La Democrazia Cristiana -conosciuta dai più come “la balena bianca”- è stata il partito di centro più potente della prima Repubblica: primo partito alle consultazioni politiche per 48 anni, dal 1946 (per l’Assemblea Costituente) fino allo scioglimento decretato il 18 gennaio 1994, con la sola eccezione delle elezioni Europee del 1984 in cui prevalse il Partito Comunista Italiano.
A parlarne nel dettaglio è Maurizio Eufemi, già senatore della DC e membro della Commissione permanente “Finanze e tesoro” nella XIV legislatura (sotto il governo Berlusconi), che ha presentato -presso la Sala dell’istituto di Santa Maria in Aquiro- una raccolta di scritti di economia e politica dedicati alla storia dello Scudo Crociato.
«Un libro che rivela croci e delizie della DC e che restituisce alla storia una verità fattuale e non condizionata» afferma Giuseppe Gargani, ex parlamentare DC poi passato in Forza Italia, che ha ricordato i valori fondanti del partito cattolico (“Solidarietà, sussidiarietà, sviluppo”), non mancando di sottolineare la necessità (anche nel quadro politico attuale) di un partito di centro che possa fungere da ago della bilancia e in cui gli Italiani possano finalmente rispecchiarsi.
Sulla stessa falsariga l’intervento di Mons. Francesco Pesce, Rettore del San Gregorio Nazareno, che definendo la fatica letteraria di Eufemi come “chiarificatrice di un momento storico”, ne ha riscontrato la natura didascalica e propedeutica per la formazione di una nuova classe politica che -a suo dire- “manca di figure di spessore”.
Mario Tassone, già deputato per varie legislature, sottosegretario, vice ministro, già presidente dei Cristiani Democratici Uniti, si è concentrato invece sull’aspetto sociale che ha investito la DC durante la sua egemonia politica: ha ricordato il sequestro Moro, le correnti interne, mentori come Fanfani ed Andreotti, luci e le ombre di un partito potente che “ha bisogno di tornare per dare stabilità politica ed economica al paese”.
Ma la DC, certamente indebolita, esiste ancora e si è ramificata nei vari partiti come PD e Forza Italia (come suggerisce Gargani) o, più tristemente, è seppellita nella storia del paese?
Dopo il ‘94 solo pallide imitazioni, ben lontane dalla caratura dei tempi d’oro. Ci ha provato perfino Renzi con Italia Viva, ed i risultati sono ben noti.
Si giunge così ad un’amara conclusione: il problema non è il partito, ma i suoi attuali leader, distanti anni luce dalla statura politica dei predecessori.
Un interessante convegno che ha saputo ben mettere in evidenza luci ed ombre di un passato che molti rimpiangono.