Il generale Franco Angioni, già presidente del Consiglio dell’Ordine Militare d’Italia, Croce d’oro di Anzianità di Servizio Militare e comandante del contingente militare italiano della missione multinazionale in Libano tra il 1982 e il 1984. Angioni è stato anche Consigliere militare del presidente del Consiglio De Mita, comandante delle Forze terrestri alleate del Sud Europa, segretario generale della Difesa. Nel 2001 fu eletto deputato nello schieramento dell’Ulivo. Al generale Angioni e alla sua esperienza, chiediamo lumi sugli ultimi scenari del conflitto tra Russia e Ucraina.
È da prevedere una fine di questo conflitto?
Per il momento no. Le situazioni sono ancora da risolvere. L’importante è mantenere la calma, per fare in modo che ci si possa incontrare, discuterne e venirne fuori. Per il momento la comunità umana deve tenere in conto che stiamo attraversando un momento difficile, come vediamo con queste imbarcazioni che trasportano centinaia di persone. In pieno secolo moderno, siamo tornati indietro di anni.
Crede a una trattativa di pace?
No, perché non c’è ancora una vera e propria guerra. Siamo agli “scontri di base”. Una volta questi corrispondevano a un preludio che si concludeva con uno scontro. Adesso, siccome si sa che la conclusione potrebbe essere disastrosa, si cerca di tergiversare e rimaniamo così, nell’incertezza evolutiva. Ciò che è necessario è la buona volontà degli uomini, cercare di salvare chi sta male. Anche nei secoli precedenti c’era gente che stava male, ma non si manifestava. Invece adesso abbiamo la consapevolezza della disperazione, di conseguenza non si può accettare di voltarsi dall’altra parte. Non abbiamo ancora trovato la possibilità di una convivenza dignitosa.
L’Italia fa bene a fornire armi?
Dobbiamo fornire assistenza, non fornire armi. Assistenza in termini umani, per fare in modo che chi sta male possa sopravvivere o chi in situazioni spregevoli possa migliorare. Non accettare supinamente quello che si verifica. Ci deve essere poi la possibilità di potersi trasferire con una certa disinvoltura, imbarcandosi su navi dignitose di questo nome.
L’Ucraina deve entrare nell’Ue e anche nella Nato?
È ancora prematuro. La Nato è un’organizzazione di Paesi che hanno una solida stabilità. Ogni componente ha una sua autonomia e le autonomie si inseriscono e si completano reciprocamente. Chi arriva deve essere in queste condizioni e l’Ucraina non le ha. Bisogna quindi agire con molta prudenza per mantenere uno status quo.
C’è stata un’assenza e un’incapacità dell’Onu in questa guerra?
L’Onu deve dimostrare la sua capacità nel non rompere quella fragilità che esiste nel confronto tra i vari Paesi. È un momento difficile perché pericoloso. Deve aiutare, nella misura che non superi un certo limite, popoli che aspirano a una certa libertà. Ci sono state situazioni peggiori di quella che stiamo vivendo, ma dobbiamo stare attenti a non farla degenerare perché è fragile, essendoci una minaccia: la disponibilità del nucleare, ormai a portata di mano di governi che possono essere pericolosi.
Che ruolo sta occupando e occuperà la Cina?
Un ruolo importante. Lo dobbiamo tenere presente, non lo possiamo trascurare come abbiamo fatto nei secoli scorsi, come un Paese da studiare. Ormai la Cina è un elemento di guida nello scenario mondiale. Bisogna fare in modo che quella moltitudine di milioni di persone non degeneri. Non possiamo assorbirla, ma accettarla per poterci convivere.
Putin sarà in grado di sopravvivere a un’eventuale sconfitta in Ucraina?
No, non sarà in grado. Quindi l’Occidente deve fare attenzione a seguire questo momento perché c’è una frattura che non deve portare al disastro, ma a un cambiamento eventuale. Non si devono sottovalutare i problemi che ci sono e che, con sacrifici, possono essere risolti una buona volta: l’occidente deve giocare questo ruolo.
Enrico Scoccimarro – Giornalista