La disavventura di Lorenzo Narracci, ex dirigente del Sisde. Giustizia è fatta. Sì, ma dopo 15 anni. Intervista all’ avvocato Michele Laforgia

Un’odissea durata 15 anni, poi le accuse infamanti si sono rivelate una calunnia. E la condanna di chi calunniò a pagare i danni certo non ripagherà un servitore dello Stato, Lorenzo Narracci, dello sfregio alla sua immagine e alla sua dignità

Un brutto giorno di 15 anni fa Lorenzo Narracci, dirigente  del Sisde, si vide grandinare addosso un’accusa infamante; avrebbe fatto da intermediario tra Vito Ciancimino, ex sindaco di Palermo la cui ‘’fama’’ resta legata al ‘’sacco urbanistico’’ di quella città, il boss mafioso Bernardo Provenzano e ‘’ambienti istituzionali’’,

Così cominciò per Narracci una disavventura giudiziaria protrattasi per un quindicenni, e che ricorda per certi versi quella  un alto dirigente del Sisde,  Bruno Contrata. E finita con la condanna del calunniatore, Massimo Ciancimino, figlio di Vito, e a lungo corteggiato quale presunto o sedicente testimone eccellente di casi e fatti, su cui poi la sua attendibilità si è spesso rivelata evanescente. Ciancimino jr dovrà pagare  ( sentenza della Corte d’Appello di Caltanissetta) la somma di 125 mila euro, a titolo di risarcimento, così ha stabilito la sentenza dei giudici di Caltanissetta..

Parliamo di questo caso con l’avvocato Michele Laforgia, che insieme con un altro legale, Fabio Di Cagno, ha difeso Narracci dall’inizio fino alla vittoria finale

L’avvocato Michele Laforgia

Avvocato Laforgia, per quanto questa domanda possa apparire retorica in un Paese dove la  giustizia non ha il passo del pie’ veloce Achille,  come mai ci sono voluti 15 anni perché il dott. Narracci ottenesse giustizia?

Beh, c’è stato un primo grado di giudizio dove Massimo Ciancimino è stato condannato per calunnia. Il reato fu poi prescritto in appello; tra l’altro ci fu un errore di calcolo riguardo alla prescrizione, ci fu un ricorso in Cassazione che dispose il rinvio, e la vicenda è stata riassunta davanti al giudice civile per ottenere il risarcimento dei danni. I giudici hanno riconosciuto l’intento doloso di chi ha cercato di screditare l’ex dirigente del Sisde, approfittando della sua notorietà e di un certo protagonismo, anche televisivo, che era emerso in quegli anni. A questo proposito faccio osservare che il problema non è stato solo la lentezza di questa vicenda giudiziaria ma la insopportabilità della scure mediatica che si è abbattuta per tanti, troppi anni su Lorenzo Narracci.

Ma che spiegazione dà di come siano nate queste calunnie?

Non è facile dare una risposta secca e univoca. Posso però affermare che questo è uno strano Paese in cui si tende a immaginare i carnefici dove in realtà non ci sono e poi ci mettiamo a cercare i complotti

E così è venuta la condanna a pagare 125 mila euro

Sì, ma non c’è somma di denaro, non c’è risarcimento pecuniario che possa ripagare il gravissimo danno morale e di immagine che ha subito un fedele servitore dello Stato

Ora il dott Narracci è in pensione. Come vive questa fase della sua vita?

La vive felice e tranquillo

Narracci pensa di scrivere se non memoriali un diario per raccontare la sua disavventura?

Il comportamento del dott. Narracci è stato sempre improntato, e non solo per ovvii doveri d’ufficio, alla massima riservatezza. E a questo stile si attiene anche ora che non è più in servizio.

Una curiosità di ordine, diciamo così, pratico: la somma che Ciancimino è stato condannato a pagare è stata già versata al dott. Narracci?

Questo sarà un nuovo capitolo: andare a cercare il modo di fargli liquidare i 125 mila euro.

Magari risulterà ufficialmente nullatenente…

Gliel’ho detto: si apre un nuovo capitolo della vicend, che punterà a ottenere l’effettivo pagamento della somma risarcitoria.

Se è vero che gli esami non finiscono mai, neanche le cause scherzano, anche quando il risultato è stato vittorioso

Noi ce la metteremo tutta per ottenere il risultato e porre la parola fine

Un’ultima domanda: nelle dichiarazioni alla stampa, Lei e l’avv. Di Cagno, avete usato la formula Polis Avvocati. Di che si tratta?

Siamo la prima società cooperativa di avvocati in Italia. Siamo una cinquantina. Non mettiamo insieme capitali, ma lavoro, esperienza, professionalità, pluralità di competenze. Ecco perché la forma societaria più adatta alla nostra associazione è quella della cooperativa.

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