Giansanti : Ecco le richieste dei produttori agricoli, l’Europa ci ascolti. Tuteliamo i nostri prodotti da una concorrenza non allineata alle regole Ue

Intervista al presidente di Confagricoltura. Sui pesticidi l’Italia è il Paese più virtuoso

Alla vigilia del Consiglio dei ministri Ue dell’Agricoltura, che si terrà il 26 febbraio, Bee Magazine ha intervistato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, che porterà a Bruxelles gli obiettivi della propria associazione: “Assicurare un reddito adeguato ai produttori agricoli; migliorare la sostenibilità ambientale senza tagli produttivi; favorire le innovazioni tecnologiche per far fronte al cambiamento climatico, salvaguardare i prodotti italiani ed europei nei confronti di una concorrenza non allineata con le regole dell’Unione”.

Sull’esonero Irpef per redditi agrari e dominicali avverte: “É stato un sostegno consolidato dal 2017. Spero che le parole di Giorgetti si trasformino in una misura nel decreto legge Milleproroghe”. E sul rischio di aumenti di prezzi del settore ortofrutticolo rassicura: “La protesta non deve generare speculazione”.

 

 

 

Il 26 febbraio si terrà il Consiglio dei ministri Ue dell’Agricoltura e per l’occasione Confagricoltura porterà le proprie proposte a Bruxelles. Cosa chiederete all’Europa a sostegno dei coltivatori italiani?

L’assemblea che si terrà il prossimo 26 febbraio a Bruxelles muoverà proprio dalla necessità di ascolto da parte delle istituzioni europee per disegnare insieme alle imprese agricole una proposta per il futuro più aderente alle concrete necessità quotidiane dell’agricoltura italiana. L’impegno di Confagricoltura punta al raggiungimento di più obiettivi: assicurare un reddito adeguato ai produttori agricoli; migliorare la sostenibilità ambientale senza tagli produttivi; favorire la diffusione delle innovazioni tecnologiche per far fronte alle sfide del cambiamento climatico, salvaguardare i prodotti italiani ed europei nei confronti di una concorrenza non allineata con le regole dell’Unione per la sicurezza alimentare, la tutela delle risorse naturali e del lavoro, il benessere degli animali.

Nel governo si sono manifestate due linee: FdI e il ministero dell’Economia puntavano a un taglio delle tasse sui redditi dei terreni fino a 10mila euro di rendita e non oltre per motivi di copertura finanziaria, mentre la Lega spinge per maggiori riduzioni e sgravi. Quale può essere per voi un equo punto di ricaduta?

Confagricoltura auspica che le parole del ministro Giorgetti, intervenuto  martedì 13 febbraio durante il Question Time in Senato, si trasformino in un effettivo sostegno e in una misura che potrà essere inserita nel decreto Legge Milleproroghe in discussione alla Camera dei deputati. L’esonero Irperf per redditi agrari e dominicali è stato un sostegno consolidato dal 2017 e ha garantito agli agricoltori italiani un elemento di competitività. La reintroduzione rappresenta infatti un costo per le aziende agricole, che si aggiunge all’aumento delle altre voci di spesa già gravose: energia, fertilizzanti, oneri previdenziali, trasporti. E viene inficiata la capacità di nuovi investimenti del sistema agricolo italiano. Apprezziamo quanto sinora svolto dalle forze parlamentari, anche nella compattezza dimostrata nel presentare emendamenti d’interesse nel decreto Milleproroghe.

 

 

 

Molti puntano il dito sui ricarichi degli intermediari e in particolare della grande distribuzione organizzata. Non solo il latte, che viene trasformato, ma anche prodotti della terra come le patate al consumatore costano il 300% in più. Come è possibile? E come si rende più efficiente la filiera?

In uno scenario generale molto complesso, con costi di produzione che non diminuiscono, le imprese agricole sono il primo anello della catena e quelle con meno margini di guadagno. Noi chiediamo che venga riconosciuto il valore del prodotto, la qualità, la salubrità e il lavoro che c’è dietro ognuno di essi e chiediamo che non ci siano squilibri dal campo alla tavola.

Sentiamo poi forte la necessità di valorizzare e rafforzare le varie filiere all’interno del settore agroalimentare, con l’obiettivo di dare al consumatore un prodotto finito non solo buono e sano, ma anche sostenibile e competitivo. Lo facciamo concretamente con progetti di filiera integrata e con iniziative di sostegno, promozione e comunicazione delle nostre produzioni, che comprendano anche la loro migliore conoscenza scientifica, sociale e culturale, includendo anche  informazione ed educazione alimentare. Sostanzialmente desideriamo rafforzare l’efficienza produttiva delle filiere dal campo alla tavola per favorire la competitività delle imprese sui mercati globali, la sostenibilità delle produzioni, l’efficientamento della rete logistica e dei sistemi di stoccaggio delle filiere.

Qualche progetto specifico su cui puntate?

Su queste fondamenta abbiamo costruito “Mediterranea”, un’alleanza per il rafforzamento delle filiere verticali già esistenti e la creazione di nuove. L’iniziativa nasce con Union Food a fronte di successi riguardanti i protocolli su grano duro e mais. L’ambizione di Mediterranea è di estendere ad altri comparti, in prospettiva oltre 20, i benefici di una filiera intelligente, integrata, competitiva e che permetta un’adeguata valorizzazione di tutti gli attori coinvolti.

Le critiche al Green Deal e alla transizione ecologica arrivano da sinistra (è classista) come da destra (non tutela l’italianità). Come si può coniugare in modo effettivo la salute del pianeta e il portafoglio dei cittadini?

Noi rispondiamo per gli agricoltori, che sono “vittime” del sistema e non “parte” del problema, come spesso si vuole far credere. Noi produciamo a cielo aperto e subiamo più di altri gli effetti evidenti del cambiamento climatico. Proponiamo quindi di fare insieme percorsi virtuosi in grado di salvaguardare l’ambiente e le risorse naturali; invece abbiamo subìto dall’alto le decisioni della Commissione Ue. Oggi come oggi occorre puntare sull’innovazione e la tecnologia che possono concretamente ridurre gli input, diminuire le emissioni e aiutarci anche a produrre energia pulita secondo un modello di economia circolare di cui l’agricoltura può essere il driver. Ma tutto questo va accompagnato con un percorso condiviso, incentivi adeguati a dare una svolta positiva a questo processo. E, soprattutto in ambito europeo, deve essere garantito un equilibrio tra i vari Stati membri, per non generare diverse capacità competitive sui mercati.

Con il ritiro della proposta di regolamento comunitario sui pesticidi rischiamo di trovarci veleni nel piatto?

Assolutamente no. Già oggi l’Europa garantisce il più alto livello al mondo di sicurezza degli alimenti, e l’Italia, per quanto riguarda i residui, è la più virtuosa tra gli Stati europei. É bene poi ricordare che i fitofarmaci, che sono un costo per le aziende, sono “medicine” contro le malattie delle piante. Con il clima che cambia, alluvioni o siccità devastanti, senza fitofarmaci in determinate zone è praticamente impossibile garantire livelli produttivi anche minimi. Pensiamo ai danni della Peronospora sui vigneti del Centro-Sud Italia, soltanto per fare un esempio attuale.

D’accordo, ma cosa si può fare per ridurne l’impatto nel lungo periodo?

L’obiettivo della riduzione dei cosiddetti pesticidi è giusto e nobile, ma occorre calarlo sulla realtà che stiamo vivendo e sulle enormi difficoltà che hanno gli agricoltori per salvaguardare i raccolti, alla luce dei dati sui residui che premiano il nostro Paese. Sicuramente occorre fare attenzione a quello che importiamo: le stesse garanzie di sicurezza alimentare non ci sono in altri Paesi terzi, ed è per questo che combattiamo affinché venga riconosciuto il principio della reciprocità.

Secondo gli ultimi sondaggi il 70% degli italiani appoggia la protesta dei trattori. A differenza di quanto accade per tassisti e balneari.  Se lo aspettava? E vede all’orizzonte il rischio di ulteriori aumenti dei prezzi dell’ortofrutta?

Sono questioni separate. La protesta non deve generare speculazione. Sulla condivisione degli italiani alla protesta dei trattori, se davvero è così, possiamo leggerla come un passo avanti verso la conoscenza del settore primario e del lavoro che gli agricoltori svolgono quotidianamente per garantire cibo buono, sano e a un giusto prezzo.

 

Federica FantozziGiornalista

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