Anche nelle tempeste si può trovare uno spunto di meraviglia.
Durante i primi giorni di Novembre di quest’anno si è verificata la più grande tempesta geomagnetica mai osservata dal 1872.
Alzando gli occhi al cielo abbiamo potuto ammirare delle magnifiche aurore boreali sui cieli di molte città, anche italiane. L’evento, unico nel suo genere per la visibilità anche alle basse latitudini, ha destato notevole interesse nel mondo scientifico.
Gli astrofisici hanno studiato le macchie solari analizzando così l’eventuale rischio per le apparecchiature elettroniche. Ma c’è da tener presente che il fenomeno di quest’anno non è stato nemmeno lontanamente paragonabile a quello avvenuto nell’Ottocento. Allora lo spettacolo fu visibile anche nelle regioni sub-tropicali.
La tempesta geomagnetica “perfetta” fu indubbiamente quella del febbraio 1872. Gli effetti riguardarono l’intero globo terrestre con aurore boreali osservate anche in località prossime all’equatore, quali Bombay e Khartoum. La tempesta causò interruzioni massicce di corrente elettrica. Quindi un evento di portata maggiore cosa potrebbe causare alle tecnologie moderne? «Il verificarsi di tre super-tempeste di questo tipo dimostra che la minaccia per la società moderna è reale […]», come ha sottolineato il professore Hisashi Hayakawa, dell’istituto di Nagoya capofila di uno studio internazionale.
Infatti per rispondere a questa domanda, nel 2023, un gruppo di ricerca ha analizzato i documenti risalenti all’ ‘800. 22 ricercatori di 16 istituti di 9 nazioni, tra cui anche l’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), hanno ricostruito l’origine di quella tempesta nell’atmosfera solare e gli effetti a terra. Lo studio ha enfatizzato il problema che il Sole sta cambiando. Si sta avvicinando al massimo del ciclo di sviluppo che è previsto tra il 2024 e il 2025. Inoltre la nostra galassia sta lentamente giungendo al termine della sua espansione. Questi due eventi associati possono generare danni irreparabili non solo alle apparecchiature elettroniche ma anche a livello di raggi UV.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal e l’analisi ha riguardato in particolare le tavole celesti disegnate da Angelo Secchi (Reggio Emilia, 28 giugno 1818 – Roma, 26 febbraio 1878).
Ricordiamo ai lettori che il noto scienziato era un gesuita, ma soprattutto un astronomo e geodeta. Fondatore della spettroscopia astronomica e direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano. Fu il primo ad occuparsi di classificare le stelle in classi spettrali.
Come ci ricorda l’autore della ricerca, il professor Hisashi Hayakawa: «Tali eventi estremi sono rari. Da un lato, siamo fortunati a non aver visto tali super-tempeste nei tempi moderni».
Elio Nello Meucci – Giornalista