Ricordo di Amintore Fanfani, protagonista della rinascita democratica dell’Italia

A 25 anni dalla scomparsa, l’Associazione ex parlamentari ne ha parlato a Porto Santo Stefano. Le testimonianza di suoi stretti collaboratori come Ettore Bernabei, e di Antonio Fazio. Il Fanfani costituente, uomo di partito e di governo, economista, attento come la Pira agli scenari internazionali

Amintore Fanfani vota al referendum sul divorzio, 1974

Per iniziativa dell’onorevole Hubert Corsi e del presidente della Associazione ex parlamentari Giuseppe Gargani,  è stata ricordata a Porto Santo Stefano la figura di Amintore Fanfani, uno statista protagonista dell’Italia della ricostruzione, che si inscrive nella fase storica del Paese che conobbe alti traguardi e grandi conquiste sociali.

A Porto Santo Stefano, medaglia di bronzo al valore militare, nel maggio del 1961 Fanfani fu insignito della cittadinanza onoraria.

È stato presentato un volumetto che ha raccolto i momenti salienti di quei giorni insieme ad alcune significative testimonianze come quelle di Ettore Bernabei, più di un suo stretto collaboratore, di Antonio Fazio, già governatore della Banca d’Italia, di Cesare Mirabelli, Presidente della Fondazione Fanfani, che nei loro scritti del passato lumeggiano la figura dello statista.

Il dossier è impreziosito dalla delibera comunale originale e dai documenti storici dei discorsi di Fanfani del 21 maggio 1961 in tre località: Porto Santo Stefano, Orbetello e Grosseto.

Pace e progresso

Pace e progresso sono i temi svolti a Porto Santo Stefano. Fanfani, ricordando le distruzioni della guerra, disse: “Tutti coloro che sono forniti di ragione debbono adoperarsi per prevenire nuove sciagure e nuove rovine per assicurare progresso e libertà” e, con fierezza, aggiunse: “In 15 anni, nel centenario dell’Unità d’Italia, abbiamo ricostruito quello che era stato fatto nei cento anni precedenti” .

Aiutare il Sud e le aree depresse era la più alta esaltazione del principio di solidarietà, “il progresso porterà vantaggi per tutti e gli italiani sapranno trovare unità nelle cose essenziali come hanno saputo fare i cittadini di porto santo Stefano uniti nei sacrifici e ora nella certezza di conservare quello che con sacrificio hanno conquistato democrazia e libertà”.

Giulio Andreotti, Giovanni Gronchi e Amintore Fanfani alle Olimpiadi del 1960

Giulio Andreotti, Giovanni Gronchi e Amintore Fanfani alle Olimpiadi del 1960 – Pubblico dominio

 

Orbetello in vista delle imminenti elezioni amministrative che daranno un forte successo alla Dc, è fortemente polemico verso il Pci a proposito del connubio tra Msi e Pci a Palermo accusandoli di “imbrogliare la coscienza e i sentimenti degli italiani”. E sull’ironia dei comunisti rispetto al miracolo italiano risponde “gli stranieri parlano di miracolo, noi possiamo parlare di miracolo, di passione, di sacrifici, di tenacia, di dedizione alla Patria”. Con l’appello finale ” a salvare l’Italia mettendovi al servizio delle giustizia sociale nella libertà”. Poi intervenendo a Grosseto rivolto al sindaco Tronconi disse: “Le amministrazioni non vivono di solo prestigio, ma anche di prestigio.”

Fanfani, il 29 marzo nel centenario della Unità d’Italia aveva dato la nuova sede alla presidenza del Consiglio.  Lamenta i ritardi per gli appalti sui lavori del fiume Ombrone sulla base della normativa del 1928. “Non andiamo girando per il Paese a raccogliere applausi o a sentire muggiti di mucche vaganti, andiamo in giro ad occhi aperti per vedere e provvedere”.

Pur circoscritto a quelle giornate il ricordo di Fanfani non può essere disgiunto da Fanfani costituente, Fanfani statista, Fanfani imprenditore della politica, Fanfani economista, Fanfani uomo di partito.  Quelle giornate ci ricordano che Fanfani era uno statista che non rinunciava al contatto diretto con il territorio e con la gente.

Il recupero del materiale storico è stato possibile perché le carte, i documenti personali di Fanfani sono depositati all’Archivio Storico del Senato che ne custodisce la memoria. E questo ha ancora più valore per un Paese “senza memoria”.

Il contesto internazionale

Il 1961 è un anno particolare per la vicenda algerina, per l’insediamento di John Kennedy alla Casa Bianca, mentre sul piano interno, e a marzo, per la svolta autonomistica del Psi di Nenni.

È l’anno in cui Giovanni XXIII pubblica l’enciclica sociale Mater et Magistra che trattava argomenti e insegnamenti che sorpresero il mondo, affrontando il principio della dignità umana, gli squilibri e la democrazia del lavoro sulla vita rurale, la decolonizzazione e il solidarismo internazionale così come le ambiguità e i lati positivi nelle trasformazioni economiche e industriali.

Il 12 giugno Fanfani va negli Stati Uniti per incontrare Kennedy. Si parla anche della evoluzione della situazione politica in Italia. “Se il primo ministro italiano la avesse ritenuta una buona idea, noi avremmo osservato con benevolenza gli sviluppi della situazione”, disse Kennedy.

È in questo incontro che Kennedy rivela di avere letto il libro di Fanfani su cristianesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo in contrapposizione alle tesi di Max Weber.

Il paradosso della povertà

Dopo i disastri del capitalismo del 1929 Fanfani contrappone il capitalismo corretto e il capitalismo distributivo al capitalismo calvinista.

Negli Usa si credeva che la rivoluzione capitalistica avrebbe aumentato la torta economica con maggiore redistribuzione ma si accorsero che le disuguaglianze non erano diminuite. Con clamore apparve “il paradosso della povertà in mezzo all’opulenza”.

Kennedy aveva pronunciato il discorso sulla crescita economica … “una marea che cresce fa alzare tutte le barche” ma era mal posta, perché alcune barche fanno acqua e vengono mandate a fondo da una forte marea; molte barche sono sommerse dalle onde; e molta gente è senza barca del tutto. Lo sviluppo disuguale e l’avventura sono l’essenza del mutamento su larga scala come scrisse il sociologo ed economista Usa S.M. Miller ai saggi di Giovanni Sarpellon sulla povertà in Italia.

Amintore Fanfani con Richard Nixon - Wikimedia Commons

Amintore Fanfani con Richard Nixon – Wikimedia Commons

 

E in questi giorni di tensione internazionale sull’Ucraina, con l’avanzare di una nuova dottrina nucleare, come dimenticare l’azione di Fanfani,  di cui dà conto La Pira il 3 agosto del 1974, in una lettera, quando riconosce che “ quel patto nucleare del 3 agosto 1963 fu preparato a Mosca da Krusciov e Fanfani, nell’incontro del 3 agosto 1961 e questa “preparazione” è agli atti, e non può essere cancellata, negli archivi misteriosi della storia. Questa è storia, non è fantasia di La Pira!”(questo discorso era stato avviato nel timore che fosse ricompreso nelle tensioni su Berlino).

Fanfani era un cristiano studioso di storia economica che trasfuse le sue convinzioni socio economiche in provvedimenti di legge e indirizzi operativi a favore dei più deboli.

Dal Muro di Berlino alle convergenze parallele

E non va dimenticato inoltre che a giugno c’era stata la notte dei fuochi con attentati terroristici ai tralicci in Alto Adige, questione affrontata e risolta con lungimiranza con il “pacchetto”.

Poi ad agosto il 9 verrà alzato il muro di Berlino il muro della vergogna.

Sul piano politico il governo Fanfani era nato il 5 agosto 1960 dopo le dimissioni di Tambroni. Si chiudeva  la instabilità della maggioranza per i condizionamenti dell’estrema destra alla maggioranza e si apriva la fase delle “convergenze parallele ” che trovava riscontro nell’astensione del psi.

In un clima di particolare tensione politica e sociale Fanfani ha evitato che la guerra civile potesse prevalere. Ha dato un forte contributo alla coesione nazionale anticipando la concertazione con gli incontri con i sindacati.

Moro sosteneva di puntare ai punti qualificanti del programma di governo che era un monocolore Dc con appoggio esterno dei partiti laici centristi.  Era un programma di cose e di idee stringatezza e realismo. I punti salienti erano l’industrializzazione del mezzogiorno e delle aree deboli (con la sua penetrante analisi sul Piano Vanoni), la scuola e la sua democrazia e soprattutto l’accessibilità. La riforma della scuola sarà al centro del programma del successivo governo Moro.

Nella difficile situazione politica il turno di elezioni amministrative si registrò consenso dell’elettorato alla Dc che ne riconfermò la autorità, la forza, la funzione.

Moro, segretario della Dc apprezzò la “feconda operosità “del governo Fanfani.  Sul piano locale si votò a Orbetello dove Fanfani tenne il discorso elettorale e la Dc aumentò di 4 seggi passando dal 25,9 al 36, 9, il Pci perse quattro punti e due seggi restando al 30 per cento. Sul piano culturale iniziano la serie dei convegni di San Pellegrino dove Fanfani interverrà il 15 settembre 1961 insistendo sulla giustizia sociale, sui successi economici. sull’aumento dell’indice della produzione industriale dell’8,4, sulla forte crescita dei risparmi, sull’export del 23 per cento; le riserve di oro, valuta, turismo e per rimesse emigranti aumentarono del 13 per cento.

Tutto ciò determinò saldezza monetaria, progresso, i saldi naturali con la crescita della popolazione. Venivano sconfessate le teorie comunisti sulla miseria, schiavitù e guerra.

Fanfani il costituente

Come dimenticare il Fanfani che come costituente pose il sigillo sull’articolo 1 della Carta ” Nella nostra formulazione l’espressione democratica vuole indicare i caratteri tradizionali i fondamenti di libertà e di uguaglianza senza dei quali non vi è democrazia”.  “Dicendo che la Repubblica è fondata sul lavoro si esclude che essa possa fondarsi sul privilegio, sulla nobiltà ereditata, sulla fatica altrui”

“Dunque lavoro di tutti, non solo manuale, ma in ogni sua forma di espressione umana”.

Su 8 emendamenti presentati da Fanfani ben 6 furono approvati, all’ art 1, 6, 7, 16, 20, 43; i iue non approvati erano relativi agli artt. 16 e 51 bis.

Il cancelliere tedesco Helmut Kohl, il presidente francese François Mitterrand, il presidente della Commissione europea Gaston Thorn, il premier italiano Amintore Fanfani al Consiglio europeo del 1983

Helmut Kohl, François Mitterrand e Gaston Thorn con Amintore Fanfani al Consiglio europeo del 1983 – Wikimedia Commons

E il Fanfani “imprenditore della politica”

Dobbiamo anche ricordare il Fanfani imprenditore della politica che porta avanti la dottrina sociale della chiesa attraverso non il capitalismo sfrenato come quello attuale, ma con lo Stato imprenditore che fa quello che i privati non farebbero mai cioè lo sviluppo delle aree più deboli. Lo fa da ministro dell’agricoltura con legge sulla montagna; lo fa con la grande riforma agraria che colpisce il latifondo improduttivo e creando i coltivatori diretti che poi diventeranno imprenditori agricoli. Tutto ciò si tocca con mano in Maremma anche per le iniziative pionieristiche avviate con la Pira per la crescita delle Comunità, con la casa del bracciante a  Rispescia e il centro servizi a Castiglione della Pescaia.

McClelland capo divisione del piano monitorava l’ avanzamento del programma constatando come c’erano “contadini che strappano la sussistenza sui terreni rocciosi e chilometri senza contadini”. Questo era lo scenario prima della riforma Fanfani.

Lo fa con il piano casa che in breve tempo realizza 300 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica ancora visibile nelle città. Lo fa con la nazionalizzazione dell’energia elettrica (con una scelta che la Dc pagherà duramente sul piano elettorale perché avversata dai potentati e dai grandi giornali) portando l’energia in tutte le aree del Paese anche in quelle interne e marginali, creando così le occasioni di sviluppo per tutti i territori.

Poi il Fanfani ministro del bilancio sulla fine degli anni Ottanta affronta con risolutezza il problema del disinquinamento della laguna di Orbetello. Lo farà con le risorse del Fondo Investimenti e occupazione. Ben 33 miliardi..

Ricordare una figura come Fanfani significa allora non solo aprire il cassetto dei ricordi, ma guardare alla storia politica e parlamentare del paese. Uno statista che tra conservazione e progresso non esita a scegliere la via del progresso.

La riforma regolamentare del 1971 in Senato reca la traccia della sua personalità non per accentramento politico ma per assicurare la funzionalità dell’Istituto.

Il partito come strumento di democrazia politica

Mi preme infine ricordare l’impegno di Fanfani, uomo di partito, per la azione formativa dei giovani dirigenti sia con l’impulso al centro di studi politici alla Camilluccia che in periferia. E l’importanza che Fanfani dava alla sezione come “centro vivo per la discussione dei problemi locali, per la divulgazione del nostro pensiero, dei nostri atteggiamenti politici, un centro vivo di raccolta e selezione delle opinioni e aspirazioni dei nostri concittadini”.

“La sezione deve divenire la base essenziale la ramificazione locale del nostro organismo politico. È il partito come un albero sarà tanto più vigoroso e più maestoso, quanto più diffuso, verde, vivo sensibile sarà il suo fogliame cioè l ‘insieme delle sue sezioni. E la vitalità delle sezioni genererà dei comitati dunque una grande famiglia democratica.” Questo disse al congresso di Trento dell’ottobre del 1956. Ne abbiamo contezza con la vicenda della laguna di Orbetello in cui troviamo la mobilitazione della Dc locale per affrontare una questione territoriale e nazionale. Una storia che i giovani d’oggi non conoscono e quindi non possono apprezzare. Ma la storia non può essere cancellata. Parlano i documenti!

Alla ribalta con i leader mondiali

Emerge la figura di uno statista concreto e riformatore che teneva la ribalta internazionale con i leader mondiali in Usa come in Urss.

Emerge però con forza il ruolo e la funzione dei partiti nella loro articolazione locale, come momento di azione politica sul territorio che dimostra il ruolo insostituibile dei partiti per la crescita della comunità e del territorio. In fondo era il sistema elettorale proporzionale che solidificava questo rapporto tra elettore ed eletto, esaltando il principio di rappresentanza. Tutto ciò quando la Tv era agli albori, non c’erano né i social né gli strumenti tecnologici di oggi e gli incontri erano reali e non virtuali, la comunicazione era affidata alle lettere dattiloscritte o alle note dell’Ansa.

“Non desidero infastidire i vivi e né disturbare i morti”, disse a proposito della pubblicazione dei sui diari! Ettore Bernabei raccontò: “Le ho viste nascere molte pagine dei diari”.

Aldo Moro con Pier Paolo Pasolini a Venezia nel 1964

Aldo Moro con Pier Paolo Pasolini a Venezia nel 1964 – Pubblico dominio

Il fondo Fanfani e la memoria del Paese

La lettura dei documenti del Fondo Fanfani così come i diari è preziosa perché è un pezzo della memoria del Paese e di questa comunità di uno statista come Amintore Fanfani, particolarmente legato alla sua terra al suo collegio elettorale, alla sua Toscana, al Paese. Di ciò questa comunità dovrebbe essere orgogliosa.

Quella cittadinanza onoraria del maggio 1961 e il conferimento della medaglia di bronzo al valore civile al Gonfalone di Monte Argentario sono in fondo momenti indissolubili della stessa storia: la ricostruzione del Paese nel progresso e nella libertà di cui Fanfani fu grande protagonista del secolo scorso.

 

 Maurizio Eufemi – Già senatore nella XIV e XV legislatura

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