“Generazione z” e psicofarmaci: nuovo sballo o fuga dalla vita reale?

Intervista a Tomaso Poliseno: L’assunzione di farmaci senza prescrizione medica tra gli adolescenti è un dato reale da tenere sotto controllo. In Italia Il 12% ha assunto psicofarmaci senza prescrizione medica, il 7% tra i ragazzi e il 17% tra le ragazze (dati Espad). La prevalenza nelle ragazze è preoccupante. Il ruolo dei social. Urgono campagne di informazione e di educazione per sensibilizzare sui rischi.

Gli psicofarmaci sono la nuova trasgressione per i giovani e purtroppo rappresentano anche la nuova frontiera dell’abuso. L’allerta arriva dal XXIV Congresso nazionale della Società Italiana di Neuro-Psico-Farmacologia (Sinpf) e da uno studio condotto dall’Espad dell’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr). Gli specialisti confermano di quanto sia un fenomeno in costante crescita. Se poi aggiungiamo la realtà artefatta che vivono oggi le nuove generazioni, e la mancanza di veri punti di riferimento, allora “l’estraniarsi” dal mondo per poche ore diventa una necessità.

Per capire meglio come sta evolvendo la situazione, abbiamo chiesto al Dott. Tommaso Poliseno psichiatra e gruppo-analista, di chiare alcuni aspetti.

Molto diffuso è l’abuso di ansiolitici e benzodiazepine. È reale il dato?

«L’assunzione di farmaci senza prescrizione medica tra gli adolescenti è un dato reale da tenere sotto controllo. In Italia Il 12% ha assunto psicofarmaci senza prescrizione medica, il 7% tra i ragazzi e il 17% tra le ragazze (dati Espad). La prevalenza nelle ragazze è preoccupante».

Perché proprio questo genere di farmaco?

Questo tipo di psicofarmaci in particolare è in relazione all’aumento delle persone che cercano di cambiare rapidamente lo stato d’animo. Mitigare le emozioni negative e aumentare le performance sociali. L’aspetto da tenere in considerazione è purtroppo l’effetto che l’alterazione dello stato di coscienza indotta dalle sostanze, porta spesso alla riduzione delle abilità nei rapporti interpersonali e all’aumento di quel disagio che si voleva ridurre..

A favorire la diffusione di antidepressivi e psicofarmaci tra i giovani ci sono la facile reperibilità dentro e anche fuori casa.

Molti giovani adulti prendono decisioni in merito al consumo di sostanze senza avere informazioni complete circa i rischi effettivamente associati alle loro scelte. Inoltre, la facilità di questi giovani, data la fase evolutiva, nell’assumere condotte rischiose probabilmente li porta a sottostimare tale rischio.

Come possono intervenire gli organi competenti?

Ulteriori norme restrittive sembrano intuitivamente di dubbia utilità e di difficile applicazione. Ne deriva l’urgenza di avviare campagne informative e di educazione mirate ai più giovani, ma anche agli adulti di riferimento, dai familiari ai docenti. In particolare si dovrebbe intervenire sulla percezione del rischio connesso all’uso di queste sostanze. È indispensabile fornire ai giovani informazioni credibili, accurate e pertinenti e, possibilmente, che parlino la loro stessa lingua senza un intento giudicante».

La “finta socialità” dovuta alle nuove forme di network può innescare processi distruttivi?

I social media immersivi influenzano i comportamenti in un modo molto più incisivo degli altri mezzi di comunicazione. Dobbiamo pensare che questi sono strumenti che facilmente si prestano a realizzare una sorta di ritiro difensivo dalle difficoltà dei rapporti umani. I social media sono capaci di innescare azioni collettive positive, aiutando ad estendere la propria rete amicale e sociale, ma purtroppo anche negative. In modo altrettanto esponenziale infatti possono propagarsi sentimenti distruttivi, come l’odio e il rancore, tramite il web, anche questi con la caratteristica dell’assenza del senso di colpa verso l’altro.

Si può paragonare l’abuso dei social alle droghe comuni?

A volte si presenta nell’uso, un altro tratto: la compulsività. Simile a quanto accade nelle tossicodipendenze. Lo studio condotto da Ipsos international su adulti di 28 Paesi diversi, Italia inclusa, riguarda ad esempio la consapevolezza della gravità degli effetti del cyberbullismo, (un esempio è il revenge porn) secondo cui circa il 70% degli intervistati è al corrente di questo fenomeno».

Il sostegno specialistico e diffuso, è sufficiente?

Dovremmo ripensare a una riforma del nostro modo di pensare che attinge oggi a un individualismo di massa, basato su una grande solitudine dei soggetti, in particolare degli adolescenti. Contrastando questo modo di pensare, le nostre campagne coglierebbero in modo più efficace i nodi esistenziali delle crisi che spingono all’automedicazione attraverso gli psicofarmaci. Inoltre questo ci permetterebbe di chiedere che i servizi territoriali abbiamo risorse congrue per essere radicati nella comunità di appartenenza dei pazienti, l’integrazione piena tra i diversi servizi sanitari e la modalità innovativa di intervento dei gruppi multifamiliari per il trattamento di problematiche di salute mentale.

 

Elio Nello MeucciGiornalista

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