Possiamo salvare il mondo prima di cena…? Certo, perché il clima siamo noi

La voce di una professoressa impegnata nel sociale e nella salvaguardia dell’ambiente.

Vi starete chiedendo per quale ragione io abbia letto il libro, dal titolo piuttosto originale, di Jonathan Safran Foer, scrittore americano di origine ebraica.

Presto spiegato. Coinvolta come docente, avevo avuto il compito di preparare una relazione rivolta a studenti delle Scuole Secondarie di 2° grado sul tema: “Noi e la salvaguardia dell’ambiente”. 

Non avevo alcuna intenzione di parlare sempre delle solite cose, trite e ritrite. Avevo bisogno di idee nuove da proporre e soprattutto di strategie alternative per sensibilizzare le coscienze, per entrare nelle menti, per scaldare gli animi.

Andando alla ricerca di un libro che emozionasse e caricasse soprattutto me, ho scoperto quasi per caso il libro di Foer.

Già il titolo incuriosisce e invoglia ad addentrarsi nella lettura. Sin dalle prime pagine, il desiderio di andare avanti cresce in maniera inaspettata.

“Nessuno di noi distruggerà la Terra se non noi… e nessuno di noi la salverà se non noi. Noi siamo il Diluvio e noi siamo l’Arca”. Ecco… frasi così scioccanti mi avevano convinta che avevo scelto la giusta Musa ispiratrice.

Cosicché ho divorato il libro. Successivamente ho preparato una presentazione in Power Point e, nel momento in cui l’ho mostrata agli studenti, ho commentato le slide e le ho alternate con letture tratte dal libro stesso. Credo di aver portato a termine il mio incarico con soddisfazione e proficuità vista l’attenzione dei ragazzi ed il silenzio in una sala gremita di gente.

Ora mi piacerebbe raccontarvi qualcosa di più di Foer e dei suoi convincimenti molti dei quali traggono ispirazione da fatti vissuti da lui e dalla sua famiglia, fuggita dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

Foer riferisce che molte persone si ostinano a liquidare i cambiamenti climatici come fake news ma la gran parte di noi è ben consapevole che se non modifichiamo radicalmente le nostre abitudini, l’umanità andrà incontro al rischio dell’estinzione di massa.

“Sappiamo perfettamente tutto questo – aggiunge lo scrittore – eppure non riusciamo a crederci veramente e, di conseguenza, non riusciamo ad agire”. Il problema è che l’emergenza ambientale non è una storia facile da raccontare, non spaventa, non affascina, non coinvolge abbastanza da indurci a cambiare la nostra vita. È una storia che sta accadendo ma noi non la percepiamo abbastanza vicina. Sta succedendo chissà dove, in un tempo e in un luogo lontani e indefiniti!

Per questo rimaniamo indifferenti.

Sì, è vero, stimolati dall’attivista Greta Thunberg, scendiamo numerosi nelle piazze, manifestiamo regolarmente, scriviamo e leggiamo articoli, guardiamo servizi in TV. E poi? E poi, basta. Facciamo quello che abbiamo sempre fatto. Mangiamo le cose che mangiavamo prima di sapere che il pianeta sta morendo. Riempiamo il nostro guardaroba sapendo che per realizzare un paio di jeans occorrono 10.000 litri di acqua. 

Cambiamo cellulari, tablet e computer come i fazzoletti quando siamo raffreddati, nonostante ogni anno finiscano in discarica 47 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Usiamo tutti l’auto anziché utilizzare la bici oppure i mezzi pubblici (laddove sia possibile farlo) ma conosciamo perfettamente i livelli di inquinamento dell’aria.

In definitiva, pensiamo di risolvere i problemi del Pianeta solo protestando contro i Governi che non fanno abbastanza per tutelare l’ambiente, la Natura e noi stessi.

Foer compie una mossa eccellente nel suo libro. Per convincerci di quanto sia importante ed efficace un’azione collettiva, riporta le parole del Presidente Roosevelt quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, cinque mesi dopo il bombardamento di Pearl Harbor, la sera del 28 aprile del 1942, si rivolgeva a milioni di Americani radunati intorno agli apparecchi radiofonici, dicendo:

“Non tutti possiamo avere il privilegio di combattere i nostri nemici in terre lontane. Non tutti possiamo avere il privilegio di lavorare in una fabbrica di munizioni o in un cantiere o nei campi o nei terreni petroliferi o nelle miniere producendo le armi o le materie delle quali le nostre forze armate hanno bisogno. Ma c’è un fronte e una battaglia in cui tutti gli Americani, uomini , donne e fanciulli, combattono ed avranno il privilegio di combattere per tutta la durata della guerra. Questo fronte è qui, nel Paese, nella nostra vita quotidiana, nei nostri compiti quotidiani”.

“Qui, in Patria, ognuno avrà il privilegio di fare qualunque rinuncia sia necessaria, non soltanto per fornire ai nostri combattenti ciò che loro occorre, ma per mantenere la struttura economica del nostro Paese forte e stabile, durante la guerra e dopo la guerra. Ciò imporrà di rinunciare non soltanto al lusso ma anche a molti agi della vita comune. Ogni leale cittadino americano è conscio della propria responsabilità. Come dissi ieri al Congresso, sacrificio’  non è la parola adatta per definire questo programma di rinuncia. Quando, alla fine di questa guerra, avremo salvato la libertà del nostro sistema di vita, non avremo compiuto nessun ‘sacrificio”.

Attraverso il discorso di Roosevelt, il popolo americano acquisì la consapevolezza che gli Stati Uniti d’America avrebbero vinto la guerra grazie al contributo e all’impegno di ciascuno cittadino. E così fu.

Dovrebbe apparire chiaro anche a noi che attraverso tante piccole e quasi insignificanti azioni giornaliere, ogni individuo può contribuire a salvare il Pianeta.

Il punto cruciale, che ancora non abbiamo compreso bene o forse non abbiamo compreso affatto , è che bisogna crederci convintamente, proprio come fecero gli Americani per amore di democrazia e di libertà.  

 

Paola Carrozzini – Docente di Scuola Media Superiore di 2° grado

 

Storie e personaggi. L’eccentrico barone La Lomia

"Io ho la gioia di credere e penso che la vera nascita sia la morte. Noi siciliani abbiamo il culto Read more

Il Ramadan e la chiusura delle scuole

C’è stato un tempo – se più o meno felice, decida naturalmente il lettore – in cui il primo giorno Read more

Pasqua, la ricorrenza tra parole e gesti

C’è un brano, tra i più significativi del Vangelo, in cui la "parola" del Signore si fa "gesto" carico di Read more

Il Censis fotografa il mondo della Comunicazione

"Mentre rimaniamo per lo più incerti nel soppesare i benefici e i pericoli connessi all’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulle nostre vite Read more

Articolo successivo
L’infinito e il santuario della pazienza. L’avventura artistica di Ezechiele Leandro
Articolo precedente
Ceccanti: leggere Mounier per capire l’Ucraina. No a bellicismo e pacifismo come ideologie

Menu