Il presente eterno. Diagnosi di una illusione

‘’Solo di utopia abbiamo bisogno, non d'altro. Di visionari coraggiosi che diano una scossa agli amanti dello status quo, ai pigri del ‘non si può fare altrimenti, si è sempre fatto così!, ai profittatori delle posizioni acquisite’’.

Non è escluso che noi umani, a furia di pronosticare almeno una volta ogni secolo l’imminente fine del mondo per essere poi puntualmente smentiti, ci siamo convinti di essere finalmente approdati in un’era eterna e definitiva. Cristallizzata nel presente. E cosi siamo finiti in una gabbia.

Quelli che se ne accorgono vengono presi da una angosciosa vertigine, rendendosi conto che questa presunta eternità ha molto passato, poco presente e niente futuro. Ciò può forse spiegare il ripiegamento in noi stessi, le angosce, i conflitti, la perdita di fiducia, l’ignavia e anche lo smarrimento di qualsiasi senso di comunità.

Perché è ben vero che il presente bisogna viverlo pienamente ma non è possibile, per fortuna, imbalsamarlo. Il problema è che ci manca il desiderio di futuro, sospesi tra timori razionali e no di catastrofi incombenti, e una apatia dilagante sostenuta massicciamente da un edonismo privo di gioia e senza stile.

La proclamata fine delle ideologie, con la loro rassicurante dose di certezze buone per sedare gli spiriti meno liberi e intraprendenti, ha dato un suo contributo. E anche le religioni, specie quelle meno radicali, appaiono ormai erose dal morbo dell’eterno presente. In questo clima prosperano imbonitori e spacciatori di false credenze a basso costo.

Anche così siamo approdati nella società in cui i vecchi non invecchiano mai e i giovani restano tali in eterno. La grande illusione dilagante, un vero capolavoro di stupidità. In questa mancanza di prospettive e in questo deserto di slanci creativi si sente troppo spesso ripetere che “non esistono alternative”.

Non c’è sintesi migliore per illustrare plasticamente in quale guaio ci siamo cacciati. La voglia di eternità che probabilmente dal primo giorno sulla Terra accompagna il cammino dell’uomo si è trasformata dall’essere una molla benefica alla incarnazione del nostro peggiore incubo. Una eternità fatta di ripetizione degli errori e degli orrori, di culto dell’ineluttabile.

Per questo bisogna ricominciare a pensare che sempre e comunque esistono strade alternative. Fissi sui nostri punti di vista, imprigionati da slogan, precetti e dogmi ormai decrepiti, incapaci di guardare oltre la porta, terrorizzati dalla impossibilità di prevedere e pianificare tutto, siamo più spauriti e disorientati dei nostri antenati al sopraggiungere della notte prima della scoperta del fuoco.

Dunque, se così stanno le cose, due sono le ricette che possono forse aiutarci a segare le sbarre della gabbia: la pervicace ricerca di strade alternative e una smisurata fiducia nel futuro. Detto così è facile, sta già pensando il paziente lettore. E non ha torto.

Perché per svoltare occorre una epidemia di fiducia, un contagio positivo da parte di coloro che hanno il talento e la volontà. Gente capace di convincere e coinvolgere. Entusiasmare, trascinare. Cambi di prospettive, mirabolanti capovolgimenti di situazioni, slanci generosi e gratuiti, questo serve per uscire dalla modalità attuale e percorrere sentieri diversi, in politica, in economia, nel sociale.

Solo di utopia abbiamo bisogno, non d’altro. Di visionari coraggiosi che diano una scossa agli amanti dello status quo, ai pigri del “non si può fare altrimenti, si è sempre fatto così!”, ai profittatori delle posizioni acquisite.

Il desiderio di futuro non teme l’imprevisto e non soccombe all’imprevedibile. Certo non garantisce l’eternità ma almeno evita la fossilizzazione del pensiero e la impotenza creativa. La confortevole zona in cui si sono accomodati i pochi che pretendono di guidare le sorti del mondo non prevede cambiamenti o cambi di direzione, questo il suo limite mortale.

Nulla di umano è eterno. Tranne la meravigliosa, commovente, straordinaria capacità di puntare gli occhi sulle stelle lavorando per poterci un giorno o l’altro arrivare

 

Maurizio Lucchi – Giornalista

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