un altro effetto collaterale di questa pandemia è stato anche l’abbandono da parte degli studenti delle scuole, un tasso che è aumentato in maniera allarmante. Come state affrontando anche questo argomento?

L’Italia è il primo Paese per abbandono scolastico e povertà educativa in Europa e quindi è chiaro che laddove non venga finanziata la scuola pubblica i risultati sono questi. Altro dato allarmante è poi l’abbandono universitario. Tutto ciò va affrontato in due modi: prima operando sui bambini di origine straniera potenziando le elementari per far si che non rimangano indietro, infatti l’abbandono scolastico più alto si registra alle medie dove il tasso di abbandono scolastico tocca soprattutto le famiglie non di origine italiane. Nella scuola va attuato un piano di accoglienza per i bambini di origine straniera.

Si deve poi puntare sulla riduzione degli alunni per classe per aumentare il contatto con gli studenti, seguirli meglio e a capire come evitare che lascino la scuola. Il lavoro va iniziato ora, prima di recuperare sull’abbandono scolastico ci vorranno dieci anni anche perché a una maggiore istruzione corrisponde uno sviluppo economico. Se dobbiamo parlare in termini economici-che non mi piacciono- direi: se investi in educazione l’investimento ti sarà restituito.

 

Francesco Fatone – Giornalista

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