Onorevole Fiano: non c’è pericolo di fascismo ma sistema valori della destra è pericoloso per le libertà

Pulsioni razziste nella società italiana? ci sono. Per ignoranza della storia, ma hanno anche radici profonde. La sen. Rauti si è sistematicamente sottratta al confronto. La parola ‘’sociale’’ usata dalla destra in realtà nasconde sempre un nemico da colpire. Intervista all’on. Emanuele Fiano, detto Lele, deputato del Pd per quattro legislature, terzo e ultimo figlio di Nedo Fiano, ebreo deportato ad Auschwitz e unico superstite di tutta la sua famiglia, e di Rina Lattes

Onorevole Fiano, entriamo subito in medias res. Lei è un deputato molto noto del Partito democratico, tra i più attivi e stimati in Parlamento. Ma ora i riflettori sono puntati su di Lei perché nel collegio uninominale di Sesto San Giovanni ha come contendente Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti, di Fratelli d’Italia. Ad alcuni giornali è venuto facile titolare: il figlio dell’ebreo deportato ad Auschwitz e sopravvissuto e la figlia del repubblichino fascista. Ne ha parlato anche Letta a Cagliari. I fatti sono questi. Ma Lei il confronto politico con la Rauti lo imposta solo su questo?

Nel corso di tutta la campagna elettorale ho sempre ripetuto che le colpe dei padri non dovessero ricadere sui figli ma che, al tempo stesso, è fondamentale conoscere la storia e fare tesoro delle lezioni che ci insegna. E di certo io ed Isabella Rauti abbiamo assistito a lezioni differenti visto quanto ha affermato la mia avversaria in questo periodo, ad esempio sul cimitero dei feti di cui è firmataria del pdl, o della polemica in merito ad una puntata del cartone di “Peppa Pig” dove appare una famiglia con due madri.

A Sesto San Giovanni, medaglia d’oro della Resistenza, un tempo plebiscitaria verso il Pci,  la “Stalingrado d’Italia”,  e ora amministrata da un sindaco leghista, prima di Forza Italia, che aria tira oggi?

A Sesto, che peraltro non deve il soprannome alle percentuali che qui raggiungeva il P.C.i. ma alla resistenza che qui, come nella città sul Volga, si realizzò contro i nazifascisti, qui dunque come in altri comuni visitati nel corso di questa campagna, si respira un forte disagio sociale, le famiglie sono in difficoltà per l’aumento dei costi della vita e, al tempo stesso, sono in difficoltà le aziende per il caro energia, aziende che rischiano di chiudere. I Comuni stessi sono colpiti dall’effetto della crisi con bollette vertiginose, ed è anche su questo che stiamo lavorando, affinché i Comuni possano vedere incrementato il fondo per queste difficoltà.

Facciamo un passo avanti. In Italia, secondo Lei, c’è pericolo di fascismo se vince il centrodestra a trazione Meloni? La domanda è ancora più doverosa nell’anno in cui si compiono cento anni dalla marcia su Roma

Non credo proprio che se Giorgia Meloni, malauguratamente, dovesse vincere le elezioni, si manifesterebbe il pericolo di un ritorno in Italia del fascismo, ma non vi è dubbio che il loro sistema di valori è indubbiamente molto pericoloso per le libertà individuali nel nostro Paese. La Meloni si ostina a difendere Orban, sostenendo che in Ungheria ha vinto democraticamente, e sembra dimenticare le gravissime affermazioni del primo ministro Ungherese, che ha parlato di “Democrazia Illiberale” riferendosi alla necessità di uscire dal modello liberale, che vuole assoggettare la libera stampa, minato le libertà basiche a partire da quelle della donna, tanto è vero che la stessa Unione Europea raccomanda di sospendere gli aiuti al paese Magiaro per assenza di democrazia.

Oppure, se non di fascismo, c’è il rischio di una torsione autoritaria della politica italiana, un pericolo per la democrazia?

A vedere quali sono i loro modelli di riferimento in Europa, il già citato Orban ma anche Marine Le Pen, Vox in Spagna – con un tristemente celebre intervento della Meloni ad un loro comizio – c’è sicuramente da preoccuparsi, e c’è da preoccuparsi anche perché questo clima non certamente idilliaco che si è respirato in alcuni tratti della campagna elettorale, ha avuto, per quanto riguarda la mia persona, alcuni orribili record, come quando mi è stato scritto che per avere un confronto con me, l’unico posto adeguato sarebbe stato davanti “ad un forno acceso”, per citare solo uno dei tanti insulti che ho ricevuto nell’ultimo periodo.

Ho letto, cose da far rabbrividire. Un senatore uscito mesi fa dal Pd, Gianni Pittella, che è stato anche capogruppo del partito socialista nel Parlamento europeo, in una intervista a beemagazine, ha fatto questa osservazione: mi pare poco serio dire (e si riferiva a Letta): se non vinco io, la democrazia è in pericolo. Condivide? Ragionare in questi termini ( vinco io o non vale) non è una impostazione poco democratica?

Credo che il nostro Segretario non intendesse metterla in questi termini, ma semplicemente sottolineare ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, le differenze che ci sono tra i due schieramenti, i differenti modelli a cui ci ispiriamo, le radici storiche da cui proveniamo, i tanti campanelli d’allarme suonati in questo periodo da diverse dichiarazioni provenienti dal campo avverso, la somma di tutte queste cose possono rappresentare dei segnali da non sottovalutare in alcun modo.

Nella linea del Pd di contrasto alla destra e al centrodestra, su cui intellettuali come Cacciari ma non solo lui hanno mosso critiche, Lei trova qualche falla o qualcosa che si poteva fare e dire meglio?

Partendo dal presupposto che nessuno è infallibile e che si può e si deve aspirare sempre a far meglio io resto convinto che, tutte le critiche che sono state mosse ai nostri avversari siano corrette e colpiscano nel fianco chi, troppo spesso, si lascia andare ad argomentazioni che francamente non sono accettabili nel mondo attuale.

Secondo Lei, che ha dovuto assistere a episodi di intolleranza, nella società italiana in fondo in fondo ci sono pulsioni razziste?

A dover dar credito a certi insulti che ricevo abitualmente sui Social, alle svastiche e agli insulti antisemiti che compaiono con incredibile regolarità sui muri delle città, così come ad atteggiamenti discriminatori nei confronti di alcune categorie ci si potrebbe interrogare sul se e quanto razzismo ci sia nella società italiana, e se questo razzismo latente di fondo sia dovuto – come credo – alla profonda ignoranza di chi lo manifesta o se invece si basi su radici profonde e più inquietanti. E io credo che entrambe le spiegazioni siano vere. Purtroppo.

Su quali temi, in particolare, sta battendo durante la sua campagna elettorale? Quali umori, aspettative, reazioni riscontra nei suoi incontri con i cittadini elettori?

Certamente le prime reazioni sono quelle di preoccupazione su come far fronte alla crisi che sta colpendo il nostro Paese come tanti altri in Europa e nel Mondo, di come arrivare a fine mese, di come riempire sempre il carrello della spesa e di come poter pagare le bollette a fine mese. Ed è per questo che il nostro programma prevedrà il Salario minimo per chi non lo ha garantito, il taglio delle tasse sul lavoro, e buste paga più pesanti, con una quattordicesima in più contro il carovita, IVA se pagata resa su una Social Card con liquidità immediata, lo stesso per gli oneri sulle bollette energetiche e poi più fondi per i servizi sociali nei nostri comuni.

La contesa elettorale con la sen. Rauti resta a distanza o sono previsti dei confronti ravvicinati in tv?

La mia avversaria si è sistematicamente sottratta ad ogni confronto che si è provato a organizzare, e che sarebbe stato interessantissimo, per parlare insieme del domani, dell’oggi e dell’ieri, per cui ad oggi e credo oramai fino alla fine di questa campagna elettorale non sono previsti confronti con lei, e l’unico al momento è quello nelle urne del 25 settembre. Perché come ho ricordato spesso in questa campagna elettorale non ci sono seconde possibilità, o si sta di qua o si sta di la, senza se e senza ma.

Il padre di Isabella Rauti, Pino, che fu anche segretario del Msi, capo di Ordine Nuovo e ideologo, tra l’altro teorizzò una volta “lo sfondamento a sinistra” da parte del Msi, in nome dell’anima sociale del movimento. Lei, onorevole Fiano, avverte questo pericolo a Sesto San Giovanni e negli altri centri (Cinisello Balsamo, Legnano) che fanno parte del collegio?

Quello della destra radicale che si presenta con un volto “sociale”, addirittura utilizzando parole d’ordine e temi della sinistra, non è una novità, anzi. Rauti padre utilizzo come sua base nell’MSI, la “carta di Verona” della Repubblica Sociale, che proponeva socializzazioni delle fabbriche ma, allo stesso tempo fucilava, torturava e mandava nei campi di sterminio.

Gli stessi nazisti si chiamavano, per esteso, Nazional-Socialisti, ma, come si sa, erano ben altra cosa. È un volto sociale dove c’è sempre un nemico, responsabile delle difficoltà, dove qualcuno deve sempre essere escluso, se non peggio, dove la libertà non è contemplata come elemento essenziale e le diversità represse.

Come quando Giorgia Meloni ha affermato che con lo sport si curano le “devianze”, intendendo per queste soprattutto i disturbi alimentari e del comportamento: uso lo sport come scusa per imporre una visione di “normalità” , che io stabilisco e che non lascia spazio, derubricando la cura e l’affiancamento all’attività fisica!

Un welfare “muscolare” e ginnico che ricorda altri momenti della nostra storia. In momenti difficili se non di crisi, questa faccia della destra “alla Orban”, fa sempre capolino, ma ci sono tutti gli strumenti politici e sociali per fermarla e smascherarla , primo fra tutti la difesa della nostra Costituzione Repubblicana, della nostra storia democratica e l’orgogliosa rivendicazione dei diritti civili, sociali ed economici che abbiamo conquistato, con cui la destra sovranista non c’entra nulla, anzi!

Una domanda che sto facendo a vari parlamentari. Il Rosatellum: da Letta in giù tutti a vituperarlo, a giudicarlo una pessima legge elettorale, qualcuno ha detto la peggiore legge mai avuta in tanti anni di Repubblica. Ma allora perché non l’hanno cambiata? Eppure sapevano che prima o poi si sarebbe andati alle elezioni

Beh, non c’è risposta più facile. Noi abbiamo proposto da tre anni un cambio della Legge Elettorale, la legge Brescia di cui ero relatore, legge proporzionale con sbarramento alto. Semplicemente la destra non ha mai voluto neanche discuterne e senza voti le leggi non si fanno.

Dai tempi di Prodi non c’è un’alternanza al potere decisa dal voto. Quanto nuoce al Pd questa narrazione di un partito che da oltre dieci anni sta sempre al governo pur non avendo vinto le elezioni? Non è anche questa un’anomalia, in quella che dovrebbe essere una democrazia normale, compiuta (per usare un termine caro a Moro)?

Questo è un falso racconto. Noi abbiamo un governo di natura parlamentare. Dai tempi di Moro che lei ha citato. Semplicemente il Partito Democratico, delle volte è riuscito, delle volte no, a costituire maggioranze parlamentari. Esattamente come detta la Costituzione.

Il Pd con il suo segretario sta intensificando la sua campagna elettorale nel Mezzogiorno, dove i 5 Stelle sono accreditati di un recupero. Letta si è spinto, gettando il cuore oltre l’ostacolo, a ipotizzare la possibilità di un rovesciamento di fronte nazionale rispetto alla tendenza finora unanime dei sondaggi elettorali. Lei crede ai miracoli sia pure politici?

Io credo nel merito, credo nel lavoro, credo nelle proposte, e credo che l’insieme di queste cose che stiamo provando a spiegare ogni giorno ai nostri cittadini, come sto facendo io da settimane visitando i mercati dei centri del mio collegio, servano per dare delle risposte a chi da troppo tempo le attende, e credo che sia fondamentale convincere anche i tanti che non sono ancora sicuri se e per chi andare a votare; e che mai come in questo momento, in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, si debba fare una precisa scelta di campo, e che non si debba cedere alle false lusinghe di certe facili promesse elettorali, ma si debba comprendere quali possono essere le ricette giuste per far uscire il Paese dalla crisi.

Nel Pd, in caso di risultati insoddisfacenti o molto negativi, che cosa potrà succedere? Un regolamento di conti tra i capi corrente col cambio traumatico del segretario? O un congresso straordinario di rifondazione in termini di linea politica, alleanze, programmi, classe dirigente, prospettive?

Credo che sia fortemente prematuro parlare di questi argomenti, al momento siamo tutti concentrati per rispondere alle domande che tutti i cittadini ogni giorno ci pongono durante i nostri incontri, a cui stiamo cercando di rispondere in maniera esaustiva, ed è su questo che vogliamo concentrarci.

Grazie onorevole Fiano

 

Mario Nanni – Direttore editoriale

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